SALERNO – E’ stata battaglia velenosa fin da quando lo storico e contestatissimo “laboratorio laico e di sinistra” promosso dall’allora ministro per le aree urbane Carmelo Conte lanciò l’idea della progettazione e successiva realizzazione della strada a scorrimento veloce denominata “Fondovalle del Calore Salernitano” che sulla falsariga della “Fondovalle del Calore Sannita” (progettata, guarda caso, dallo stesso studio tecnico Galdi-Amatucci) doveva congiungere a mò di bretella Eboli con Atena Lucana passando attraverso tutta la Valle del Calore, con variante da Laurino verso Vallo della Lucania. Un riammagliamento stradale a scorrimento veloce davvero di prima grandezza. Italia nostra e svariate altre sigle di neonate associazioni ambientaliste diedero battaglia e continuano a dare battaglia. La storia è molto lunga e cercherò di rappresentarla, quanto prima, in un libro che sto preparando; un libro basato sulle risultanze dibattimentali del lungo processo che soltanto io, giornalisticamente, ho seguito dalla prima all’ultima udienza. Del resto parliamo di un processo, il primo vero ed unico processo alla tangentopoli salernitana conclusosi con una sentenza di condanna definitiva per diversi protagonisti, innocenti e/o colpevoli, di quella triste vicenda che tanti lutti addusse ai socialisti contiani. Dopo venticinque anni dall’inizio dei primi lavori di sterri forse finalmente il Consiglio di Stato (VI Sezione) ha scritto la parola fine ed a promosso la realizzazione della strada a pieni voti confermando la sentenza del Tar di Salerno che il 25 giugno 2013 aveva bocciato la Soprintendenza che aveva decretato il fermo dei lavori il 9 maggio 2012 in seguito agli esposti di Italia Nostra e di varie altre associazioni sostenute da diversi ministeri. A meno di nuove ed ancor più clamorose novità la strada maestra sembra tracciata e la strada a scorrimento veloce denominata “Fondovalle del Calore salernitano” dovrebbe riprendere a macinare metri su metri e chilometri su chilometri verso il suo completamento che, in verità, vedo molto ma molto lontano. Bene ha fatto, comunque, il presidente della provincia Antonio Iannone che con garbo e senza enfasi autoreferenziale ha dichiarato con forza che “”Abbiamo perso tre anni per colpa di un ambientalismo di maniera che chiude gli occhi dove non deve”” (fonte Il Mattino del 6 set. 2014). Speriamo bene. Questa, comunque, è la storia recente. Ma oggi voglio fare un salto nel passato in considerazione che ho ritrovato nel mio enorme archivio cartaceo un manoscritto dell’ingegnere Raffaele Galdi che fu il coprogettista e direttore dei lavori della grande opera pubblica, vittima della furia di tangentopoli e per anni additato come l’unico responsabile di tutto. Oggi pubblico soltanto i primi righi di quel lungo memoriale, il resto ovviamente lo riservo per il libro sulla Fondovalle che vedrà la luce con l’inizio del nuovo anno. Lo scritto autografo di Raffaele Galdi risale, pressappoco, alla primavera del 1995, circa un anno dopo la sentenza di primo grado pronunciata la sera del 20 febbraio 1994. Scrive di suo pugno il compianto ingegnere Raffaele Galdi: “”Il contesto politico degli anni ’80 è dominato in Campania e maggiormente nel salernitano dall’on. De Mita con tutti i suoi uomini (vedi Gargani – Mancino). Verso la fine degli anni ottanta emerge la presenza socialista tramite l’on. Conte. Il PSI comincia a crescere e fa prevedere di crescere oltre ogni previsione. Conte elabora un progetto di sviluppo che si interpone al duello tra l’area interna capeggiata da De Mita e l’area costiera napoletana capeggiata da Gava. L‘area salernitana da “feudo demitiano” assurge a nuova realtà territoriale. Tutto ciò preoccupa gli ambienti D.C., in modo particolare De Mita che inizia una battaglia contro Conte. E’ Del Mese che afferma “quando si voleva combattere Conte, dissi a De Mita solo sul campo politico” (vedi “Il Mezzogiorno”). De Mita ha alle spalle la Presidenza del Consiglio, la nomina nelle istituzioni quale Gargani e Mancino (giustizia e servizi segreti). Per colpire Conte bisognava colpirlo nella progettualità, cioè nella proposizione. Per far ciò si individuano le persone a lui vicine da colpire: i tecnici. Nel 1990 arrivano a Salerno i super ispettori del Secit che, insieme alla Guardia di Finanza, devono verificare la contabilità e le dichiarazioni dei redditi di alcuni contribuenti sorteggiati a caso tra coloro che hanno dichiarato redditi inferiori rispetto alla media della propria categoria. Stranamente risultano sorteggiati a Salerno Raffaele Galdi e Franco Amatucci. Stranamente perché ? Perchè tutti sanno che i due non a caso sono chiamati “compassi d’oro”. Essi avevano dichiarato negli anni precedenti fatturati circa 50 volte superiori alla media della categoria. Però, nonostante un anno di accertamento, non si ottengono i risultati forse sperati, cioè trovare “fondi neri” da chiarire e poi a chi erano destinati. Niente. Immediatamente dopo entrano in gioco a Salerno i famosi o famigerati “servizi segreti”. Si verificano strani furti, ove si entra in case o studi, si rovista tra le carte ma niente viene asportato””. Il memoriale è pieno zeppo di inquietanti verità e non mancheranno di certo le sorprese; ma per il momento mi fermo qui.
direttore: Aldo Bianchini