SALERNO – Ogni giorno che passa mi meraviglio sempre di più, ovvero mi meraviglio del fatto che giornalisti esperti (Eduardo Scotti), quelli meno esperti (Il Mattino e il Corriere del Mezzogiorno) e quelli che addirittura preferiscono non schierarsi (La Città) si meraviglino ancora oggi delle “uscite straordinarie e molto arroganti” del sindaco Vincenzo De Luca che l’altro giorno nell’aula magna dell’istituto scolastico Genovesi-Da Vinci si sia lasciato andare ad un grasso “Gli storici ? che palle !!”. Vuol dire che vivono probabilmente su un altro pianeta perché oltre ad essere, forse, gli stessi che in più occasioni hanno osannato De Luca non hanno capito niente del carattere del sindaco. Per carità, comprendo l’imbarazzo dei cronisti e del loro tentativo di mantenersi sul filo del rasoio per non urtare il “caimano” e, soprattutto, per non urtare più di tanto la sensibilità del giornalista-storico e dello storico-storico (Scotti e Nicola Oddati) ma per fare i giornalisti bisogna essere giornalisti sempre e fino in fondo, insomma “giornalisti-giornalisti”. La mia meraviglia maggiore, però, riguarda l’esperto e navigato Eduardo Scotti che dovrebbe ben conoscere la straripante arroganza di Vincenzo De Luca senza rischiare di cadere in un battibecco che qualcuno ha cercato di assegnare al giornalista per aver pronunciato “Sono d’accordo con Lei quando ha detto fuori i cafoni” (fonte Il Mattino del 5 dicembre b2014) rivolgendosi al sindaco che aveva parlato dei cafoni che disturbano la città europea, quasi come se Scotti avesse voluto dire che “il cafone De Luca era meglio che stesse fuori”. Ma neanche in questo i cronisti hanno avuto il coraggio di essere giornalisti fino in fondo. Oltretutto, visto che viviamo tutti in una città abbastanza piccola dove tutti sanno tutto di tutti, i conferenzieri (giornalista-storico e storico-storico) avrebbero dovuto ben sapere, prima di salire sul palco, che con De Luca il rischio di essere sbeffeggiati è sempre dietro l’angolo. Perché il sindaco che distribuisce incarichi a destra e a manca (non so se “anima del museo dello sbarco” e “presidente dell’associazione Parco della Memoria della Campania” sono incarichi concessi direttamente e/o indirettamente da De Luca) nella sua monocratica arroganza ritiene che i beneficiati debbano sempre zittire al suo cospetto, soprattutto quando gli capita a tiro l’occasione di smuovere le risatine e le innate insofferenze dei giovani contro personaggi paludati fino alla noia e troppo seriosamente istituzionali. Perché questi, amici lettori, sono personaggi che nel corso degli anni non hanno saputo neppure modificare il loro linguaggio e la stessa tempistica della parole che sembrano cadere su se stesse invece di scivolare in maniera veloce e moderna; cosa che De Luca, pur parlando 45 minuti, riesce a fare con eccellente e coinvolgente abilità oratoria. Il “che palle” pronunciato da De Luca, che io condivido in pieno, ha soltanto sfruttato il momento propizio evidenziando ancora una volta grande padronanza della comunicazione che dovrebbe, invece, essere pane quotidiano del giornalista-storico e dei cronisti-giornalisti. In definitiva gli scroscianti applausi non è che i giovani li dispensino soltanto per una battuta che seppure molto aderente alla realtà è pur sempre una semplice battuta; i giovani applaudono quando chi parla tocca con grande tempestività gli argomenti che nel loro immaginario sono esattamente così come li rappresenta l’oratore del momento, che sia o non sia De Luca. Ormai il potere del sindaco è talmente dilagante che colpisce e travolge tutti gli ambiti sociali e tutti i soggetti istituzionali e non; anche i sorrisi forzati (timorati della loro stessa ombra !!) e parole di biasimo sottovoce (atteggiamento vergognoso di chi non ha attributi !!) sono la dimostrazione plastica di quanto sto affermando. Infine sono costretto anche a smentire chi pensa che per De Luca sia stato un boomerang la sua uscita nell’istituto scolastico Genovesi – Da Vinci; per il sindaco il pensiero nascosto del giornalista-storico, dello storico-storico, dei docenti scolastici non conta assolutamente nulla. Per lui basta soltanto il successo che riscuote nelle platee che sono quelle che contano e che vanno o andranno al voto. Probabilmente alla fine si è salvato soltanto lo storico-storico che ha avuto, comunque, la forza e la dignità di lasciare l’aula magna.
direttore: Aldo Bianchini