da Alberto Pertile
PALERMO – Il Tribunale di Palermo ha riconosciuto alla ex compagna della madre biologica la facoltà di incontrare e tenere con sé i figli, secondo un calendario di incontri stabilito. Il diritto dei minori di mantenere con lei un rapporto stabile e significativo è stato riconosciuto e garantito con un decreto del 13 aprile.
L’importanza del provvedimento del Tribunale di Palermo, che accoglie la domanda formulata dal Pubblico Ministero nell’interesse dei minori, sta proprio nell’aver dato protezione ad una situazione di fatto ancora priva di tutela normativa quale, appunto, quella che riguarda i rapporti affettivi tra i componenti delle famiglie omogenitoriali.
«Questa decisione è molto importante per tutte le famiglie arcobaleno», afferma Giuseppina La Delfa, presidente dell’associazione nazionale dei genitori omosessuali e transessuali. «Indica in modo chiaro», prosegue la Presidente, «che la separazione di una coppia omosessuale che insieme ha deciso di avere dei figli e che insieme li ha cresciuti, non può determinare la fine dei rapporti, di fatto ancora senza tutele nel nostro Paese, fra il genitore ancora senza diritti ed i suoi figli».
Può capitare purtroppo che uno dei due genitori approfitti del vantaggio derivante dall’assurda discriminazione giuridica verso le coppie “same sex”, per estromettere l’altro dalla vita dei bambini. «Pensiamo», conclude Giuseppina La Delfa, «che la relazione genitori-figli vada sempre salvaguardata e non crediamo che la biologia possa predominare su un progetto maturato, scelto ed attuato insieme. Siamo felici per la mamma e soprattutto per i bambini: è una notizia bella e importante, che rimandiamo a quei politici che lavorano contro la possibilità per le coppie omosessuali di definire legalmente la loro genitorialità nei confronti dei figli loro e dei loro compagni. Questi politici operano per alimentare l’insicurezza e la fragilità delle relazioni figli-genitori e ciò è sempre piu intollerabile».
Nel provvedimento del Tribunale palermitano si legge che «Non si tratta di riconoscere in capo ai minori un diritto ex novo ma solo di garantire una tutela giuridica ad uno stato di fatto già esistente da anni, nel superiore interesse dei bambini, i quali hanno trascorso i primi anni della loro vita all’interno di un contesto familiare che vedeva insieme la madre biologica con la compagna, figura che essi percepiscono come riferimento affettivo primario al punto tale da rivolgersi a lei con il termine “mamma”».
La separazione di una coppia di fatto non può insomma comportare la distruzione dei rapporti affettivi maturati e cresciuti in quel contesto.