AGO: venti anni dopo

 

Aldo Bianchini

SALERNO – La mattina del 30 maggio scorso sulla prima pagina de “Il Mattino” di Salerno ho letto l’articolo dal titolo “Di Bartolomei vent’anni dopo” scritto dal responsabile della redazione Paolo Russo, tornato da qualche mese nella sua Salerno per ricoprire certamente un incarico di prestigio. Quello di Paolo, lo dico subito e senza falsi infingimenti, é un pezzo che mi ha riconciliato con quella che é la mia visione del giornalismo, quello completo e non fatto soltanto e sterilmente di “fotocronaca” che in alcuni casi rasenta addirittura il copia-incolla tanto caro al mondo dell’informazione sul web. Paolo Russo ha fatto semplicemente quello che tutti dovrebbero fare, anche gli apprendisti giornalisti alle prime armi: ha preso la notizia del ventennale della morte di “AGO” (Agostino Di Bartolomei, calciatore, capitano della Roma e della Salernitana), l’ha data, l’ha ampliata, l’ha commentata aggiungendo particolari inediti ed, infine, ha espresso anche delle considerazioni che, attenzione, non sono personali (anche se non guasterebbero !!) e si avvicinano moltissimo al pensiero di tantissimi sportivi che hanno apprezzato la professionalità del grande Ago. Raccontata così la cosa sembra semplice, invece é frutto di anni e anni di lavoro, di sacrifici, di conoscenza diretta dei fatti e di partecipazione giornalistica ed anche personale ed emotiva agli eventi che hanno in un certo modo segnato la storia di una comunità in cui il giornalista, se vuole essere tale, deve vivere ed operare avendo sempre presente che il suo mestiere di giornalista lo deve portare ad osservare ciò che avviene dinanzi a se, ben sapendo che il suo é un osservatorio privilegiato attivo h/24. Quello che sto scrivendo non é assolutamente una lezione di giornalismo, non sono in grado di darne e non ne dò, ma gradirei anche non riceverne, soprattutto da ragazzine e ragazzini (peggio se femminucce !!) che appena si ritrovano con un notes o un microfono in mano credono di essere già arrivati alla fine di un percorso che é lungo, difficoltoso, insidioso ed anche molto particolare. Si arrabbiano anche quando é palese che hanno fatto soltanto “fotocronaca” e un loro pezzo non viene considerato “articolo” ma soltanto un racconto cronachistico o una intervista televisiva avendo lasciato il microfono nelle mani dell’interlocutore del momento. Per assurgere a dignità di articolo una notizia deve mangiare pane e companatico, e così anche chi la scrive e la pubblica. Un giorno scendendo le scale di Palazzo Sant’Agostino (il palazzo dove ha sede la Provincia di Salerno) sorpresi davanti a me due giovanissimi colleghi (un maschio e una femmina) dialogare rincalluzziti per aver già fatto in pochi minuti un ottimo telegiornale: “ho realizzato cinque interviste su cinque avvenimenti diversi, un bel colpo“, l’altro (con una faccia quasi da perdente !!) si rizeló dicendo che ne aveva fatto soltanto quattro perché sull’ultimo era arrivato tardi. Non intervenni, non volli essere mandato a quel paese o peggio ancora essere considerato uno che vuole dare lezioni; siccome a me piace dire pane al pane e vino al vino facendo nomi e cognomi, per non mortificarli, dico solo che la prima era di Telecolore e il secondo di Tv Oggi. Quel giorno dalle 14.00 in poi vidi da casa due telegiornali fotocopia e senza il minimo taglio professionale del giornalismo puro. Che tristezza !! La colpa, ovviamente, non é soltanto degli aspiranti giornalisti ma deve essere divisa in parti uguali anche con chi li dirige e con chi edita giornali e tv; ma la storia sarebbe troppo lunga. Dico solo che almeno in provincia di Salerno non esiste l’editore puro a garanzia della libertà e del corretto rapporto di lavoro, ci sono però tanti editori che sfruttano tantissime giovani leve che potrebbero dare molto di più e che sono costrette a vivacchiare all’ombra di una professionalità che fu. Il pezzo di Paolo Russo, questo si, é da scuola di giornalismo, altro che corsi universitari, per chi si avvicina a questo mestiere che é e resta tra i più belli del mondo. Dimenticavo di dire una cosa molto importante e cioè che in questo mestiere ci vuole umiltà, nella misura giusta e senza eccessi, ed anche la capacità di leggere soprattutto quello che scrivono gli altri, prendendo il meglio e cancellando il resto.

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