SALERNO – Lo scorso 25 agosto 2014, riprendendo una notizia apparsa su più quotidiani, avevo commentato il fatto che il medico Michele Verrioli dopo appena qualche anno si era ritrovato in una nuova tempestosa polemica: dai guadagni stellari alle attestazioni di validità su medicinali forse scaduti. L’articolo portava il titolo: SANITA’: da Verrioli a Verrioli … e Squillante ?; nel pezzo ponevo delle domande al direttore generale Antonio Squillante che, giustamente !!, si è ben guardato dal rispondere. Ebbene nell’attesa di una qualche risposta passo ad un altro argomento che ben rispecchia l’andamento etico, con abusi e soprusi, di tutti gli addetti alla sanità pubblica. La questione riguarda più specificatamente l’Azienda Ospedaliera Universitaria (AOU) San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona in San Leonardo e mi è stata raccontata da un medico di base casualmente capitato nel recinto sanitario qualche settimana fa; quindi l’appello è più diretto dal dott. Domenico Della Porta (direttore sanitario dell’AOU) che, guarda sempre il caso, era anche il presidente della cosiddetta <<Commissione Verrioli>> solertemente insediata dal commissario Francesco De Simone, commissione che non ha mai dato risposte almeno pubblicamente. A che cosa ha assistito il mio amico medico quella mattina di metà agosto. Dunque, gli operatori sanitari arrivano trafelati dinanzi al posto dove devono passare il tesserino marca tempo, fanno la strisciata e risalgono in macchina per andare a parcheggiare e poi per far ritorno comodamente nella struttura ospedaliera tanto dal punto di vista del controllo computerizzato sono in regola. Questo il quadro della situazione da cui discende facilmente una domanda: “Ma gli operatori dopo aver strisciato il cartellino ritornano a prendere realmente servizio ?”. Il mio amico medico, e non per difendere la categoria, mi ha riferito che almeno due che lui conosceva li ha visti ritornare verso il luogo di lavoro dopo una quindicina di minuti (tempo anche giusto se si pensa che il parcheggio dista alcune centinaia di metri e che il tratto di ritorno è in salita !!). Per altri non ha potuto mettere la classica mano sul fuoco. Ovviamente a chi dirà che non è con i quindici minuti che si può raddrizzare la sanità pubblica io rispondo che almeno iniziamo da quello; incominciamo tutti a prendere coscienza che l’orario di lavoro inizia realmente quando ci si mette il camice addosso e non quando si striscia il cartellino e poi si va prima a parcheggiare la macchine per fare anche una sosta corposa in uno dei bar-ristoro dell’ospedale. E’ un fatto di cultura che in altre parti del nostro Paese (senza bisogno di andare sempre all’estero) è una cosa acclarata da decenni. Ho ritenuto importante raccontare questo episodio perché poco più di un mese fa il direttore generale dell’ASL aveva proclamato di voler sottoporre anche i primari al cartellino orario e che ci sarebbe stato un giro di vite sul controllo dell’orologio marcatempo. Avevo subito plaudito e incoraggiato l’azione di Squillante. Allora se si uniscono le forze direttive tra ASL e AOU potremmo arrivare ad un sensibile miglioramento della qualità stessa dei servizi da offrire ai pazienti che non sono mai carne da macello ma sempre esseri umani con tanto di cervello e di professionalità. Un primario, un medico, un paramedico sono pur sempre <<dipendenti pubblici>> e non padroni delle ferriere, e devono capire di dover fare il loro dovere non tanto perché qualcuno glielo impone ma perché l’esercizio del dovere è anche una forma culturale da trasmettere alle future generazioni. Al comando della sanità pubblica ci sono sei personaggi: due direttori generali, due direttori sanitari e due direttori amministrativi che messi insieme prendono uno stipendio che supera abbondantemente il milione di euro all’anno. Ebbene a questi sei signori della sanità qualche sforzo in più è giusto e lecito poterlo chiedere, o no ?
direttore: Aldo Bianchini