AMATO: la pasta del “buon affare”


Aldo Bianchini

SALERNO – Nell’agosto del 2009 mi trovavo nella città di Los Angeles (all’altro capo del mondo) e in un enorme centro commerciale mi accorsi, con sorpresa, che faceva bella mostra di se la famosa “Pasta Antonio Amato”; non l’acquistai, vincendo il mio desiderio, perché alloggiando in albergo non avrei avuto la possibilità di cucinarla. Il simbolo storico di Salerno e del territorio che brillava di lucentezza propria in una città talmente lontana da far venire i brividi al solo pensiero delle potenzialità, a volte inespresse o espresse male, della nostra gente. Qualche mese dopo l’inizio del lungo calvario, il crac, il fallimento, le inchieste giudiziarie, gli arresti e i processi tuttora in corso. Su tutto questo ho già scritto tantissimo ed ho ricostruito la storia gloriosa della “famiglia Amato” (che potrete rileggere su questo stesso giornale nella rubrica “Le storie”) che ha caratterizzato lo stato sociale di un intero territorio per oltre cento anni, tanto è durata la meravigliosa avventura di una delle più prestigiose famiglie salernitane che aveva dato il suo marchio anche alla nazionale italiana di calcio. Ora sembra che, finalmente, incominceremo a trovare negli scaffali dei nostri supermercati e/o antiche salumerie i pacchi delle ottanta (o giù di lì !!) specialità della pasta più amata dai salernitani, dai campani e forse dagli italiani, soprattutto quelli sparsi in tutte le parti del mondo. La pasta Antonio Amato, pur senza twitter, face book e le altre diavolerie della modernità, poteva contare su un mercato globale a prova di qualsiasi concorrenza. Finalmente, dicevo, ritorna negli scaffali a cominciare da quelli nostrani grazie alla famiglia di Giuseppe Di Martino (manco a dirlo di Gragnano !!) che con coraggio e lungimiranza ha rilevato l’azienda dalle strette maglie del tribunale fallimentare. Ed intelligentemente ha mantenuto il marchio identico al passato, forse migliorandolo nei colori, per garantirsi la notorietà del passato e lo sviluppo nella futura modernità grazie alla rete sulla quale la nuova azienda si presenta e si racconta come è giusto che sia nei tempi moderni. Una bella pagina de Il Mattino, con articoli firmati da Luciano Pignataro e Diletta Turco, ha dato la splendida notizia arricchendola di particolari anche inediti; davvero una bella storia quella dei Di Martino e sicuramente una bella pagina di giornalismo positivo. Perché ? Perché va da se che la notizia non può non far piacere a tutti, il brand finito nelle secche del fallimento viene ripreso e rilanciato e con esso viene rivista e rivalutata tutta la potenzialità di Salerno e delle zone circostanti; del resto anche la famiglia Di Martino ha capito, e non poteva essere altrimenti, che era giusto continuare a mantenere in vita quel marchio anche attraverso gli ultimi trenta dipendenti di quel periodo glorioso, uomini e donne che hanno fatto la storia passata e che garantiranno quella futura. Anche il presidente di Confindustria, Mauro Maccauro, ha salutato con gioia il ritorno tra i soci della storica azienda (fonte Il Mattino): “”Confindustria Salerno è lieta di annoverare di nuovo tra i propri soci la pasta di Salerno. Oggi segniamo un altro punto positivo sulla strada della ripresa e della riaffermazione del valore d’impresa sul nostro territorio””. Un messaggio assolutamente non retorico o buonista, Mauro Maccauro non è abituato a lanciare segnali senza una base solida e propositiva; un messaggio che deve anche riempire d’orgoglio non solo i salernitani ma anche gli stessi ultimi esponenti di quella grande famiglia degli Amato. La riapertura dell’azienda di certo non allevierà le loro responsabilità e non rimpinguerà le loro casse, sicuramente rimanderà nel futuro il nome di quel grande imprenditore che iniziando dalla crusca e dalle “sciuscelle” aveva creato un impero considerato quasi invincibile: Antonio Amato.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *