SALERNO – Ma Greta & Vanessa (quarantuno anni in due !!) chi sono ? E’ questa la domanda che i normali cittadini del “Bel Paese” si pongono nelle discussioni, in tutte le salse, consumate nei salotti di casa, nei bar di quartiere, negli uffici pubblici e sui semplici marciapiedi. La stampa, che di solito raccoglie le opinioni e l’umore della gente comune, ha dato risposte assolutamente contradditorie tra loro: dal “se la sono cercata” al “sono ragazze coraggiose”, oppure dal “dovevano essere più caute” al più classico “ma sono brave ragazze”. Questo è stato detto e scritto durante la lunga prigionia di Greta & Vanessa, ora la gente (almeno nel suo immaginario) si sta spostando un po’ verso il ragionamento ed incomincia anche a chiedersi i numeri e i costi di questa vicenda che si snoda sulla lama del rasoio in bilico tra l’imbecillità e la ricerca di avventure forzate anche sul piano squisitamente sessuale. Insomma per “fare esperienza” ovviamente a spese di tutti noi. Difatti un noto giornale nazionale “Le cronache del Garantista” ha pubblicato il 17 gennaio (cioè ieri) il seguente titolo: “Ci sono costate 20 cent. A testa. Ma il Belpaese le processa: troie”; per intenderci sul termine “troia” bisogna fare una rapida carrellata cominciando dall’avventuriera Jeanne Antoinette Poisson, marchesa di Pompadour, detta Reinette, meglio nota come Madame de Pompadour (grande favorita di Luigi XV e donna francese più potente del XVIII secolo), per finire alle più note e sempliciotte “troie di Battiato” che affollerebbero il Parlamento italiano. Per quanto mi riguarda le due ragazzotte della bergamasca sono semplicemente delle “incoscienti oche giulive”, cresciute nella bambagia, educate male e bramose di avventure forzate; il peccato è che non mi appaiono né come arriviste e né come idealiste, semplicemente oche giulive sorridenti quasi al limite della strafottenza. Rimane, però, sul tappeto il problema dei costi che, nella fattispecie, sono altissimi se si pensa che le due sono costate a tutti noi italiani almeno 50 cent. a testa. Veramente una brutta storia che non può finire a tarallucci e vino, come spesso accade in questo benedetto Belpaese. Oltretutto G&V sono state così scioccamente insipienti da “sputtanare” senza possibilità di appello il ministro degli esteri Paolo Gentiloni avendo affermato davanti ai giudici di “essere state rapite per soldi”. Più sfrontatezza di così, davvero è impossibile. Ma ritorniamo al problema dei costi che è la cosa più interessante di tutta la storia; anche alla luce del fatto che le bergamasche si sarebbero mosse autonomamente e senza la doverosa copertura delle tante “agenzie di collocamento per cooperanti internazionali”. Davvero una scoperta che conferma quanto ho già scritto ieri in merito ai costi; le ragazze hanno affrontato viaggi e soggiorni a proprie spese (dove hanno preso i soldi ?) e, quindi, a loro rischio e pericolo. Di fronte a casi del genere cosa succede in campo internazionale ? Ce lo spiega con grande chiarezza Bruno Vespa su “Il Mattino” del 17 gennaio. Secondo Vespa, ed io sono profondamente d’accordo con lui, le due ragazze “non possono tornare a casa senza pagare un pegno”, in questo caso “servizi socialmente utili in Italia per un congruo periodo di tempo”. Ma per arrivare a questo bisognerà agire in profondità sulle nostre regole. All’estero la musica è diversa: in Svizzera due uomini sequestrati in Pakistan sono stati condannati a girare per le scuole spiegando ai ragazzi quanto erano stati incoscienti. E tre turisti dispersi sul Monte Arat hanno dovuto pagare 15mila euro di rimborso spese. In Germania un gruppo di turisti rapiti in Algeria hanno dovuto rimborsare il riscatto e una fisioterapista salvata in Colombia ha staccato un assegno di 12mila euro. Dieci anni fa tre giapponesi sequestrati in Iraq da terroristi hanno dovuto chiedere scusa al loro paese e rimborsare le spese mediche e di aereo. E’ vero che le due ragazzotte della bergamasca hanno già chiesto scusa ai genitori e all’Italia ma di rimborsi non se ne parla neppure. Il tutto in netto contrasto con le leggi, tuttora in vigore, sui rapimenti nostrani che hanno attraversato gli anni 80 e 90 con tragedie e vittorie tra pagamenti di riscatti e concessioni varie. Fino a quando la legge che consente ai giudici di bloccare i conti bancari ha letteralmente smantellato il fenomeno malavitoso. Siamo alle solite del Belpaese, da un lato siamo capaci di durezza, dall’altro di svenevolezze varie.
