SALERNO – La differenza tra ciucci e asini seppure non visibile è, invece, sostanziale. Perchè il ciuccio sta a simboleggiare il ciuccio vero e proprio, mentre l’asino oltre che il ciuccio potrebbe simboleggiare anche un comportamento poco attento e accorto (da asino !!) di chi sul ciuccio investe almeno con la speranza, non dico di guadagnarci ma di portare avanti una manifestazione degna di attenzione. Sulla stessa pagina (Il Mattino dell’11 agosto scorso) c’era, giorni fa, un articolone che eclatava a tutto ritmo e quasi a tutta pagina <<il palio dei ciucci di Cuccaro Vetere>> e più lateralmente un piccolo trafiletto per riportare la notizia che, invece, a Teggiano era addirittura intervenuta la “Lega Animalista” (LAV) per chiedere spiegazioni sull’essenza del palio di Teggiano giunto alla sua ventesima edizione. Gli organizzatori hanno subito deciso di annullarlo per evitare disguidi e false interpretazioni di quella manifestazione che, nello spirito degli animatori, era ed è una consacrazione del <<ciuccio>> quale fedele esecutore di lavori agricoli pesanti almeno in un recente passato. Per non fare la figura degli “asini” io avrei aspettato un momento prima di annullare il palio molto seguito nella loc. San Marco, avrei apportato qualche piccola correzione fin da subito e sarei comunque andato avanti. Ho assistito direttamente per due volte, negli ultimi anni, al palio dei ciucci di San Marco e qualcosa, almeno per quello che ho visto io, non mi convinceva; c’era forse una eccessiva strumentalizzazione dell’animale che veniva impegnato, anche contro voglia, in una corsa su asfalto che a volte produceva anche brutti incidenti. Finanche la scritta sulle locandine <<L’avvincente corsa del ciuccio>> dava adito a più di qualche sospetto. Ecco avrei eliminato la corsa forzata per uscire dall’equivoco animalista. Ma gli organizzatori, bontà loro, hanno deciso diversamente. E Cuccaro ? Non ci sono mai stato, sembra però che a Cuccaro Vetere non hanno mai fatto correre o spronato a correre i ciucci per le strade del paese ma li hanno soltanto lasciati sfilare come in una serata alla moda con galà finale, tutto in onore del ciuccio che lì è rimasto ciuccio senza mai trasformarsi in asino. Poi Cuccaro è il regno dei Valiante, e mica è poco. Il potere di quella famiglia è davvero invidiabile se pensiamo che sono riusciti, i Valiante padre e figlio, a far entrare Cuccaro nella ristretta cerchia delle <<città dei ciucci>> fino a creare la <<conferenza delle città del palio>> con Ginosa, Galatone, Palo del Colle, Oria, Massafra e Castelforte. E da qui anche la discesa a Cuccaro del ministro Maria Carmela Lanzetta (PD) a sugellare non solo il palio e la conferenza ma anche per ritirare il premio delle Città del Palio istituito proprio quest’anno da Cuccaro Vetere ed assegnato alla stessa ministra. Come dire che il potere non conosce ostacoli e non si ferma neppure al cospetto della LAV. Ovviamente <<gli asini>> di Teggiano non hanno goduto della stessa <<protezione>> e il palio (anche per parziale colpa degli stessi organizzatori) è finito nel mirino del <<presunti>> difensori degli animali e della natura in genere. Anche questa è politica, forse i volenterosi organizzatori di San Marco non lo sanno. Ma a Cuccaro il palio di quest’anno e la presenza del ministro Lanzetta sono serviti anche per festeggiare i cinquant’anni di attività politica del patriarca Antonio Valiante; una longevità che per i nostri tempi è quasi impossibile. Ma chi sono i Valiante e come nasce e da quando dura il loro impero politico ? Cercheremo di analizzarlo in un prossimo approfondimento.
direttore: Aldo Bianchini