SALERNO – Ci son voluti ben 77 giorni affinchè “don Nunzio Vincenzo Scarano” rispondesse all’appello rivoltogli da “don Alfonso D’Alessio” la mattina del 24 gennaio 2014 dalle pagine de “Il Mattino” con un pezzo dal titolo <<Ora si spogli come Francesco>>. Il giorno 7 aprile 2014, ripeto dopo ben 77 giorni, il prelato salernitano risponde a D’Alessio così: <<Io un cattivo esempio ? Ho solo servito la Chiesa>>, ed anche questo pezzo è di grande effetto e nel titolo racchiude, forse, il grande enigma della Chiesa Cattolica Romana (C.C.C., nulla a che vedere però con il mitico e famigerato Consorzio Cooperative Costruzioni di comunistoide memoria !!). Quell’enigma che sulla bocca di Andrea, il giovane amico di don Alfonso D’Alessio, prende la denominazione di un vero e proprio luogo comune: <<voi preti usate la talare per imbrogliare>>. Ovviamente nell’intervista ottimamente realizzata dal collega Mariano Ragusa e pubblicata il 7 aprile 2014 non si fa alcun riferimento alla lettera aperta di Alfonso D’Alessio, probabilmente il collega ne ignorava l’esistenza e la redazione non lo ha avvertito del possibile e, forse, doveroso collegamento che un giornale dovrebbe, comunque, fare. Per quanto mi riguarda la lettera di D’Alessio e il contenuto dell’intervista rilasciata da don Nunzio hanno tra loro una connessione strettissima; ecco perché continuo a dire che don Nunzio ha risposto a don Alfonso dopo ben 77 giorni di meditazione e, forse, preghiera. Le due cose sono in assoluta antitesi. Don Alfonso dice e scrive che don Nunzio ha certamente sbagliato, ma ha sbagliato in proprio e per questo la Chiesa deve essere tirata fuori da inevitabili sospetti, ed ha anche concesso al prete presunto imbroglione almeno una chance, quella di redimersi, di pentirsi e di ritornare sulla retta via spogliandosi dalle ricchezze e dalla vita facile così come fece San Francesco d’Assisi. Don Nunzio, invece, afferma decisamente e con forza di non essere un cattivo esempio e di aver solo servito la Chiesa. Delle due l’una, come si dice in gergo; o don Alfonso dice la verità e don Nunzio mente oppure don Nunzio dice la verità e don Alfonso cerca di parare il colpo micidiale, non ancora mortale, che il monsignore salernitano/romano potrebbe sferrare contro la Chiesa in generale per tutti quei segreti che verosimilmente conosce e che per il momento tiene ben nascosti nella sua memoria e nella sua coscienza. Insomma questo è il quadro che si presenta ad una attenta osservazione dei due scritti che proprio per essere scritti rimangono indelebilmente scolpiti come sulla pietra di Pietro. Che poi la verità vera sia dalla parte di don Alfonso piuttosto che dalla parte di don Nunzio, beh !! sinceramente questo non spetta a me accertarlo; io conduco con modestia ed umiltà una semplice inchiesta giornalistica che, a prescindere dai pregiudizi o dalle notizie di mera cronaca, va alla ricerca della possibile verità attraverso l’esame storico del personaggio e del suo radicamento nella vita sociale prima e nella chiesa cattolica poi. Il collega Ragusa, un pò come fan tutti, si è fermato sulla soglia delle risposte date alle sue domabnde senza andare a chiedere, ad esempio, a don Nunzio perché non ha mai citato nel corso dell’intervista il nome di <<don Salvatore Pagano>> che potrebbe aver tanto inciso sulla sua formazione giovanile e cattolica. Difatti il monsignore si limita a citare altri nomi (Federico Aquara, Alfonso Tisi, e Michele Gargano !!) quasi come se volesse distrarre l’attenzione dell’intervistatore dal nome più pregnante della sua vita di novello e di sacerdote, prima del lancio verso la Curia romana, fino alla scelta fatalmente casuale operata sul suo nome dal cardinale Castillo Lara. Mi dispiace dirlo ma queste mi appaiono come caramellino che possono essere propinate ai bambini delle elementari. La sua stessa riconosciuta vicinanza al cardinale Raffaele Renato Martino è descritta da don Nunzio in maniera artatamente speculare alla sua causa, così come i suoi due “casuali incontri” con il cardinale Tarcisio Bertone. Tutto quello che poi don Nunzio dice nel resto dell’intervista in merito ai suoi rapporti con la famiglia dei D’Amico per la mia inchiesta è poco importante ed anche poco funzionale. Mi interessa, invece, l’ultima parte dell’intervista dove don Nunzio non solo risponde all’arcivescovo Luigi Moretti ma cerca di prendere comunque le distanze da lui rifugiandosi nella fede e nella preghiera dopo aver ribadito che lui ha solo servito la Chiesa. Ma cosa potrebbe voler dire o dice per davvero don Nunzio quando afferma che ha solo servito la Chiesa ? Insomma, per farla breve, don Nunzio ha operato nei labirinti finanziari per conto suo o solo per conto della Chiesa ? Alla prossima puntata.