direttore: Aldo Bianchini
Gentil.mo Direttore,
sono rimasto un po perrplesso del “titolo” utilizzato……..un po forte,specialmente sono rimasto colpito dal termine “troie”.
E’ chiaro che per invogliare a leggere, a volte, è necessario utilizzare anche termini non calzanti, ed è ovvio che la lettura dell’articolo,nella sua interiezza mi ha sollevato…..ma resta quel “troie” nel titolo che stona con il suo “stile” ( è chiaramente una opinione personale)…..ma il “troie” sia pure nel titolo e per stimolare la discussione ,resta.
Nella lettura dell’articolo il “troie” si trasforma in “oche giulive”, ma siamo sicuri che questa definizione sia meno grave di “troie”?
Non lo so ma vorrei fare qualche considerazione.
La guerra in Siria è una devastazione incredibile e nessuno vuole o può metterci mano.
Altra verità inconfutabile che in Turchia ci sono un 1.600.000 profugni e un 1.400.000 sono in Libano,persone senza più niente, senza presente o futuro,persi nella indifferenza generale e chi sente di poterle aiutare.di volerle aiutare , nella migliore delle ipotesi, scartando l’ipotesi “troie” devono passare, per una persona equilibrata e attenta come Lei, come “oche giulive” ? Non è minamilista ? Non è “semplificazione” spinta?
Ricordo a me stesso e a chi legge che quando Francesco d’Assisi decise di lasciare gli agi della casa paterna per dedicarsi alla presa in carico degli ultimi, fu indicato dai suoi contemporanei un mentecatto,un pazzo,”un papero giulivo”, so che il paragone è sicuramente irriverente e forse non calzante per Francesco, ma la storia ci ha detto altro.
La spontenietà, l’amore d’insentteressato,l’aiuto per il prossimo non trova spiegazione nella nostra cultura appiattita sul primato del “danaro”, e per quanto dificcile da comprendere,fortunatamente esiste e io aggiungo, fortunatamente esiste.
Conosco le questioni sulle O.N.G., conosco il “volontariato Interessato” ma in Italia….non certo in Siria?
Il medico che si è beccato l’ebola pure era un “papero giulivo? Cercava emozioni forti per sentirsi eroe?
Nessuno si è posto il problema di quanto sia costato il suo ricovero allo “Spallanzani”.
E’ precipuo compito di uno Stato garantire l’integrità fisica di ogni suo cittadino e questo è un principio garantito anche dalla nostra Costituzione e per questo non tralasciare nessuna strada.
Non so se è stato pagato un riscatto, sicuramente molto probabile. ma se pure fosse non griderei alla scandalo o direi che queste ragazze potavano starsene serenamente a casa.
Anche nel nostro civilissimo paese una dottoressa ci ha rimesso la vita semplicemente per prestare aiuto a un poveretto aggredito da un branco di animali,,,,,poteva restare chiusa nella sua macchina, scappare.Ha deciso di fare quello la suo sentire le proponeva e certamente non desiderava fare l’eroe…..ma ci ha rimesso la vita…..la potremmo definire a cuor leggero una “oca giuliva”, io non me la sento.
Una cooperante, sia pure non facilmente comprensibile dai nostri punti di vista, non può essere liquidata come un “oca giuliva” è più grave che definirla “troia”. E’ un personale punto di vista ma desideravo condividerlo e innanzi tutto con Lei Direttore, che con questo giornale molte volte ci ha stimolato ben altre considerazioni.Profonde e lontane da facili semplificazioni.
Le oche giulive non vanno a fare le cooperanti in Siria sotto le bombe e a rischio sequestro.Buon lavoro.
moralista
Gentilissimo Amdwo,
mi “straccia” definendomi un “moralista”….padronissimo di farlo, ma io non mi sento assolutamente un “moralista”………..commento per quel che ritengo sia il mio pensiero (condivisibile o meno), cercando semplicemente arricchimento nello scambio di opinioni e non pensando ne di essere il depositario di “verità assolute” ne ergendomi a Giudice, liquidando una persona con una definizione con una sola parola.
