Caimangate: Lupi e De Luca “tengono famiglia” !!

 

Aldo Bianchini

 

SALERNO – Il paragone è difficile anche se viene spontaneo e naturale. Finalmente il ministro Maurizio Lupi e il candidato governatore della Campania Vincenzo De Luca hanno qualcosa in comune: la famiglia. Dopo gli scontri apocalittici provocati solo da De Luca contro Lupi per la carica a vice-ministro e per la delega piena o vuota finalmente si potrebbe arrivare ad una sorta di pacificazione sotto la bandiera del “tengo famiglia”, ovvero entrambi hanno i figli. Per Lupi c’è Luca, per De Luca c’è Piero, e il gioco è fatto. Anzi nella fattispecie “il figlio” di Vincenzo avrebbe superato di gran lunga “il figlio” di Maurizio. Per quest’ultimo, difatti, si parla di un orologio Rolex d’acciaio del valore di circa tremila euro e di uno stipendio di 1.300 euro mensili per un anno: valore complessivo pari a 18.000 euro. Per il figlio di Vincenzo il conteggio è un po’ più complesso in quanto riguarda una fascia di tempo più larga in cui avrebbe usufruito di biglietti aerei gratis (lui e la moglie !!): valore complessivo 23.090 euro. Al bravissimo Luca, laureato a pieni voti, ci avrebbe pensato il baldo ing. Perotti (in carcere da qualche giorno), mentre per il bravissimo Piero, laureato anch’egli a pieni voti, ci avrebbe pensato uno “scalcagnato” per non dire “sfrantumato” (epiteto molto caro al caimano) Mario Del Mese, rampollo-erede di una famiglia prestigiosa, che in carcere c’è già stato qualche tempo fa. Entrambi i figli (Luca e Piero) sono nella tempesta mediatica e non soltanto giudiziaria, caso ha voluto che su tutti i giornali proprio ieri le due storie sono apparse e riapparse e, credo, terranno banco per qualche giorno ancora. Ho letto che Maurizio Lupi sta riflettendo sul da farsi, cioè se dimettersi da ministro; la stessa cosa non ho letto di De Luca che, a mio modesto avviso, se ne frega altamente e non pensa neppure per un istante a fare un passo indietro, anche perché se il “suo Piero” dovesse beccare l’accusa di “bancarotta fraudolenta” (che in verità mi sembra un po’ esagerata !!) davvero ne potremmo vedere delle belle. In merito ai cosiddetti “figli di papà” non intendo contraddirmi e ribadisco, quindi, che se un “figlio di papà” merita è giusto che ottenga e vada avanti. Il problema è un altro, e qui mi ingrippo; quasi sempre, ma si può togliere il quasi, i “figli di papà” si sono laureati con il massimo dei voti, sono dei valenti professionisti (anche se non hanno esperienze pratiche), non hanno chiesto niente a nessuno e, soprattutto, non hanno chiesto mai niente a “papà”. Beati loro !! Potrei incamminarmi, almeno per quanto riguarda Piero, in una ricerca delle sue conquiste personali fin da quando partecipò all’esame di stato come avvocato e fu l’unico a superarlo in quella tornata che seminò disastri accademici di ogni tipo (almeno così dicono le cronache dell’epoca), ma mi astengo perché ogni figlio ha diritto a percorrere la strada che crede anche fino al “Granducato di Lussemburgo” per ottenere semmai incarichi importanti. La cosa che più mi disturba è quell’effetto di “condizionamento psicologico” che i “figli di papà” (parlo in generale) riescono anche non volendo a promanare verso l’esterno in modo tale che tutti i vassalli e i servi sciocchi dei papà restano sempre come inebetiti al loro cospetto. Ma i papà non riconoscono neppure questo condizionamento, per loro i figli sono figli e sono anche i migliori, dunque è inutile mettere in dubbio e in discussione le loro qualità. Ma le similitudini tra Luca e Piero non finiscono qui. Sempre dai giornali ho letto che il “bravissimo Luca” svolge attualmente la sua attività (non ho capito che cosa) in quel di New York, figurarsi quindi se aveva bisogno di “papà Maurizio”; invece Piero (bravissimo anch’egli) più modestamente svolge gran parte delle sue attività (non ho capito bene cosa siano) in quel di Lussemburgo, figurarsi se aveva bisogno di “papà Vincenzo”. Ora Maurizio e Vincenzo, mano nella mano, potranno riconciliarsi e pensare al futuro dei loro figli. E la storia si potrebbe allargare a dismisura e su tutto il territorio nazionale: il magnifico rettore dell’università di Roma Luigi Frati avrebbe creato ad hoc un posto per il figlio Giacomo (sempre bravissimo) nel dipartimento di cardiochirurgia; Antonio Di Pietro fece prima diplomare il figlio Cristiano (bravissimo sempre) e poi lo elesse consigliere regionale; anche il senatur Umberto Bossi pur non riuscendo a far diplomare il figlio Renzo (anche se era bravissimo) lo fece comunque eleggere consigliere regionale con i risultati che tutti ricordiamo. Ma per rimanere nel nostro ambito salernitano casi come questi ce ne sono stati a iosa, dal Tribunale all’Università, con i “figli di papà” di magistrati, docenti, consulenti che hanno partecipato a concorsi indetti in clima ferragostano soltanto per loro; tutti bravissimi anche questi, quasi da far gridare al mio amico che spesso incontro in edicola: “Ma i figli nostri sono tutti coglioni ?”. Non gli ho saputo rispondere anche perché rischio seriamente di dover inserire in quest’ultima lista anche mio figlio. Un appello in chiusura, però, lasciatemelo gridare ai “papà che contano”: qualche volta lasciate anche qualcosina per i “figli coglioni”.

One thought on “Caimangate: Lupi e De Luca “tengono famiglia” !!

  1. “sempre bravissimo” Direttore! Lo dico senza ironia in questo caso.
    Purtroppo, questo è il Paese in cui viviamo. Longanesi l’aveva capito da un pezzo.

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