Da Daniela Lombardi
VENEZIA – E’ stata selezionata per partecipazione alla 56 Edizione della Biennale di Venezia, Padiglione Costa Rica, il Padiglione della Pace.
Cosa significa per lei?
Sicuramente la realizzazione di un sogno. Inoltre è una grandissima possibilità per far conoscere il mio lavoro a livello internazionale.
E’ un nuovo punto di partenza, un forte input per poter continuare al top la mia ricerca.
Come si definirebbe, come artista?
La parola artista racchiude un mondo talmente vasto di idee e creatività che non necessita di altre definizioni. Sono un’artista, punto!
Qual è il suo messaggio?
La mia ricerca artistica si basa sullo studio del movimento. Ricreo sulle opere un time lapse di un movimento, tendenzialmente di cellule vitali, fermandolo nel suo divenire. Le mie opere indagano la vita ed i suoi infiniti cambiamenti.
La sua biografia in poche righe
Beatrice Gallori, nasce nel 1978 a Montevarchi (AR). Trasferitasi a Prato consegue nel 1996 Diploma di Maturità Classica. Frequenta poi fashion Design e Maglieria al Polimoda (Fi). Il suo lavoro è monocromatico e volumetrico. La sua ricerca è incentrata sullo studio del MOVIMENTO che ricrea sia su tela che in scultura, Dal 2012 lavora con la galleria Armanda Gori Arte, Prato-Pietrasanta. Le sue opere sono presenti in varie collezioni pubbliche e private italiane ed internazionali.
Come nasce un’idea? Cosa è per lei l’ispirazione?
Per quanto mi riguarda, l’idea arriva all’improvviso nei momenti più disparati, poi si definisce pienamente dentro di me ed infine arriva sulle opere. L’ispirazione è tutto ciò che mi circonda, dall’ambiente circostante alle emozioni che provo.
Che cosa è l’arte?
E’ la sublimazione di un messaggio, di un modus operandi che attraverso l’artista trova la sua espressione finale nell’opera d’arte.
In che circostanze le vengono le migliori idee?
Quando meno me l’aspetto, in ogni momento, colpiscono e poi rimangono dentro.
Esiste la prova del nove per capire se un’idea è buona o no?
Quando le opere suscitano emozioni nello spettatore.
Tre idee creative che le piacerebbe fossero venute a lei?
I tagli di Fontana
L’estroflessioni di Bonalumi
Le architetture di Kapoor
Quando e come ha iniziato a vedersi come Artista?
Da sempre.
Perché tanti artisti hanno personalità complesse?
La complessità è una prerogativa dell’essere artista. Penso dipenda dal continuo movimento d’idee che l’artista vive dentro, dalla ricerca spasmodica, dal suo sentire le vibrazioni in maniera diversa rispetto alle altre persone.
Si considera post-moderno?
Mi considero contemporaneo. Vivo e lavoro filtrando tutto ciò che mi circonda in questo preciso momento.
Come si deve valutare un’opera artistica?
Dal mio punto di vista un’opera va valutata per le emozioni che trasmette, per la sua “bellezza”, per tutto ciò che ci dice. Ritengo che siano le opere a scegliere noi e non viceversa.
L’artista deve reinventarsi ogni giorno?
L’artista inventa ogni giorno ma non deve reinventarsi, deve portare avanti la sua ricerca cercando nuovi modi d’espressione e d’esecuzione della stessa.
Quali artisti ammira e in che modo hanno influenzato le sue opere?
Sicuramente i grandi maestri monocromi, in primis, Bonalumi e indubbiamente Kapoor.
Qual è la sua opinione sulle sovvenzioni pubbliche dell’arte?
Sarebbe interessante che le istituzioni dialogassero per cercare di divulgare maggiormente l’arte sul territorio italiano.
L’arte autentica è l’arte necessaria?
Tutta l’arte è necessaria.
Che ruolo hanno giocato nella sua traiettoria le figure del marciante, rappresentante, gallerista, e intermediari in generale?
Sicuramente un ruolo fondamentale. Senza tutte queste figure, l’artista non cresce e non viene conosciuto dal mercato.
Le dispiace doversi staccare da un pezzo che ha venduto?
Il primo distacco dall’opera lo vivo nel momento in cui finisco l’opera, arriva un vuoto. Quelle emozioni che ho provato nel creare non ci sono più… rimango in attesa di provarne altre, nuove e diverse.
Si compra l’opera, o si compra piuttosto l’artista?
L’opera.
Le sembra giusto che gran parte delle opere che i musei d’arte contemporanea esibiscono sono d’artisti che non sono più fra noi?
Mi piacerebbe che ci fosse più apertura verso il contemporaneo e verso gli artisti emergenti.
Che consiglierebbe a quelli che iniziano?
Tanta umiltà, coraggio nel portare avanti ciò in cui l’artista crede e tanta voglia di lavorare, di cercare, di non abbattersi ma di fare tesoro delle critiche negative che aiutano a far maturare il proprio lavoro.