Di Maria Luisa Perrone
Come ti muovi avanti e indietro in quella sala d’attesa,
presto arriverà una grande sorpresa,
che solo essere amata vuole,
è così strano che proprio tu non abbia parole.
La tua donna sta soffrendo per amore,
sta riempiendo quella stanza di un magico dolore,
sta affrontando con coraggio la paura
per mettere al mondo la vostra creatura.
Anch’io con un mazzo di fiori,
in sala resto,
non c’è posto peggiore per accorgermi di averti perso.
Da quando la conosci sei diventato un altro uomo
e questo bambino capita come un dono,
un dono ottenuto senza compromessi,
un dono che avete fatto a voi stessi.
Ripenso, adesso che aspetto e me ne resto qui da sola,
al perché con me eri tutt’altra persona.
Ogni tua parola, ogni tuo gesto lo dimostra,
ti pregavo di dirmi che ero quella giusta.
Con me eri un bambino che non voleva crescere,
adesso più non vorresti smettere.
Ti immagini già con tuo figlio allo stadio
o a cantare a squarciagola le canzoni alla radio,
immagini vederlo camminare, andare a scuola,
sperare che “papà” sia la sua prima parola,
lo immagini ragazzo, lo immagini uomo,
ti chiedi come sarà della sua voce il suono.
Eccolo qui è partito,
si sente il suo primo vagito.
Ora c’è il gioco di vedere a chi assomiglia,
che belli siete, che bella famiglia!
Continua a pensare che sei una persona speciale,
solo che prima non sapevi amare.
Appoggio i fiori sulla sedia, non voglio entrare,
mi sembrerebbe di disturbare.
Ti ho avuto e ti ho amato fino a stare male
e il mio destino è uscire sola da questo ospedale.