Per la verità potevo risparmiarmi anche questo breve intervento, per non passare ulteriormente e erroneamente (a mio avviso) come il solito moralista del c****.
Morale, moralista , buono, buonista. Gentilissimo Amdwo, sicuramente anche in questo potrò sbagliarmi, ma non Le sembra che il senso della parola , così come utilizzata,si rovesci nel suo opposto, quasi a diventare una offesa? (non per me).
E’ vero esiste un’idea di morale, che varia di tempo in tempo, da cultura a cultura, ma oggi dare del moralista a qualcuno è diventato una sorte di squalifica.
Mi sbaglio, come sempre, ma non sarebbe meglio cercare di rispondere sui contenuti, sui fatti ?
Si squalifica il rompiscatole “moralista” o identificato tale e si svicola.
Non sarebbe meglio concentrarsi sulle risposte. Relazionarsi civilmente (lungi dal permettermi di darLe dell’incivile), scambiarsi opinioni,idee, che mettere “etichette” che forse, dico forse, non rispondono minimamente al contesto
Comunque, ho avuto l’impressione che per Lei sia un buonista ,qualunquista ,moralista.Bontà Sua. Vorrà die che me ne farò una ragione. Per quel che posso, Le assicuro che non sono e non mi sento un “moralista”, mi limito a commentare per quello che penso……..nulla di più ,e sono aperto a tutte le critiche possibili, l’importante però che siano costruttive e non “categoriche”, perché in questo caso, se fosse così , il “moralista” sarebbe Lei (con tutto il rispetto per la sua personale opinione). Mi scuso se sono sembrato inopportuno ma credo che quel “moralista” lapidario meritasse una risposta.Al piacere di poterLa leggere meno telegrafico.
Da un pò di tempo a questa parte leggo su questo giornale i commenti, sempre puntuali e precisi, di Matteo (mio omonimo !!) che dimostra di essere preparato e professionale in ogni sua affermazione. Mi meraviglio che questa volta l’amico Matteo insiste sul termine “troie” quasi a farne una colpa del direttore del giornale che ha semplicemente mutuato il titolo e l’appellativo dal quotidiano “Le cronache del garantista” per poi precisare il suo pensiero che è ben lontano dal definire troie due “incoscienti oche giulive”. Mi meraviglia anche l’accostamento del caso delle giovani cooperanti con la vicenda del medico affetto da ebola; caro Matteo ci sono costi e costi: il costo per le ragazze (se c’è stato) è assolutamente fuori regola (leggasi Bruno Vespa) e lontanissimo dal doveroso costo per curare un medico che nell’ambito di una organizzazione internazionale ben nota si è sacrificato per portare, in questo caso si, il bene e il benessere soprattutto dal punto di vista sanitario a popolazioni a rischio mortale. Il gesto di solidarietà della dottoressa che ha perso la vita è esattamente l’opposto di quello che hanno tentato di fare due imberbi ragazzine sicuramente inesperte e senza alcun titolo professionale come per il medico dell’ebola e della dottoressa. Senza nulla togliere alle intenzioni semmai anche meritevoli delle ragazze; ma rimane in questo caso (come ha ben detto Bianchini) il problema dei ccosti e dei rimborsi che qualcuno dovrebbe far capire anche all’incauto papà di una delle due che ha sfacciatamente dichiarato che la figlia non deve scusarsi con nessuno. Putroppo anche questa è l’Italia riconosciuto come il belpaese. Alla prossima.
