SALERNO – La notizia della liberazione delle due ventenni Greta e Vanessa non può che far piacere; quando due vite umane vengono salvate è sempre, e comunque, un grande segno di civiltà. Fa un po’ meno piacere, però, apprendere che sarebbero stati pagati ben 12 milioni di dollari per la loro liberazione; soldi che sarebbero finiti nelle mani dei terroristi per essere impiegati in altre azioni di guerriglia urbana con tutte le conseguenze che da tempo vediamo sui vari scenari del Mondo e dell’Europa, sperando che il nostro Paese non diventi mai uno scenario del genere. Dunque più che interessarsi alle varie discussioni, trite e ritrite, che tutti i talk-show delle grandi televisioni ci propinano quotidianamente, sarebbe più opportuno capire chi sono i cooperanti, come si arriva a fare i cooperanti e quanto costano. Perché al di là dell’ovvia banalità della “volontarietà” dell’azione dei cooperanti qui, amici lettori, ci sono in ballo i soldi, milioni di euro che vengono amministrati in nome e per conto nostro da soggetti che non conosciamo e dei quali non si parla mai se non in situazioni di scandali scoperti dalla magistratura. Al di là di tutto questo va anche sottolineato un aspetto di non minore importanza che si può racchiudere in una domanda: il cooperante deve essere una persona esperta ? Insomma chi è il cooperante internazionale ? “”Il volontario internazionale è colui che, con un contratto non inferiore ai due anni, riceve dallo Stato un trattamento previdenziale, assicurativo ed economico stabilito in base al costo della vita del Paese di destinazione. Il cooperante è un professionista in possesso delle conoscenze tecniche, dell’esperienza professionale e delle qualità personali necessarie per l’espletamento di compiti di rilevante responsabilità tecnica, gestionale e organizzativa con esperienza nei Paesi in Via di Sviluppo (PVS). I contratti rivolti ai cooperanti possono essere per missioni brevi (meno di quattro mesi) o lunghe (da quattro a ventiquattro mesi). Le retribuzioni variano a seconda dell’esperienza e delle competenze. La descrizione del profilo professionale è presente sul sito orientaonline.isfol.it””. Mi meraviglio, quindi, che due ragazzette, di venti e ventidue anni, possano già avere le qualità giuste, la conoscenza perfetta dei problemi di quelle terre e la necessaria esperienza per poter essere selezionate e inviate in un territorio di guerra. Ho provato a capire come si fa a diventare cooperanti; mi sono immerso in internet (con le mie scarse qualità di navigazione !!) ma mi sono subito imbattuto in una sorta di muro di gomma che ti fa arrivare fino ad un certo punto e poi ti respinge, come se per fare i passi successivi ci fosse bisogno di una conoscenza specifica che possa aprire i portoni dell’avventura. Ma ci vogliono i soldi, naturalmente, e non si capisce questi soldi da chi vengono gestiti e, soprattutto, come vengono gestiti e a chi vengono destinati. A cominciare dall’arruolamento, dal corso di formazione di pochi giorni, dal viaggio aereo, dai viaggi di spostamento, dal vitto all’alloggio è tutta una cascata di soldi necessari, anche solo per muoversi di qualche metro. Allora, mi sono detto io non potrò mai fare il “cooperante volontario” in grado di tirar fuori tutti i soldi necessari alla bisogna per rendere un servizio da “vero volontario” sui vari scenari di guerra. Ecco che i dubbi cominciano a diventare più consistenti. Sembra che nel nostro Paese ci siano zone territoriali in grado di esprimere, per non dire produrre, una fetta consistente di “cooperanti”; la zona è quella della “bergamasca” da dove sono uscite Greta e Vanessa. E non è un caso, difatti nella stessa zona ci sono tantissime altre realtà, ovvero tantissime altre ragazzine che sono state selezionate ed arruolate (due compagne delle scuole medie sono andate a ricevere a Roma l’arrivo di Greta e Vanessa e pronte a ripartire anche loro) da organismi più o meno conosciuti. In quella zona i cooperanti spuntano come funghi quasi come se quell’attività fosse un investimento per il futuro, cioè un posto di lavoro assicurato. Un fenomeno, quello delle peculiarità zonali, che è classico nel nostro Paese; per parlare della nostra provincia, ad esempio, a Pagani c’è la tradizione dei falegnami, a Cava dei pasticcieri e del commercio, a Salerno dei pescivendoli, nel Vallo di Diano dei casari, ecc. ecc; nella bergamasca c’è la cooperazione. Ragazzi e ragazze che accettano di essere lanciati in questa difficilissima avventura quasi come un gioco, una sorta di divertimento a spese della comunità, insomma un fatto di moda. Oltretutto, in considerazione delle ultime e durissime prese di posizione contro la cooperazione dei popoli arabi con cui dovremmo cooperare dovrebbero far riflettere sul fatto di rivedere decisamente quelle che in tanti chiamano le “regole di ingaggio”
direttore: Aldo Bianchini