Luciano Focilli
Carlo Pisacane e la verità sulla sua tragica fine raccontata dal pronipote
Sanza – Sono trascorsi ben 154 anni da quella tragica mattina quando, a mezzacosta, nei pressi del Vallone di Rialvo” a circa un chilometro e mezzo dal centro abitato, in uno scontro a fuoco con le guardie urbane perì tragicamente l’ispiratore ed il condottiero della Spedizione di Sapri. Nei giorni scorsi, precisamente il due luglio, data dell’immemorabile tragico evento, l’Amministrazione civica di Sanza, guidata dal Sindaco Antonio Peluso, ha voluto onorare la memoria dell’eroe risorgimentale con un’intensa giornata della memoria. Presso la sala conferenze del Monastero di Salemme, sede del CEA del Parco, un interessante convegno ha messo in evidenza alcuni documenti storici ed alcune tesi esposte dallo storico locale Felice Fusco nel suo recente ultimo lavoro letterario “Carlo Pisacane e la Spedizione di Sapri” che fanno intravedere una verità mai raccontata e che ridà dignità ad una comunità che negli anni ha sempre portato addosso il gravoso fardello di aver assassinato Pisacane. Un dibattito sul recente libro pubblicato dallo storico Felice Fusco con gli interventi autorevoli del professor Carmine Pinto, docente di storia presso l’Università di Salerno, e del dottor Ernesto Maria Pisacane, discendente dell’eroe napoletano, che ha mostrato un dettagliato carteggio, inedito, dell’illustre antenato. Una bella giornata di cultura e di storia locale di elevato profilo istituzionale per riaffermare a distanza di centocinquantaquattro anni il dolore ed il profondo rammarico dell’intera comunità che finalmente, così come evidenziato dal carteggio storico proposto dal prof. Felice Fusco, vede letteralmente smontare una grave menzogna storica, ossia che quel fatidico giovedi 2 luglio 1857 la popolazione locale partecipò attivamente alle fasi cruciali del martirio del’eroe Pisacane. Un grave torto reso alla gente del luogo per tanti anni e che oggi, alla luce dei documenti processuali riportanti le dichiarazioni di Nicotera ed altri protagonisti e superstiti di quella giornata, finalmente portati alla luce dallo storico Fusco, riconsegnano alla storia una verità da troppi anni sottaciuta. Non il popolo di Sanza, quindi, ma solo gli Urbani, ossia le guardie urbane unitamente ai gendarmi borbonici, affrontarono a colpi di moschetto quel manipoli di rivoluzionari venuto per portate libertà e democrazia in un luogo che solo il caso volle fosse Sanza ma che per le circostanze palesate dagli accadimenti sarebbe potuto essere qualsivoglia borgo del meridione. Una testimonianza importante quella portata dal Fusco che ha trovato piena condivisone non solo nell’intervento autorevole del prof. Carmine Pinto ma soprattutto nella relazione del discendente diretto di Pisacane, il pronipote Ernesto Maria Pisacane. Si apre quindi una nuova pagina di storia che nell’imminente avvenire dovrà stabilire perché e chi volontariamente ha stravolto i fatti e gli accadimenti di quel giorno. Un compito delicato affidato ai ricercatori ed agli storici che avranno la volontà e la pazienza di indagare.
Lorenzo Peluso
Mi commuove sempre un po’ la storia del nostro risorgimento e nello stesso tempo mi fa sorgere sempre lo stesso dubbio: ma l’Italia spezzettata era pronta? Non era già allora meglio confederarsi anziché finire sotto il Piemonte? Nonostante stati e staterelli circolavano liberamente persone, culture e professionisti. Sicuramente più florido e civile di oggi tutto il sud. Unico “neo” la brutalità della giustizia nello stato pontificio.
Ottimo articolo
Roller