SALERNO – “L’accoglienza è un dovere”, questa la frase che spesso ricorre sulla bocca dei Vescovi, spinti forse dal Papa e dagli Arcivescovi a fare sempre di più e meglio in favore dei “migranti”. Accade anche a Teggiano, così come a Vallo della Lucania, Cava e Nocera, che i vescovi dicano che <<l’accoglienza è un dovere>> ripetendo con convinzione l’invito all’accoglienza predicato dall’arcivescovo mons. Luigi Moretti che per la provincia di Salerno riveste il ruolo di capo-fila di tutti i Vescovi del territorio. Purchè la frase, fatta di parole, non rimanga un semplice contenitore di parole. Mi ha fatto molto piacere sapere che sulla banchina del porto di Salerno, sabato mattina 19 luglio 2014, c’era anche mons. Antonio De Luca (Vescovo della diocesi Teggiano-Policastro) accompagnato, se non proprio spinto, da don Vincenzo Federico (parroco della Chiesa di S. Alfonso di Padula) che resta uno dei simboli dell’accoglienza e della carità su tutto il territorio regionale. Anche se la Caritas, che raccoglie in se tutte le attività inerenti l’accoglienza e la carità, rimane una delle strutture più emblematiche della Chiesa con tutte le sue tantissime splendide stelle ma anche con le sue poche ed emblematiche ombre; e quelle di Salerno, di Padula e di altre diecesi non si sottraggono a questa considerazione logica e ben consolidata nell’immaginario collettivo. Ecco perché la presenza e l’intervento diretto del Vescovo di Teggiano sulla banchina del porto di Salerno dovrebbe essere commentata e dibattuta e non soltanto offerta alla gente come semplice “fatto e/o notizia di cronaca”. <<L’accoglienza di questi nostri fratelli è una delle prime responsabilità –ha detto mons. De Luca- Sono persone in cerca della dignità di vita, in fuga dalla guerra e dalla violenza. Ci sono molti bambini, per fortuna accompagnati, ma sono loro che suscitano soprattutto un senso di ribellione rispetto all’ingiustizia del mondo>>. Ecco sono queste le parole (con la speranza che non restino soltanto parole !!) che un comune fedele si aspetta da un Vescovo, è questa la strada maestra per entrare nella politica e cercare di cambiarla; e solo in questo modo ai Vescovi (io credo !!) è concesso di fare politica. Il mio non è un panegirico per cercare di tenermi buono il vescovo De Luca dopo le bacchettate di qualche settimana fa, è soltanto il giusto riconoscimento del probabile inizio di una strategia che potrebbe portare novità e benefici anche al territorio della diocesi in cui lo stesso vescovo opera da un paio di anni dopo i lunghi mandati del compianto Schettino e di Spinillo. Ma, ovviamente, alle parole devono seguire i fatti allo stesso modo del giornalismo che dopo la cronaca deve far seguire gli approfondimenti e, perché no, anche i suggerimenti. Sul territorio della sua diocesi mons. De Luca ha già la strada in un certo senso spianata; gliel’ha preparata e offerta su un piatto d’argento don Vincenzo Federico. Ma cosa può fare un presule ? Tutto e niente, dipende sempre e soltanto dalla sua volontà di entrare nella cosiddetta <<giustizia distributiva>> e stimolare la sensibilità umana di chi non l’ha finora dimostrata. Alludo a tutti i personaggi politici, quasi notabili, ed a tutti i Sindaci del comprensorio che mons. De Luca potrebbe tranquillamente e serenamente chiamare a rapporto per ottenere la loro disponibilità in fatto di accoglienza e carità che in queste ultime settimane non è stata spontaneamente offerta (leggasi attacco della CGIL contro i sindaci che non avrebbero neppure aderito al “cartello della Prefettura” !!). Il capo della Chiesa locale otterrebbe così due risultati immediati; in primo luogo metterebbe tutti i politici e i sindaci a rischio figuraccia con una richiesta seria e umana (e non con inutili e anonimi anatemi lanciati attraverso lo strumento dell’omelia !!) finalizzata a conoscere per nome e cognome tutti quelli che si dovessero sottrarre a questo dovere umanitario; in secondo luogo il Vescovo otterrebbe (con il supporto e l’aiuto di don Vincenzo) il controllo assoluto di tutto il movimento (volontariato compreso) che insiste sul territorio al fine di evitare l’insidia di qualche deriva che sempre si annida nei meandri di ogni ciclopica operazione a sfondo umanitario. In pratica S.E. Mons. Antonio De Luca potrebbe sfruttare il momento favorevole per fare di questa occasione il punto di svolta, di novità e di cambiamento che da anni i fedeli della diocesi attendono con ansia e con pazienza cristiana, ma non con rassegnazione.
direttore: Aldo Bianchini