Ma come si fa ad essere sicuri, come Matteo il professore, che “Le oche giulive” non vanno a fare le cooperanti in Siria sotto le bombe e a rischio sequestro. E’ proprio questo che sconvolge in questa vicenda che il direttore ha ben delineato. Si deve essere proprio oche giulive per andare in quei posti senza alcuna vera e seria formazione professionale alle spalle che, anche a voler riconoscere doti eccellenti alle due, ragazzette di 20 e 21 anni non possono mai in assoluto avere. Altrimenti parliamo d’altro, per piacere. Difenderle va bene, ma difenderle oltre l’impossibile mi appare alquanto stonato. Se Matteo il professore (uso questo appellativo per distinguerlo dall’altro Matteo) avesse letto anche il primo articolo del direttore avrebbe capito con più facilità che a queste due bisagnerà pure che, comunque, dovranno pagare un pegno per metterle in condizioni di non nuocere più sia al Paese che a noi tutti.L’avventura sarà anche bella, ma le cose forzate certamente non producono nessun bene. Pensare che queste due ragazze abbiano già avuti contatti con esponenti iraniani in Italia è davvero inquietante per modalità e per contesto. Per non dire, infine, delle schifezze che stanno piano piano uscendo dalle intercettazioni effettuate dai Ros dei Carabinieri che “Matteo il professore” farebbe bene ad ascoltare e studiare prima di scrivere. Buon lavoro.
Le critiche ricevute, sacrosante, meritano alcune precisazioni.
Non sono stato nella condizione di spiegare bene le mie velate riserve al “Direttore” , che stimo e gli riconosco grande professionalità ( per quello che può valere il mio modesto giudizio, perchè non mi trovo minimamente nella condizione di giudicare l’operato del Direttore).Credo di non essere un vanaglorioso e comprendo e tengo nella doverosa considerazione la differenza che esiste tra un “commentatore della domenica”, con i suoi limiti e lacune, e un “giornalista professionista”, che ribadisco ,stimo e apprezzo, anche perchè se non fosse così non starei qui a “commentare”……….semplice commentare.
Le mie erano parole che non volevano minamente disquisire sulle scelte editeriali del Direttore ( ribadisco di non averne i titoli)…erano solo parole di “sorpresa” (condivisibili o meno) sulla scelta di un “titolo”, nulla di più.
Per quel che concerne il caso specifico, credo che si possa avere idee divergenti, non penso su questo di dovere delle spiegazioni. Liberamente, senza pretendere di esere nel giusto ( ci mancherebbe), credo che si possa “commentare” come uno sente o legge le vicende.
Se sono passato per irriverente, chiedo scusa pubblicamente al Direttore e preciso che mi sono permesso di partecipare solo il mio personale pensiero.
Ammetto di esssere ignorante (se si igrora si ignora), che non conoscevo “le cronache del garantista” e quindi mi sono cercato l’articolo del 17.01.2015 , che metto a disposizione di tutti, evitando le ricerche che ho fatto io.
Ci sono costate 20 cent a testa. Ma il Belpaese le processa: troie.
La gioia è durata poco, sommersa dalle polemiche per la liberazione di Greta Ramelli e Vanessa Marzullo. L’accusa è quella di aver pagato un riscatto di 12 milioni di dollari, troppi – secondo i detrattori – per due vite umane. Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, nel riferire alle Camere, ha parlato di illazioni e ha ricordato il valore dell’azione delle due cooperanti in Siria. Ma le sue dichiarazioni non sono bastate a placare gli animi. Il più duro di tutti, Matteo Salvini della Lega, seguito a ruota dal web.Le hanno chiamate «troie», «quelle cretinette», ragazze che sono andate in Siria, non per aiutare il prossimo, «ma per farsi scopare». Subito dopo il rilascio di Greta e Vanessa, è iniziata una sequela di insulti da lasciare basiti su come si possa diventare violenti e poco ragionanti. Sia nel merito, sia per il linguaggio che è stato usato. La critica principale è stata quella che in qualche modo «se la sono cercata». Sono state incaute ad andare in un territorio di guerra e per colpa loro lo Stato ha sprecato ben dodici milioni di dollari. La vita di Vanessa e Greta per molti uomini e molte donne non valeva nulla. Sarebbe stato meglio lasciarle in mano ai terroristi pur di non cedere e «regalare» i soldi agli jihadisti o chi per loro. Le accuse di Salvini, leader della Lega, il primo ad avere insinuato il sospetto pagamento del riscatto, sono state riprese da moltissimi utenti dei social network, anonimi e persone con nomi e cognomi che hanno contrapposto la loro povertà alla vita delle due giovani donne.La