Si scompagina il collegio difensivo di Pasquale Petrillo, dopo Cioffi forse lascia anche Amodeo. Intanto la criminologa Roberta Bruzzone si defila. Sulla scena irrompe il “clan”.
Aldo Bianchini
Polla – Molte novità sul caso dell’omicidio del pensionato Nicola Di Gloria, ucciso sui monti di Polla nella notte tra il 7 e l’8 maggio del 2010. Un solo accusato per quell’orrendo delitto: Giuseppe Petrillo, 32 anni di Polla, visibilmente portatore di una invalidità del 45%, uno ritenuto psicolabile. Secondo molti ritenuto incapace di commettere un simile delitto nelle circostanze acclarate dagli inquirenti come vere ed inoppugnabili. C’è un promo elemento che non deve essere sottovalutato. La perizia necroscopica effettuata dal dr Mastrangelo indicherebbe, con chiarezza, che il l’azione omicidiaria non è stata commessa da un singolo soggetto in quanto dai dati reperiti sulla salma e dai riferimenti raccolti sul luogo del delitto apparirebbe chiaro che il corpo del Di Gloria, quella notte, fu spostato più volte da un punto all’altro. Ammesso, quindi, che sia stato Petrillo certamente non può aver fatto tutto da solo. In questo senso e verso queste conclusioni porterebbe anche la relazione redatta dalla criminologa Roberta Bruzzone che negli ultimi giorni avrebbe rinunciato al suo mandato in conseguenza del fatto che le sue tesi dirette verso l’innocenza del Petrillo non sarebbero state accolte nel migliore dei modi dalla stessa famiglia del Petrillo. Le ha fatto subito eco uno degli avvocati difensori, Erminio Cioffi, che proprio in queste ore avrebbe rinunciato parimenti al suo mandato. Sulla stessa strada, forse, starebbe incamminandosi anche l’altro avvocato della difesa, Domenico Amodeo. I difensori e la criminologa non parlano e non commentano le voci sulla loro uscita di scena che sarebbe stata indotta, almeno così dicono in tanti, da una sorta di “legge del clan” portata avanti dagli stessi numerosi familiari, diretti e indiretti di Giuseppe Petrillo che è tuttora ristretto nel carcere di Sala Consilina, che tenderebbero a non dare al caso ulteriore presumibile negativa pubblicità. Dalle sbarre filtrano notizie su uno stato non solo di apatia di “Pino” ma anche di rilassato adattamento alla vita carceraria, quasi una acquiescente accettazione del ruolo di “capro espiatorio” di una situazione che egli avrà anche visto ma che alla quale certamente (così dicono i bene informati!!) non ha materialmente preso parte. La situazione complessiva si fa, dunque, ancora più complessa ed impenetrabile alla luce del fatto che “la scena del delitto” (come avevo descritto nell’articolo del 3 aprile scorso) ritorna al centro dell’attenzione, del resto a richiamare tutti sulla sua importanza sarebbe stato proprio il dr Mastrangelo (CT della procura di Sala Consilina) con una descrizione minuziosa di quanto accaduto sul luogo del delitto a seguito degli elementi ricavati dall’attente perizia autoptica eseguita sulla salma del Di Gloria in relazione allo stato dei luoghi in cui il delitto si verificò. In questo senso stava lavorando anche il collegio difensivo con l’aiuto della professoressa Roberta Bruzzone; ora il caso rischia un brutto e improvviso stop se le voci di dimissioni troveranno conferme nei fatti, con un notevole allungamento dei tempi della carcerazione preventiva del Petrillo in attesa del processo. Dall’altra parte il difensore della famiglia Di Gloria, l’avvocato Sebastiano Tanzola, rimane fermo sulle sue posizioni: “E’ normale che la Bruzzone dica che Petrillo è innocente. E’ pur sempre una consulente di parte. Siamo convinti che gli inquirenti abbiano fatto un ottimo lavoro e tutti gli elementi che sono stati raccolti durante la fase delle indagini sono più che sufficienti a fare chiarezza definitiva su come sono andate le cose” (fonte La Città del 17.5.2011). Dalle prossime mosse ne capiremo di più.