Finalmente ha avuto inizio il campionato di serie “A” tra conferme, cadute e sorprese. Come sempre !!
Aldo Bianchini
Mondo Calcio – La lettura del titolo, che sembra più un’equazione anziché una pimpante ed enfatica terminologia calcistica, dovrebbe essere facile: Del Piero sta a Conte, come Enrique sta a Totti. Invece non è così; se vogliamo essere sinceri il titolo va letto, invece, così: Del Piero sta a Conte come Enrique non sta a Totti. Tutta qui, a mio sommesso avviso, la chiave di volta del campionato di calcio di Serie A per l’anno 2011-2012. E questa irriverente equazione ci accompagnerà per tutto l’arco del campionato, fino al prossimo mese di giugno. A dispetto di tutti quei giornalisti che quando intervistano i quattro protagonisti del nostro modesto titolo, o anche quando ne parlano o ne scrivono, fanno sempre finta di non sapere che in una squadra di calcio (ma anche in tante altre branche dello scibile umano) c’è chi comanda e chi deve ubbidire. La fama di mangia-allenatori di Francesco Totti sembra quasi un’assoluta novità per giornalisti che pure, nel corso degli anni, hanno acquisito esperienze e meriti professionali. Chissà, forse sarà la paura di mettersi contro determinati personaggi, lo spauracchio di non poter più effettuare ridicole interviste, il timore di mettersi contro poteri sportivi consolidati, fatto sta che questi mega intervistatori (mega grazie soltanto al fatto che brandiscono microfoni Rai, Mediaset e Sky) appaiono come dei ragazzetti alle prime armi e con un visetto che sprizza tutta la sorpresa di apprendere che Del Piero e Totti governano le sorti delle loro rispettive squadre. Ho fatto questi due nomi perché, probabilmente, sono gli ultimi “Re” legati da sempre e per sempre ai colori delle rispettive magliette (come era normale nei primi decenni del dopoguerra). Far finta di non sapere tutto questo e come fare cattiva informazione. La stessa cosa dicasi per gli allenatori, entrambi, nuovi che da quest’anno reggono le sorti sportive della Juventus e della Roma con risultati diametralmente opposti: grande Juve, piccola Roma. Come nella vita quotidiana anche nello sport c’è una spiegazione a tutto ciò. Antonio Conte, mi pare quasi di vederlo alla prima riunione dello spogliatoio quando (come qualcuno sussurra!!) avrebbe detto: “Del Piero non si discute, scende in campo e fa quello che crede, la sua professionalità è fuori discussione ed è talmente alta da consigliargli anche quando deve uscire”. Se vero è eccellente il discorso di Conte, ha consacrato un leader, ha fatto capire a tutti che comanda lui ed ha dato a Del Piero la possibilità di gestire e di autogestirsi. Insomma Conte sembra aver fatto proprio quello che un allenatore deve fare, anzi ha fatto l’unica cosa che un allenatore deve fare dimostrando di non temere niente e nessuno, neppure l’ombra del mito Del Piero. A Trigoria, invece, sempre nella prima riunione dello spogliatoio Luis Enrique sembra abbia detto: “Qui comando io, da oggi si fa così, così e così”. La cosa più sbagliata in uno sport di squadra e soprattutto in una squadra che ha già una sua “musa ispiratrice”, anche se si tratta di una musa quasi ferma e non al passo con i tempi di un calcio che si fa sempre più moderno e sempre più veloce a discapito della tecnica personale. Ma c’è tempo, ne avremo almeno per nove mesi, le discussioni si accavalleranno alle discussioni prima che lo straniero Enrique ritorni nelle sue terre, mentre la Roma continuerà ad affondare a dispetto del “progetto” dei suoi proprietari pseudo americani che ne volevano fare soprattutto un “marchio turistico” da vendere in tutto il mondo. Insomma, come dire, meglio la furbesca pragmaticità di Conte che il fumoso barcellonismo di Enrique.