SALERNO – Quando si parla o si scrive di giustizia dovremmo tutti sentirci coinvolti perché se è vero come è vero che <<la giustizia è amministrata in nome del popolo>> è altrettanto vero che il popolo (quindi tutti noi !!) dovrebbe sentirsi coinvolto a tutto tondo. Lo spettacolo poco edificante che ha offerto negli ultimi mesi la Procura della Repubblica di Milano con denunce e controdenunce tra il Procuratore Capo e uno dei suoi Aggiunti è il classico esempio del degrado in cui versa il <<pianeta giustizia>> di questo Paese. “Come è possibile che in un ufficio giudiziario la cui immagine esterna era fino ad ieri di compattezza e di efficienza si trovi inghiottito di colpo da un gorgo di veleni da cui rischia di uscire distrutto ?” e ancora “E’ accaduto tutto all’improvviso o qualcosa covava, e solo adesso, chissà perché, deflagra ?”. Sono queste le domande che ha posto e si è posto il giornalista Luca Fazzo (de Il Giornale) per cercare di spiegare <<la faida fra le toghe rimaste orfane dell’arcinemico>>. E nell’articolo, pubblicato il 14 maggio scorso, Fazzo da risposte esaurienti ed esaustive. Dice: <<Tutto esplode adesso perché è venuto meno il grande collante che in questi anni ha tenuto insieme le anime diverse della Procura milanese e di tutta la magistratura italiana. Questo collante era l’emergenza Berlusconi. C’era un nemico comune, vissuto come tale non solo dai pm direttamente impegnati nelle inchieste su di lui, non solo nei settori radicali del sindacalismo delle toghe, ma dall’intero corpo della magistratura, perché metteva a repentaglio un quadro di norme ritenute irrinunciabili dalla categoria … (ecc., ecc.)>>. Poi Fazzo si dilunga nella spiegazione del perché Berlusconi è venuto meno come nemico unico, e qui ovviamente ognuno può pensarla come vuole e come crede. Resta, però, difficilmente contestabile (almeno dal mio punto di vista !!) la spiegazione offerta da Fazzo sull’improvviso sfascio verificatosi all’interno della Procura meneghina (soprattutto dopo la sentenza di assoluzione in appello del luglio scorso per il <<caso Ruby>>), una di quelle poche Procure additate a modello in buona parte d’Europa ed anche del Mondo. Ma c’è un aspetto, molto importante, che Fazzo non tratta nel suo intervento a tutto campo; questo aspetto si chiama <<effetto cascata>> che le azioni della Procura milanese hanno da sempre avuto su tutte le altre circoscrizioni giudiziarie italiane. Difatti se diamo per scontato che la tangentopoli nacque a Milano con <<Mani Pulite>> non possiamo non ricordare che molte altre Procure presero a modello l’azione milanese per ripeterla, pari pari, sui territori di loro competenza. Ciò che dico è, quantomeno, accaduto a Salerno innanzitutto per la presenza dell’allora giovane pm Michelangelo Russo che era stato allevato nel cuore della Procura lombarda da giudici del calibro di Alessandrini (ucciso dalla B.R.) e Bevere (tuttora in Cassazione), solo per citarne alcuni, e poi per i continui viaggi istruttivi che lo stesso Russo con Luigi D’Alessio e Vito Di Nicola effettuarono in quel periodo nella struttura giudiziaria del capoluogo lombardo. Senza contare poi delle lunghe permanenze di molti magistrati milanesi –invitati da Ferdinando Pomarici, pm storico di Milano- sulla costa cilentana tra Pollica e altre località rinomate. Possibile, dunque, che come accadde per tangentopoli il fenomeno di <<caduta a cascata>> possa ripetersi anche oggi in molte Procure con ricadute che è difficile valutare al momento. D’improvviso potremmo ritrovarci con le Procure non più schierate con questa o con quella associazione sindacale di categoria ma libere di muoversi a piacimento ed ognuna per conto proprio. Potrebbe saltare anche la catalogazione delle Procure e dei singoli PM tra destra e sinistra (ovviamente più sinistra che destra !!) ed assistere ad un <<sciogliete le righe>> come è accaduto ai sindacati dei lavoratori che si sono dovuti confrontare con i movimenti di base non facilmente controllabili. Ovviamente è ancora presto perché questo accada, semmai dovesse accadere; ma è possibile davvero vederne delle belle. C’è all’orizzonte la spada di damocle del tribunale dei Diritti dell’Uomo di Bruxelles, se dovesse giudicare Berlusconi non colpevole allora si aprirebbero davvero nuovi ed inquietanti scenari perché nel mirino non ci sarebbero solo le Procure ma anche la stessa Cassazione. La faida fra le toghe rimaste orfane dell’arcinemico è un fenomeno da seguire, comunque, con molta attenzione.