SALERNO – Nella prima puntata di questa storia avevo messo in evidenza le spiccate qualità del pm Amedeo Sessa (Procura di Nocera Inf.) nella ricerca e nella individuazione delle responsabilità oggettive e soggettive e nella vicenda di che trattasi le responsabilità sia oggettive che soggettive non mancano di certo. In diritto la responsabilità oggettiva configura una situazione in cui il soggetto può essere responsabile di un illecito, anche se questo non deriva direttamente da un suo comportamento e non è riconducibile a dolo o colpa del soggetto stesso. A questo tipo di responsabilità vanno soggetti tutti quelli che in forza dei loro incarichi (di natura a volte anche prestigiosi !!) si trovano a prendere delle decisioni ovvero a non prenderle affatto. Ho apprezzato un ottimo approfondimento di Guido Panico su Il Mattino di ieri 29 novembre 2014 e non volendo correre il rischio di essere massificato con tutta quella informazione che, come nel caso del rione Traiano di Napoli, riesce ad enfatizzare anche le presunte virtù di un “bravo guaglione” che di notte va in giro con criminali incalliti ho già prudentemente preso le distanze da tutto ciò nelle due puntate precedenti quando ho parlato sia della distrazione del “carnefice” che di quella della “vittima”, così come delle incongruenze insanabili di una “sicurezza” ancora tutta da scoprire, lasciando ed affidando al giudice naturale ogni tipo di valutazione sulle attenuanti e sulle aggravanti che, alla fine, determinano e condizionano un giudizio. Non si tratta di fare filosofia e, soprattutto quando si deve parlare di responsabilità oggettive, non bisogna fermarsi alla parziale giustificazione del’ineluttabilità di alcuni accadimenti presentandoli sotto la veste del “fatale destino”. Per quanto mi riguarda il destino non esiste e c’è sempre una condizione di mancata sicurezza e/o di distrazione che lascia spazio al presunto destino che non può e non deve coprire manchevolezze ben definite. Ad esempio un autobus che porta gli studenti a scuola (sia essa università che scuola normale), ma anche gli autobus che portano normali viaggiatori, non dovrebbe mai imbarcare più passeggeri di quanti possano stare comodamente seduti; gli autobus sono immatricolati con l’indicazione specifica del numero dei passeggeri che può trasportare; andare oltre significa violare le norme della sicurezza. Punto. Sappiamo tutti che è difficile non aprire le porte di un autobus e lasciare a terra passeggeri che, semmai, per riprendere il viaggio dovranno aspettare un tempo interminabile, ma non ci dobbiamo meravigliare quando accade una disgrazia e tutti siamo propensi ad accusare tutto e tutti. E’ vero anche che tragedie come quella di Francesca accadono ogni morte di Papa, ma dovremmo anche capire che, quando accade, ciò è dovuto anche a tutti noi che molto svogliatamente intendiamo sottoporci a regole e comportamenti civili. Non abbiamo, questo dobbiamo dircelo, il bagaglio culturale necessario per migliorare lo standard medio del nostro vivere comune e non dovremmo prendercela soltanto con chi dovrebbe far rispettare le regole. Ma quando accade la tragedia non vogliamo e non sappiamo neppure attendere le giuste indagini per sentenziare colpe e responsabilità per poi rimanere esterefatti quando arrivano sentenze assolutorie e, forse, incomprensibili. Il compito del PM in questo caso, ma soprattutto del giudice successivamente, sarà assai arduo perché dovrà valutare non soltanto le presunte responsabilità del carnefice, ma dovrà anche dare una misura della distrazione della vittima, come dovrà attentamente valutare la responsabilità oggettiva della SITA (ma anche delle altre autolinee) alla luce di tutto quello che ho scritto, senza astenersi dal capire se e come un processo di rimodellazione del terminal-bus di competenza del settore sicurezza dell’università,a cominciare dal capo per finire a tutti i delegati (c’è finanche il delegato allo studio del flussi di traffico da e per l’università e della loro compatibilità con il terminal !!) avrebbe potuto evitare, se non si fossero persi almeno quattro anni di tempo, la immensa tragedia di Francesca. A questo punto mi preme correggere l’errore temporale dell’incidente mortale occorso alla docente morta a seguito di investimento da parte di un autobus in retromarcia nel predetto terminal; l’incidente è avvenuto poco più di quattro anni fa e non dieci come avevo scritto. Le ultime notizie che vengono fuori dalla strettissima maglia del riserbo istruttorio dell’inchiesta giudiziaria lasciano intendere che il pm Amedeo Sessa avrebbe già richiesto all’Università tutti i piani e i documenti di sicurezza così come, attraverso la già disposta perizia sull’autobus incriminato, dovrebbe arrivare ad ipotizzare eventuali responsabilità oggettive anche a carico della Sita non solo per la vetustà dei mezzi ma anche per l’eccessivo carico di passeggeri. Non è escluso che nei prossimi giorni il pm Sessa provveda anche alla notifica di alcuni “avvisi di garanzia” per poter andare avanti con le indagini infiltrandosi in filoni finora sconosciuti. Ma c’è anche una responsabilità grande quanto una montagna della politica in genere, avremo tempo per parlarne. Alla prossima.
direttore: Aldo Bianchini