Aldo Bianchini
POLLA – La scelta di quattro medici in servizio presso il presidio ospedaliero di Polla di chiedere, in sede di udienza dinanzi al GUP Vincenzo del Sorbo del Tribunale di Lagonegro, il “giudizio con il rito abbreviato” mi lascia assolutamente perplesso. La vicenda è quella relativa alla morte della piccola Aurora Babino (3 anni) di Teggiano che era stata ricoverata a Polla il 15 febbraio 2011 e che era stata successivamente trasferita al Santobono di Napoli dove era deceduta nel reparto di rianimazione il 3 marzo 2011. Il pm Carlo Rinaldi (allora in servizio presso la Procura di Sala C.) indagò ben 22 soggetti (tra medici e infermieri di Polla e di Napoli); ben presto, però, richiese l’archiviazione di 14 soggetti continuando le indagini e chiedendo il rinvio a giudizio soltanto a carico di otto medici di Polla, quelli che in pratica avevano accolto in p.s. e nei reparti la bimba teggianese già molto nota nella struttura per i numerosi ricoveri registrati nel corso della sua breve vita. La mia perplessità, alla lettura della notizia inerente la scelta di quattro degli otto medici del “giudizio con il rito abbreviato”, è dettata dal fatto che conoscendo in buona parte gli atti processuali e nel rispetto assoluto dei diritti della difesa non riesco proprio a capire come si possa chiedere il rito abbreviato per un fatto di rilevanza penale che nessuno degli otto medici pensa di aver mai commesso. Il rito abbreviato è un istituto processuale innovativo (previsto e punito dall’art. 438 e segg. del c.p.p) creato al fine di evitare le lungaggini dibattimentali e che consente, nel caso “eventuale” di condanna, la riduzione della pena di un terzo secco. Ho virgolettato il termine eventuale perché il semplice fatto di chiedere il rito abbreviato non vuol dire riconoscere già in partenza la colpa e prevederne la sua sostanziale riduzione. Nella fattispecie se è vero che i quattro medici interessati non ammettono in partenza alcuna colpa è altrettanto vero che l’istituto processuale invocato si connota nella giurisprudenza corrente come un mero calcolo utilitaristico per chi si sente già colpevole in pectore; la mia meraviglia aumenta se penso che gli interessati sono tutti medici e che statisticamente i medici non ammettono mai anche le responsabilità più evidenti, vuoi per un comprensibile fattore umano, vuoi per fattori legati all’essere parte integrante di quella che viene definita “la casta dei medici”. Ecco perché sono rimasto perplesso e meravigliato alla lettura della notizia, anche perché tutto l’iter processuale lasciava e lascia intendere che si sarebbe arrivati ad una sentenza di assoluzione in maniera anche abbastanza agevole. Ho già scritto diverse volte sul “caso Aurora” precisando anche che <<…se si approfondisce l’intera vicenda si scopre che la sfortunata e dolce Aurora era una bambina molto conosciuta negli ambienti ospedalieri pollesi per via del fatto che i suoi ricoveri, anche per poche ora o per una sola giornata, fino a quel maledetto 15 febbraio 2011 erano stati numerosi…>>. Ho scritto anche, avanzando dubbi sulla validità della richiesta di rinvio a giudizio, che il tutto sarebbe stato causato da quell’imponderabile destino che la vita riserva per tutti noi e non certamente da addebitare alla negligenza dei sanitari del presidio ospedaliero di Polla che nei confronti della bimba si erano sempre dimostrati attenti, scrupolosi e professionali fino al punto di aver quasi adottato la piccola affetta, come si sussurrava negli ambienti bene informati, da <<convulsioni con alterazione della funzionalità delle cellule cerebrali>> forse fin dalla nascita. Dunque un male congenito !! Del resto anche la nuova perizia medica ordinata dal GUP (quella redatta dal prof. Alberto Villani del Bambin gesù di Roma) avrebbe evidenziato la vera entità del male che opprimeva la piccola Aurora, forse, fin dalla nascita, escludendo qualsiasi rapporto causale nella condotta di tutti e otto i medici. In pratica (ma questo è un dato scientifico obiettivo non rilevato dagli atti processuali !!) nel cervello della bambina sarebbe stato in atto da tempo un processo irreversibile tra i liquidi che entrano ed escono dalle cellule e la <<pompa di equilibrio>> che di ogni cellula controlla entrate e uscite. Questo passaggio fondamentale per la decisione del giudice non sarebbe stato affrontato nel corso della perizia autoptica perchè eseguita, comunque, molto tempo dopo il decesso e quando tutto il <<pacco cerebrale>> era ormai compromesso irrimediabilmente. Ecco perché, ripeto, la mia meraviglia (che ovviamente non serve a niente !!) cresce sempre di più, pur nel dovuto e assoluto rispetto della strategie processuali della difesa che sono in definitiva le uniche cose che contano. Ne sapremo di più dal 29 aprile 2015 quando i quattro medici saliranno alla sbarra nell’aula del Tribunale di Lagonegro per affrontare il rito abbreviato. Per gli altri quattro medici il Presidente del Tribunale dovrà riassegnare il fascicolo ad altro Gup dello stesso Tribunale per la fissazione, a nuova data, dell’udienza preliminare.