PALERMO – Il ministro Martina ha dichiarato: “È la prima volta che una pratica agricola consegue questo autorevole riconoscimento. La notizia, arrivata dalla nostra delegazione presente a Parigi, mi riempie di orgoglio e di soddisfazione. Questa iscrizione rappresenta una svolta a livello internazionale, poiché finalmente anche i valori connessi all’agricoltura e al patrimonio rurale sono riconosciuti come parte integrante del più vasto patrimonio culturale dei popoli. L’Unesco, infatti, nell’iscrivere la pratica della coltivazione della vite ad alberello di Pantelleria, ha riconosciuto come questo elemento, oltre a svolgere una significativa funzione economica, essendo le uve ricavate da questi vigneti materia prima per la vinificazione del pregiato Zibibbo di Pantelleria, assolva ad una importante funzione sociale, essendo un elemento identitario che rappresenta la cultura e la storia degli isolani; inoltre – prosegue il ministro – questo riconoscimento può dare una grande mano alla Sicilia e a quella produzione agricola e racconteremo inoltre ancora con più forza tutta l’agricoltura italiana.”
Il dossier di candidatura, il cui autore è Pier Luigi Petillo, ha trovato il voto dei 161 Stati che, all’assemblea generale di Parigi, sono stati d’accordo nel riconoscere la pratica di Pantelleria come patrimonio dell’umanità: un grande successo dell’Italia che all’Unesco si conferma una vera e propria potenza culturale.
La vite ad alberello di uve Zibibbo così regala una soddisfazione alla Sicilia e all’Italia intera, motivo di soddisfazione dovuto a quelle pratiche agricole tradizionali che hanno lasciato immutato nel tempo la qualità dei vini: la particolarità delle viti sta nell’essere “allevate” manualmente all’interno di conche ad alberello pantesco basso, costituito da due a quattro branche e caratterizzato da forte espansione orizzontale. L’età delle vigne è di oltre i 100 anni. La dolcezza dei chicchi d’uva oltre che per la produzione dello zibibbo, fa sì che venga utilizzata anche per il consumo diretto, cioè come uva da tavola e uva passa. Qualche tempo fa ci si chiedeva se questo vino potesse prima o poi sparire nonostante il sapore eccezionale poiché la scarsità del territorio coltivato e le difficoltà dei produttori diventano un ostacolo non da poco. Lo stesso Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali aveva riconosciuto ai viticoltori di Pantelleria l’attestazione di “agricoltura eroica”, per via delle difficoltà di coltivazione in un mondo nel quale i piccoli produttori stanno ormai scomparendo, e la produzione di Zibibbo sta registrando un declino costante negli anni.
Certamente con questo riconoscimento dell’Unesco tanto sarà fatto e gli isolani da cui per gran parte di essi – l’85% – dipende il sostentamento con la produzione di vino Zibibbo e gli altri vini D O C, saranno rasserenati e godranno di tutti quei benefici che questo risultato ottenuto regalerà alla produzione. Quanto meno si cercherà di preservare il territorio affinché queste produzioni continuino.
Le condizioni territoriali nelle quali le uva Zibibbo si trovano a crescere fanno di questi agricoltori siano considerati davvero degli eroi; la produzione è talmente esigua, 10 quintali di Pantelleria, rispetto ad altre parti d’Italia che gira intorno gli 80-120 quintali per ettaro, negli anni ha rischiato davvero di essere messa da parte. Allora a Natale regaliamoci una bottiglia di Zibibbo di Pantelleria, arricchiremo la nostra cantina con un prodotto ricavato da un bene, patrimonio dell’Unesco…