PORTO: le Reenegade … negate !!

Aldo Bianchini

SALERNO – Non vorrei essere nei panni di Andrea Annunziata (Presidente dell’Autorità Portuale di Salerno) perchè la notizia deve essergli piovuta addosso come una doccia fredda. La Grimaldi Lines ha scelto il porto di Civitavecchia come “unico hub” per la linea verso Baltimora ed Alifax negli USA, proprio mentre John Elkann e Sergio Marchionne avevano annunciato che in America stava per arrivare il primo carico di “Jeep Reenegade” e “500 X” partito l’8 gennaio da Salerno. Sfumato in un attimo tutto il lavoro svolto da tempo con professionalità e dedizione da Andrea Annunziata, un lavoro che sembrava essersi concretizzato con un accordo storico tra l’Autorità Portuale e la Grimaldi Lines per il trasporto via mare in America dei mezzi costruiti dalla FCA (Fiat Chrysler Automobiles) nello stabilimento di Melfi. Adesso viene fuori un problema nuovo e vecchio al tempo stesso: la velocità dei trasporti. Difatti il direttore del settore logistico e commerciale della Grimaldi, Costantino Baldissara, ha testualmente dichiarato che “la rapidità messa in campo da parte di Civitavecchia nel decidere e nel mettere a disposizione in soli sei mesi un piazzale di 60mila metri quadrati dotato di tutti i sistemi di sicurezza e ben undici binari per accogliere i convogli di Trenitalia che da Melfi trasporteranno le autovetture”. Tieh !!, piglia, pesa, incarta e porta a casa, direbbe un famoso comico del passato. Purtroppo noi viviamo in una città che non ha mai saputo programmare il suo futuro economico-imprenditoriale e che è vissuta soltanto sulle estemporaneità o sulle emozioni del momento. I politici del tempo che fu, che oggi qualcuno chiama inetti, erano stati tanto lungimiranti da mantenere fermo il binario ferroviario sul lungomare che dagli anni ’50 in poi servì da collegamento tra la stazione e il porto. Ed è andato così per decenni fino a quella tragica sciagura in cui perse la vita, il 3 dicembre del 2005, la compianta signora Maria Teresa Paparella in Tinto (parente dell’allora eurodeputato Alfonso Andria). Dopo quell’incidente quasi tutta la città insorse e le FF.SS. furono costrette a sospendere quei pochi trasporti che ancora rimanevano in piedi tra il porto e la stazione, e viceversa. Non parliamo, poi, dell’impazzimento di tutti quando, qualche tempo dopo, in maniera apodittica il sindaco Vincenzo De Luca decise, ottenne e demolì, in un tripudio senza precedenti, il piccolo viadotto che baipassava Via Torrione consentendo il passaggio dei treni dai binari statali sull’unico binario verso il porto. Questa, amici lettori, è la città del silenzio, la città che non ricorda, la città che finge di dimenticare, la città che osanna le sceneggiate, la città che ama le frasi storiche e che è pronta ad esaltare i personaggi forti e al limite dell’oligarchia. Nessuno a chiedersi in questa città come e con che cosa dovesse essere sostituito un punto di sfogo per il congestionato traffico commerciale portuale; avrei capito l’abbattimento del ponte se fossero già stati pronti i trafori di Porta Ovest, avrei capito se fosse già stato completato il raccordo del trincerone con la tangenziale, avrei anche io applaudito alla prorompente azione di De Luca quel giorno dell’abbattimento quando tacciò di inedia tutti i suoi predecessori che non avevano saputo mettere in ginocchio le Ferrovie dello Stato. Non applaudii, anzi scrissi che quel ponte non aveva mai rappresentato la divisione della città in due come molti salernitani veraci amavano ed amano dire da sempre; rimasi perplesso per la velocità con cui era stato risolto un problema che aveva toccato certamente una incolpevole signora ma che andava discusso in più sedi e con più esperienze prima di sfasciare e buttare giù tutto, anche quell’unica porta di emergenza. Anche perché, prima o poi, quelle scelte scellerate degli anni ’70 e ’80, in cui vennero favoriti a tutti i costi i trasporti su gomma a discapito di quelli su ferro, sarebbero gioco forza stati rivisti. E adesso ci siamo arrivati; la lezione di come si amministra un territorio, di come si programma il futuro economico-sociale-imprenditoriale-occupazionale viene da Civitavecchia che senza colpi di testa e senza avere “un uomo solo al comando” ha messo a disposizione della FCA una vera e propria stazione ferroviaria con ben undici binari. Ma questo, ovviamente, sarebbe un discorso molto lungo che prenderebbe anche la rivisitazione delle scelte che i socialisti salernitani tentarono di fare tra la fine degli anni 80 e l’inizio degli anni 90 quando si pensò ad un riammagliamento generale delle viabilità provinciale con la creazione dell’interporto per l’alta velocità a San Nicola Varco dove far convergere la tangenziale, la ferrovia, lo scalo marittimo e l’aeroporto. Su questo, poi, prese il sopravvento la favola della “Salerno città europea” e siamo tutti felici e contenti nell’attesa di un sogno che mai si avvererà. Intanto a pagarne le spese è il porto di Salerno, è la professionalità di Andrea Annunziata, è il futuro della nostra città. A questo punto c’è da sperare soltanto che Annunziata riesca a limitare i danni ed a forzare i tempi per il completamento della stazione marittima, dell’allargamento degli spazi portuali e di quelli retro portuali. Tutte cose che con qualche luce d’artista in meno forse sarebbero già state completate.

One thought on “PORTO: le Reenegade … negate !!

  1. Due editoriali, ieri ed oggi, memorabili!!!!!!! Complimenti a chi ha il coraggio di manifestare il proprio pensiero in una Salerno intorpidita, sonnolenta, in una città che vive nelle favole e delle favole del cantastorie.

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