Sembra una cosa ancora molto lontana, ma secondo alcuni esperti di gestione fondi ed analisti finanziari Facebook, Twitter, Linkedin o Google potrebbero, in un futuro non molto lontano, affiancarsi alle case di investimento e diventare essi stessi, oltre che social network, anche delle società di collocamento di fondi di investimenti.
A supporto di questa tesi il fatto che o giganti tecnologici vantano formidabili vantaggi competitivi, tra cui una migliore conoscenza dei clienti, attraverso le loro pagine, le indicazioni di preferenza, la pubblicazione di post, o l’adesione a determinati gruppi o pagine, che li pone in una posizione tale da poter immaginare di mettersi in competizione con i gestori tradizionali.
Questo è lo scenario disegnato da Christian Dargnat, presidente di Efama, l’associazione europea del risparmio gestito, che attraverso le sue parole, pubblicate su un quotidiano finanziario francese, Ignites Europe, in un articolo avvalora quanto già affermato in passato anche da altri dirigenti dell’industria finanziaria e del risparmio gestito.
Sono molti gli esperti secondo cui non sarebbe troppo difficile per i giganti del web fornire servizi di distribuzione di fondi, soprattutto dopo le prime esperienze in altre attività finanziarie, come i pagamenti online.
C’è chi si spinge ed immagina in futuro la possibilità della creazione di “Google Asset Management o Facebook Asset Management”, che potrebbero essere i concorrenti di domani delle tradizionali case di investimento.
Sebbene non ci siano ancora segnali concreti in tal senso da parte dei giganti del web, il loro principale vantaggio competitivo è il patrimonio informativo dell’investitore; queste aziende possono conoscere bene i gusti e le preferenze dei clienti, oltre a vantare una conoscenza perfetta della tecnologia.
Il social Facebook, ad esempio, può adattare la sua piattaforma per ogni cliente in maniera molto accurata e personalizzata.
C’è anche chi, meno avveniristicamente ipotizza in futuro degli accordi tra le società di gestione del risparmio tradizionale e quella dei social network per la distribuzione ed il collocamento di prodotti di investimento e per la consulenza in materia finanziaria.
Il web sostituirà i consulenti delle banche ed i promotori finanziari?
Per quanto questa seconda ipotesi comunque sembra possa essere più realizzabile in futuro, secondo il mio modesto parere, questo discorso rimane valido esclusivamente per servizi basilari come i conti correnti o i conti deposito; in una materia delicata come quella degli investimenti, al contrario, in cui entrano in gioco elementi quali la conoscenza del cliente, delle sue reali esigenze, della sua propensione al rischio, della sua famiglia e di tutta una serie di elementi immateriali e strettamente legati alla persona, sarà difficile per il web sostituire la consulenza personalizzata di un professionista del settore.