SALERNO – Che il pesce puzzi dalla testa è un fatto risaputo. Ma perché il pesce puzza dalla testa è un fatto che non tutti sanno perché si sono semplicemente adagiati sull’antico detto senza andare a ricercarne le motivazioni. Come accade spesso ai nostri giorni bisogna ricorrere a consultazioni rapide su internet in mancanza di tempo per le enciclopedie. In parole povere significa che quando una situazione si fa critica la causa maggiore è dovuta proprio al principale responsabile. La classe dei medici, sostengono in tanti ma soprattutto a Napoli, <<fete d’a capa comme ‘o pesce>>; figurarsi quella dei primari ospedalieri, una categoria che sulla carta non esiste più da tempo e che le tante riforme hanno sostituito con i cosiddetti <<direttori di unità>>, una sorta di santoni della medicina che si aggirano, per prassi e per abitudini consolidate, tra le corsie senza dover dare conto a nessuno di tempi, presenze, educazione, preparazione e professionalità. Questo è un pò l’aspetto più esteriore della sanità pubblica, ma è anche l’aspetto che colpisce di più. Ovviamente e fortunatamente non tutta la sanità pubblica è cosi, anzi la maggioranza è fatta di solide professionalità e convinte adesioni al giuramento di Ippocrate. E allora da dove cominciare, si sarà chiesto il baldanzoso Antonio Squillante (direttore generale della ASL di Salerno), per incominciare a riordinare lo scandaloso andazzo della sanità pubblica che lui è chiamato a morigerare (ricondurre a buoni costumi, frenare gli eccessi, correggere …) ? La risposta è stata semplice, bisogna incominciare da dove il pesce puzza, cioè dalla testa. Ed ecco che gli ex primari, oggi dimessi al ruolo di <<direttori di unità>>, dal 1° luglio si sarebbero dovuti munire, tutti !!, di cartellino marcatempo. Soprattutto per specificare le ore di straordinario e di lavoro in Alpi. E qui ritorna in gioco la sporca politica, quella fatta dai politicanti di giornata e di borgata, che per succhiare masse imponenti di voti dai primari, dai medici e dagli infermieri ospedalieri ha creato negli anni quel mostro a più teste che si chiama ALPI, soprattutto Alpi e non soltanto straordinario. Il termine ALPI non è altro che la sigla di <<Attività Libero Professionale Intramenia>> che, secondo il legislatore, doveva rappresentare la prestazione professionale offerta da un medico o da un infermiere fuori dal contesto specifico del suo orario di lavoro e nell’ambito della struttura ospedaliera. Vale a dire che, se – dove e quando occorre, un medico o un infermiere può allungare la sua prestazione professionale oltre l’orario ufficiale di lavoro ricevendo come compenso una somma oscillante tra i 60 e gli 80 euro all’ora in più rispetto allo stipendio che già riceve per il lavoro contrattualizzato. Il tutto deve essere ampiamente e corposamente dimostrato e documentato. Quella che, secondo i politicanti, doveva essere la panacea della sanità pubblica e doveva risolvere tutti i problemi di carenza di personale è diventata, invece, nell’italico sistema un modo per spremere sempre di più il latte dalla mucca e riuscire a guadagnare anche due o tre volte lo stipendio normale andando a fornire prestazioni in ALPI quando le stesse potrebbero essere fornite in orario convenzionale; ma c’è ovviamente di più. Spesso, molto spesso, le prestazioni in ALPI i signori medici e infermieri le vanno a fare presso altri ospedali mettendo a segno anche le famigerate <<doppiette orarie>> che sul piano della resa professionale sono davvero sconvolgenti. La politica dei politicanti è rimasta essa stessa vittima di questo sistema che da <<concessione eccezionale e documentata>> (così recitava la legge di istituzione !!) è divenuto diritto acquisito ed inalienabile con la complicità, e forse connivenza, dei sindacati. E la sanità pubblica precipita sempre di più, naturalmente nel mezzogiorno dove l’ALPI è in continuo crescendo mentre al nord viene applicato scrupolosamente come previsto dalla legge. In Campania, poi, accade di tutto e di più; con la classe dei medici e degli infermieri assistiamo all’assurdo che loro si arricchiscono con l’ALPI che, per altri versi, ha bloccato le assunzioni di nuove unità operative e che gli stessi medici e infermieri con l’aggiunta assurda di qualche politicante fanno ricadere come colpa grave sull’intera classe dei politici-politicanti. Qualcuno si sta meravigliando dell’atteggiamento abbastanza deciso di Antonio Squillante che, nella fattispecie, non fa altro che il suo mestiere che è quello di applicare la legge in maniera uguale per tutti. Naturalmente ci saranno forti resistenze ma la via è tracciata. Se Squillante avrà la forza di andare fino in fondo lo capiremo nei prossimi mesi. Una cosa è certa, ha capito l’infernale meccanismo ed ora può contrastarlo se davvero vuole il bene della sanità pubblica salernitana. Ma avrà la forza di andare avanti ? Ovvero gli consentiranno di andare avanti ? In tutta sincerità non credo, non certo per colpa sua e del suo decisionismo ma per colpa della politica insipiente che è già tutta protesa in una estenuante e lunghissima campagna elettorale regionale. Del resto lo stesso Stefano Caldoro ha incominciato il lavoro ai fianchi del direttore generale Squillante mettendo in discussione alcune annunciate intenzioni di tagli e di controlli più giusti e più severi; anzi c’è già qualcuno che dice che Squillante ha i giorni contati e cerca di posizionarsi su nomi più certi verso un cambio al vertice della Asl. A meno che Squillante non faccia rapidamente qualche passo indietro. Il gioco si fa duro, vedremo come andrà a finire.