Aldo Bianchini
SALERNO – Il prossimo 11 giugno l’ex dirigente scolastico del “Liceo Tasso”, prof. Salvatore Carfagna, dovrà presentarsi dinanzi al gup Donatella Mancini per rispondere di “abuso d’ufficio, rifiuto d’atti d’ufficio e lesioni” (fonte Il Mattino del 10 aprile 2015) a seguito di una imputazione coatta ordinata dal gip Vincenzo Di Florio al pm Roberto Penna che, inizialmente, aveva richiesto l’archiviazione del caso. “”Tutto era iniziato alle ore 12.10 del 4 giugno 2013 (fonte “Le cronache del salernitano” del 3 marzo 2015) quando la mamma di una studentessa si recò al liceo classico di Piazza San Francesco per portare via la figlia che si era sentita male. Il preside (Salvatore Carfagna) si oppose affermando che l’alunna sarebbe potuta uscire solo se trasportata da un’ambulanza per un ricovero ospedaliero””. Nella realtà era accaduto che una ragazza, forse in odore di interrogazione, aveva improvvisamente accusato un malore (finto o vero ?). Secondo il preside il malore sarebbe servito ad evitare l’interrogazione sulla scia di un fenomeno che, in quel tempo, aveva preso molto piede in quello storico istituto scolastico. Ho nuovamente interpellato diversi dirigenti scolastici ai quali ho sempre posto la stessa domanda: “”Il dirigente scolastico in presenza di un allievo/a che accusa un malore o finge di accusarlo, che fa ?””. La risposta è stata una soltanto: <>. Scrissi la stessa cosa in un articolo del 13 giugno 2013 aggiungendo che il dirigente scolastico ha l’obbligo di “far soccorrere da personale specializzato” l’allievo/a evitando qualsiasi tentativo “domestico o artigianale” di soccorso come sembra fosse avvenuto quella strana mattina del 4 giugno precedente con la prestazione di soccorso da parte un bidello. La ragazza, poi, fu soccorsa dal 118 chiamato dalla madre ed fu trasportata in ospedale per la tac ed accertamenti vari. Alla fine la ragazza tornò a casa contro il parere dei medici che avrebbero voluto trattenerla a scopo precauzionale. In merito al fenomeno dei malori programmati al fine di evitare le interrogazioni scrissi: “”Sembrerebbe che la scuola (fonte Il Mattino del 6.6.13) abbia appostato la sua difesa avanzando il dubbio che “le uscite anticipate” possano servire per evitare le interrogazioni. A presunta prova della sua posizione, sempre la scuola, ha messo le mani avanti denunciando che nel solo mese di maggio 2013 si è arrivati fino a 50 uscite al giorno prima del termine delle lezioni. Beh!! qui mi sento di prendere posizione in prima persona e passare dal condizionale all’imperativo. Ma vi sembra possibile che una cavolata del genere possa essere detta da un istituto scolastico prestigioso come il “TASSO” di Salerno ? I dirigenti e i docenti scolastici hanno un’arma micidiale che è quella delle interrogazioni per promuovere o bocciare, se un allievo non si fa interrogare viene bocciato, punto. Se poi una scuola come il Tasso non riesce ad evitare l’emorragia della fuga dalle lezioni e dalle interrogazioni il problema potrebbe e dovrebbe essere ricercato probabilmente in qualcosa che in quella scuola non funziona o comincia a scricchiolare dopo decenni e decenni di grande serietà e serenità””. Quel mio approfondimento del 2013 sembra avesse dato molto fastidio all’allora preside Carfagna che invece di avviare un confronto sereno e costruttivo preferì sventolare quell’articolo in pieno consiglio dei docenti invitando chiunque si sentisse danneggiato da quello scritto a denunciare il fatto alla magistratura. E pensare che in quell’articolo avevo addirittura avanzato l’ipotesi di una macchinazione in danno del dirigente che aveva sempre dimostrato grande capacità professionale ed organizzativa nell’esercizio delle sue funzioni. Il noto avvocato penalista Guglielmo Scarlato, difensore di Carfagna, ora vuole stringere i tempi ed ha depositato richiesta di “rito abbreviato” che in caso di condanna consentirà il beneficio dello sconto di un terzo della pena. Il prossimo 11 giugno Salvatore Carfagna troverà (fortunatamente per lui !!) sul suo cammino giudiziario il gup Donatella Mancini che negli ultimi anni ha dato ampia prova della sua professionalità e della sua indipendenza; potremo così sapere la verità.
Evidentemente al dirigente in questione non è bastato un atteggiamento sereno e garantista (tra l’altro in suo favore) come quello assunto dall’autore dell’articolo.
Come è evidente che il potere non vuole neutralità ed imparzialità, ma gradisce solo muta complicità.
Gentile Direttore,
purtroppo, un evento simile a quello descritto ha visto, mio malgrado, anche me come testimone diretto.
Qualche anno fa mio fratello minore frequentava il Liceo Tasso. Un giorno capitò che, durante l’orario di lezione (intorno alle 12:00, se non ricordo male), mio fratello avvertiva un certo malessere dovuto con tutta probabilità a una crisi ipoglicemica, essendo egli affetto sin da piccolo da diabete mellito.
Mio fratello avvertì dapprima telefonicamente mia madre, la quale non poteva recarsi a scuola trovandosi momentaneamente fuori città, sicché fu chiesto a me, già ampiamente maggiorenne, di andare a scuola per portare a casa mio fratello.
Ebbene, mi recai a scuola e andai dal Preside in questione per chiedere l’autorizzazione all’uscita anticipata di mio fratello, qualificandomi, motivando la richiesta e spiegando anche da che malattia egli fosse affetto. Di tutta risposta il suddetto Preside mi disse che, non essendo io il genitore esercente la potestà nè avendo una delega scritta al ritiro dell’alunno, non poteva concedermi l’autorizzazione. Allora, gli dissi che, considerata la natura della malattia e la circostanza che mio fratello si sentisse poco bene, questi sarebbe potuto anche svenire. E lui mi rispose pressappoco così: “E se sviene, chiamiamo l’ambulanza. Arrivederci!”. Protestai civilmente, ma non riuscii a convincerlo. Tornando a casa, avvisai telefonicamente mia madre, chiedendole di affrettarsi perché il Preside concedeva il ritiro degli alunni solo ai genitori. Dopo un’ora circa, per fortuna mia madre riuscì ad arrivare a scuola per far uscire anticipatamente mio fratello.
Come vede, questa storia che mi ha visto testimone non è molto diversa da quella che oggi costa un processo penale all’ex Preside. La differenza è che la mia famiglia, evidentemente sbagliando, non denunciò il fatto ai Carabinieri. Bene ha fatto, invece, la madre della ragazza in questione a denunciarlo, perché la serietà di una scuola non si misura dall’arroganza dei loro dirigenti.