di Massimo Calise
Credo occorra chiedersi se le primarie stiano rispondendo alle aspettative dell’area politica di centro-sinistra i cui partiti hanno avuto il coraggio ed il merito d’introdurle in Italia.
Le polemiche, i ritardi, le manovre, oscure ai più, che hanno avvolto le primarie regionali, anche in Campania, dovrebbero spingere a riflettere su questo modello ideale e sulla scommessa, per ora persa, di coinvolgere maggiormente i cittadini nella scelta dei candidati e democratizzare ulteriormente la selezione della classe politica.
In Campania, le ultime notizie indicano il 22 febbraio come data per le primarie; ora sono cinque i candidati: Migliore si aggiunge ad Andrea Cozzolino e Vincenzo De Luca, al socialista Marco Di Lello e al segretario regionale dell’Idv Nello Di Nardo. La senatrice Pd Angelica Saggese ha ritirato la sua candidatura.
Mi chiedo quali siano le motivazioni degli appelli accorati, passionali di iscritti e simpatizzanti, non solo sui social networks, affinché le primarie abbiano luogo. Un solo esempio.
L’appello degli amministratori e dei militanti del Pd della Campania #sìalleprimarie! sostiene, tra l’altro, che “Svolgere le primarie vuol dire, in altri termini, credere in una Campania che ce la può fare a rialzarsi e a riscattarsi da sola, con le proprie forze, senza burocratismi e degenerazioni correntizie; vuol dire credere in una Campania normale, serena, libera ed autonoma, in grado di guardare al futuro con rinnovato orgoglio ed entusiasmo”
Ma veramente c’è qualcuno che assegna capacità taumaturgiche alla celebrazione delle primarie? Come se il match possa nascondere i problemi interni al PD Campano, la mancanza di un programma per la Regione, le fazioni alimentate da adesioni o acritiche o interessate, le situazioni problematiche vissute in molti circoli.
In realtà si tratta di una sfida personalistica dove un ruolo fondamentale avranno le clientele, i fedelissimi, i portaborse. E così diviene sospetta l’invocazione delle primarie; occasione, come le elezioni amministrative e politiche, per le figure di secondo piano di mostrare la loro capacità di raccogliere voti. Le primarie diventano uno strumento di lotta politica approssimativo e semplificatorio.
Sembra mancare non un leader ma un gruppo dirigente autorevole che avrebbe saputo evitare questo spettacolo indecoroso e non solo per i continui rinvii. Si sarebbe assunto, al limite, la responsabilità politica di evitare siffatte primarie scegliendo un candidato unico di coalizione. Così avrebbero fatto, in un sol colpo, il bene del partito e della Campania.
E tutto ciò al netto del problema De Luca che, con i suoi problemi giudiziari, non fa un passo indietro. Affezionato al partito, il politico sembra dire “le PD (a Salerno) c’est moi”.
A questo punto la chiamata alle primarie suona fasulla; buona, appunto, solo per i tifosi. E la posizione di coloro che, pur di area progressista, vorranno disertarle sembra comprensibile.