L’assessore regionale Cosenza annuncia: “Versati 190mila euro per i cittadini alluvionati”. Le nostre considerazioni.
Marilena Mascolo
Napoli – “Sono stati accreditati ai Comuni di Scala ed Atrani 190mila euro per il rimborso dei danni ai cittadini vittime dell’alluvione del 9 settembre scorso. La somma riguarda i beni immobili e mobili danneggiati, e la ripresa delle attività produttive.” Lo ha detto l’assessore ai Lavori pubblici e alla Protezione civile della Regione Campania, Edoardo Cosenza che, in qualità di Commissario delegato al superamento dell’emergenza, ha firmato questa mattina il decreto. Ai due Comuni erano già state assegnate in via programmatica risorse per complessivi 381mila . “Con il decreto – ha spiegato l’Assessore Cosenza – vengono materialmente versate ai due enti locali le anticipazioni, pari al 50% dell’importo complessivo. Saranno i Comuni di Atrani e Scala a procedere ora alla liquidazione dei rimborsi ai cittadini, in base ai prospetti già approvati.” Sulla questione è intervenuto il sindaco del Comune di Atrani Nicola Carrano che ha espresso “piena gratitudine all’assessore Edoardo Cosenza. Il versamento delle somme – ha detto il primo cittadino – è solo l’ultimo segno, in ordine di tempo, della sua vicinanza al territorio. Sono certo che con il suo aiuto faremo rinascere Atrani che diverrà più bella, più accogliente e più sicura di prima.”
NOTE: Soldi, soldi, sempre e solo soldi. Non siamo d’accordo né con la comunicazione enfatizzante di Cosenza, né con l’espressione soddisfatta del sindaco di Atrani che ringrazia la munificità della Regione su cui basare una Atrani “più bella, più accogliente e più sicura di prima”. Non siamo d’accordo perché, in questo Paese, allo stanziamento dei fondi non ha mai fatto seguito un sereno ma rigoroso controllo sulle modalità di spesa degli stessi fondi. Non sappiamo quanti soldi, in termini di milioni di euro, sono piovuti su Atrani dal momento della tragedia del 9 settembre 2010. Sappiamo per certo che il torrente Dragone è sempre lì al suo posto, tenebroso e pericolosissimo; sappiamo per certo che il parcheggio costruito a monte del torrente è sempre lì al suo posto; sappiamo per certo che dopo le nostre denunce del fatto che il parcheggio aveva presumibilmente fatto da tappo ed aveva ancora più presumibilmente causato la tragedia non sono state prese in considerazione da nessuno, neppure dalla magistratura inquirente alla quale avevamo inviato i nostri reportage giornalistici; sappiamo per certo che poderosi interessi privati hanno avuto la meglio su quelli collettivi; sappiamo, infine, che neppure il papà di Francesca (l’unica vittima del disastro) si è preoccupato delle nostre denunce avendo concentrato la sua attenzione (e quella dei mass media) più sulla impraticabile pratica di risarcimento avanzata all’Inail per l’infortunio sul lavoro della figlia che sulla risoluzione del problema (il tappo a monte) che verosimilmente aveva causato la morte della figlia. Sappiamo che i nostri sono soltanto sfoghi giornalistici, non demordiamo e speriamo sempre che qualcuno possa raccoglierli in maniera positiva.