questione se sia giusto o meno trattare è vecchia e dalla vicenda Moro ossessiona i dibattiti degli italiani. Ma senza fare paragoni che evidentemente non reggono, nessuno o nessuna ha saputo dire chiaramente quale fosse l’alternativa, se non quella – atroce – di farle ammazzare. Il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, ha parlato di illazioni riferendosi alle accuse di aver pagato un riscatto. Non sta a noi dire se sia vero o meno, ma anche se fosse andata così, se davvero lo Stato avesse pagato per due sue cittadine, non resta che dire una sola cosa: bravi. E brave. Brave le due ragazze perché, per quanto possano essere state incaute, sono andate lì per portare medicinali, per aiutare. Sono andate, nel loro piccolo e quindi grandissimo, in missione di pace. Invece, per molti connazionali, questo non basta o non va bene.Nei commenti sui social quello che colpisce è infatti che la loro salvezza sia contrapposta alla povertà dei più. A questo ci siamo ridotti: la crisi economica che sicuramente ha reso peggiori le vite di tanti, ci ha fatti diventare meno sensibili alla vita come valore in generale. Invece che renderci più solidali, più attenti all’altro, la crisi sta impoverendo anche il tessuto sociale. Una vita non vale meno di 20 centesimi, quanto ci sarebbe costato a testa se davvero fosse stato pagato il riscatto.In questa vicenda, come dicevamo, è anche importante il linguaggio usato. Le critiche pacate sono state poche. Nella maggior parte dei casi Vanessa e Greta non sono state criticate per ciò che hanno fatto, ma sulla base di un immaginario sessista che prescinde completamente dai loro atti. La parola «troia», anche per chi rivendica con orgoglio il lavoro sessuale, contiene in sé il massimo del disprezzo. Come offendere quindi una donna se non appellandola nel modo socialmente più inviso? E con la parola, di tutte, più offensiva? Così è stato fatto con le due cooperanti, ree di essere donne e di essersi salvate.Non è infatti un caso che, in questa caccia alle streghe, Vanessa e Greta siano state contrapposte a due marò. Loro sono salve, i due militari no. Sono due storie diversissime. Ma poco importa per chi deve processarle nella pubblica piazza. Non conta il fatto che da una parte c’è un’azione terroristica, dall’altra la contesa con un altro Stato che chiede di processare i due marò con l’accusa di omicidio. Il governo italiano ha sempre fatto di tutto per i due militari, ma questo non è bastato. Ora la colpa sembrano averla le cooperanti salvate dalla morte.Forse, per placare le polemiche, l’unica possibilità sarebbe stata che, invece delle feste con cui sono state accolte nei loro paesi di origine, fossero state ricordate con un funerale. Le accuse rivolte a Vanessa e Greta ci raccontano un’Italia più indietro di quello che si potesse immaginare. Un Paese in cui le donne vengono insultate dicendo loro «siete andate lì per farvi scopare», non è un Paese civile.
Spero , di non aver commesso altri errori e che la lettura dell’articolo sia salutare per tutti.Buon lavoro.
Finalmente le due irresponsabili cooperanti hanno chiesto scusa a tutti, diversamente, da quanto fatto dal papà di una di esse.
Almeno per l’aspetto “scuse” la questione potrebbe essere chiusa.
Certo sono state superficiali,improvvide,disarmanti nella loro ingenuità, ma non T**** o oche giulive.
Fare volontariato sotto casa non è certamente la stessa cosa che fare volontariato in Siria oggi….potevano evitare, certamente, potevano calcolare meglio i pericoli cui andavano incontro con la decisione presa ma non mi si venga a dire che sono andate dove sono andate per fare esperienze sessuali o avevano messo in conto di essere rapite da terroristi.
Non mi risulta (sbaglierò) che per fare volontariato ci vogliano titoli particolari.
Ci vuole sicuramente esperienza e sicuramente queste due “birbe” non la possedevano assolutamente e non poteva certo essere la Siria il posto più tranquillo dove farla.Sono arcidaccordo.
Ho letto l’articolo di “cronache del garantista” e devo dire che questa lettura mi è sembrata che non fornisse elementi ai detrattori ma anzi ponesse questioni di tenuta sociale sul nostro Bel Paese.
Consiglio la lettura sia a Matteo R. che a Paolo, poi è chiaro tutto può restare “oche giulive”.
Sarei curiosa di sapere queste “schifezze” scoperte dai Ros, se siete più informati ,fateci cambiare idea.
Come diceva un mio vecchio Prof. di Liceo………meglio un asino vivo che un cavallo morto e lo stesso vale o dovrebbe valere per le due neglette “cooperanti fai da te”.