Antonio Citera
SASSANO – Una lettera aperta da parte della madre di Nicola e Giovanni, due fratelli morti nella strage di Silla. Chiede giustizia.
La notizia era nell’aria. Gianni Paciello, il ragazzo che un mese fa uccise quattro giovani davanti al bar di Silla, dimesso dal Ruggi di Salerno è stato trasferito per scontare la sua pena agli arresti domiciliari, proprio nel Vallo di Diano. Pochi km separano i genitori distrutti dal dolore da quel ragazzo che a Sassano nessuno vuole più. Una petizione, un appello rivolto alla procura di Lagonegro sancivano le volontà della cittadina del Vallo di Diano nei confronti di Gianni Paciello: << non lo vogliamo >>. Invece no. Il giudice ha optato per un trasferimento a due passi da loro. Ha sfidato il volere dei cittadini. Oggi la notizia è di dominio pubblico. Cosa succederà? Ci saranno ripercussioni?. Il rischio è alto. Chi se ne assume le responsabilità?. Domande lecite e spontanee, dettate dagli eventi che in questo mese di rabbia e di dolore si sono susseguiti senza sosta. Una vicenda che sta segnando la tranquillità di un’intera comunità ancora scioccata e delusa da quanto accaduto, delusa dal comportamento delle istituzioni che ancora una volta hanno dimostrato di essere lontano dalla verità, lontano dalla giustizia, lontano dalla loro missione. Una giustizia mascherata dall’opportunità, questo sembra essere oggi il valore macchinoso e arrugginito della realtà. Il non rispetto di chi soffre, sradicato dall’amore verso chi ama, vittima due volte di un destino spesso e volentieri provocato dall’inefficienza di qualcuno. Ecco allora che le parole di Lina ( tratte dal profilo FB della mamma dei due giovani Giovanni e Nicola Femminella ) morti insieme a Daniele e Luigi Paciello in quella maledetta domenica di fine settembre assumono un doppio valore: << La mia casa è vuota il dolore diventa ogni giorno sempre più forte. La vita per me e mio marito si è fermata a quel tragico 28 settembre, quando quell’auto assassina è piombata davanti al mio bar, schiacciando ed uccidendo i miei figli, insieme a Daniele e a Luigi. Cara giudice lei sa che da un mese non sono più rientrati a casa Giovanni e Nicola? Che Maria e Michele non hanno più potuto riabbracciare Daniele? E sa che Pina non ha più il suo Luigi? Lei sa quanto dolore quella persona ha provocato? Vorrei sapere da lei, perché chi ha causato questa strage deve usufruire dei benefici di un confortevole appartamento a pochi passi da me. Ebbene si, cara dottoressa, dopo l’uscita dall’ospedale di quel soggetto anziché sbatterlo in carcere è stato portato in una comoda casa in attesa di processo. Perché non è in carcere? Le voglio ricordare che i miei figli sono sotto terra e lì staranno per sempre. Io da mamma logorata e distrutta dal dolore ho portato le gigantografie con l’immagine dei miei figli, quelle che abbiamo utilizzato per il trigesimo e per la fiaccolata in loro ricordo lo scorso 28 ottobre, davanti alla struttura della Caritas, perché se ci può stare lui ci possono stare anche i miei adorati figli. Mi chiedo se questa è legge o meglio esiste la legge? Ho dovuto togliere le foto di Giovanni e Nicola perché mi hanno detto che avrei creato disagio a quel ragazzo. A colui che ha ucciso i miei figli. E se non le avessi spostate, quelle gigantografie sarebbe intervenuto un carro attrezzi per rimuoverle. Ordine Pubblico mi è stato riferito. Questa è giustizia?. Vorrei sapere perchè c’è stato tanto impegno nel proteggere questa persona quando i miei figli, dei bravi ragazzi sono stati messi sotto terra proprio da lui. Qual è la colpa di Giovanni e Nicola? Essersi trovati davanti al “New Club 2000”, il loro bar. I miei figli sono sotto terra. Grazie per averlo messo al sicuro a poca distanza da casa mia. Mentre i miei figli ora sono al cimitero, lui non può farsi la prigione. Voglio giustizia, ma giustizia vera per i miei figli, ma anche per Luigi e Daniele che erano ragazzi semplici, dolci e buoni. >> Parole di dolore, di rabbia e di sconcerto che dovrebbero far riflettere.