Aldo Bianchini
SALERNO – Ancora una volta Giuseppe Amato junior ha violato le prescrizioni imposte dal tribunale e ancora una volta le forze dell’ordine lo hanno trascinato in caserma e poi in carcere nell’attesa degli eventuali ulteriori provvedimenti che l’Autorità Giudiziaria riterrà di adottare. Solo per la cronaca è necessario ricordare che “Giuseppe junior” non è nuovo a questo tipo di imprese e che per colpa di queste ultime era stato arrestato e trattenuto a Fuorni lungamente fino a quando il 5 dicembre 2014 era stato rilasciato ed affidato ai servizi sociali. Il personaggio, che d’ora in poi chiamerò “Peppino junior”, è da studiare in tutte le sue sfaccettature; capisco che i giudici non hanno tempo ma prima che la vicenda possa assumere gli aspetti del grottesco sarebbe opportuna una meditazione collettiva. E’ vero che potremmo trovarci di fronte ad un caso patologico, nel senso che un soggetto che ha condotto sempre una “bella vita” trovandosi al cospetto di restrizioni forzate può perdere la testa. Ma la può perdere una volta, due, forse tre, poi basta perché entreremmo in una spirale patologica senza via di uscita. Che ci troviamo di fronte ad un soggetto insofferente è assodato, ma sicuramente non è un imbecille fino al punto di mettersi nelle condizioni di ritornare in carcere per puro spirito di ribellione contro restrizioni che comunque appaiono comminate all’acqua di rosa. Allora un’altra spiegazione potrebbe esserci. E quale ? Non è facile rispondere ma le risposte potrebbero essere almeno due. Innanzitutto è giusto precisare che Peppino junior, mano a mano che passa il tempo, sta assumendo ingiustamente la figura dell’unico colpevole del “crac Amato” e del fallimento della “Ifil”; una immagine che non risponde per niente alla realtà dei fatti. Probabilmente Peppino junior è responsabile di qualcosa (ma ancora non esiste alcuna sentenza in tal senso) ma certamente non di tutto. Al di là di questo un fatto è però abbastanza certo: Peppino junior sa molto di più di quanto fin qui ha dichiarato ai magistrati; ed in questo senso può anche essere considerato un personaggio chiave dell’intera vicenda. Solo se si tengono ben presenti questi elementi si può accedere alla prima risposta: 1)Peppino junior sentendosi quasi del tutto innocente mal sopporta le frustrazioni imposte dalle restrizioni giudiziarie che nei suoi confronti vengono esercitate in forma quasi da persecuzione; 2) Probabilmente sono gli stessi magistrati che, avendo intuito i termini delle insofferenze di Peppino junior, dispongono stretti controlli sulla persona. Perché tutto questo ? Perché sperano, forse, che il malcapitato si stanchi e decida di parlare sul serio e di vuotare il sacco anche in conseguenza dell’inasprimento delle pene per appropriazione indebita per le vicende Ifil e C&D decise dai giudici civili in accoglimento delle richieste del pm Vincenzo Senatore che, come un ottimo cane da presa, non molla l’osso ed è sempre lì in agguato, pronto ad entrare davvero nel cuore dei problemi che portarono al tramonto del pastificio Amato, prima, ed al fallimento di alcune aziende collegate, poi. Sincerità per sincerità chiunque si fosse trovato nei panni di Peppino junior avrebbe già parlato da un pezzo; anche in questo bisognerebbe apprezzare l’atteggiamento tenuto fin qui dal giovane rampollo di quella famiglia che per un centinaio di anni è stata ai primi posti della cosiddetta “casta proletaria” dell’intero territorio salernitano. Peppino junior, a mio avviso, ha pagato e sta pagando un prezzo troppo alto per delle vicende che molto probabilmente lui ha soltanto sfiorato. Le prossime mosse della magistratura saranno, comunque, decisive.
direttore: Aldo Bianchini