SARNO – Ricorre questo mese il diciassettesimo anno dalla tragedia di Sarno. Il tempo ha sbiadito in molti di noi responsabilità, ricordi e la stupidità di un territorio saccheggiato dalla speculazione e dal malaffare. Nel dna della vita il male non ha quasi mai l’ultima parola e il pensiero mi riporta a quanti come Maurizio Marino hanno sacrificato e sacrificano la loro esistenza per gli altri .
Maurizio Marino, Dirigente di primo livello dell’Ospedale Villa Malta di Sarno è nato a Nocera Inferiore da Aristide Marino e Luisa della Casa. Educato ai valori cristiani mostrò fin dall’ adolescenza un particolare interesse per il mondo dell’emarginazione e della povertà. Attivista nei nuclei missionari (N.A.M.) la sua opera, variegata e incessante, fu ispirata da un forte ideale di carità verso il prossimo che motivò la sua scelta universitaria e nel tempo l’operare di medico.
Laureato in medicina e chirurgia presso la I Facoltà dell’Università degli studi di Napoli con il massimo dei voti il 26/02/1981; si specializzò in seguito in “Chirurgia di Urgenza e Pronto soccorso” ottenendo, ancora, il massimo dei voti e la lode.
Nell’agosto del 1984 sposò Rosetta De Filippo, compagna di questo itinerario misterioso del quale, lei stessa, ha condiviso premesse e oggi ne accetta dolorosamente ma coerentemente la conclusione. Un matrimonio allietato dalla nascita di tre figli: Eliana, Martina Pia e Lucio.
Esiste un passaggio importante e forse decisivo nella vita di Maurizio: il primo incarico nell’Ospedale “Casa sollievo della sofferenza” di S. Giovanni Rotondo cittadina nella quale si trasferì con la famiglia. Una esperienza che segnò ulteriormente la sua esistenza di cristiano e finì per modellare scelte, pensieri e azioni nella contemplazione delle virtù di P.Pio da Pietrelcina.
Nel 1989 si trasferì all’Ospedale di Sarno con incarico di assistente chirurgo, punto di arrivo del suo breve viaggio tra noi.
Il giorno 5 maggio 1998, lutto e disperazione si abbatterono su Sarno, Quindici, Siano, Bracigliano cittadine della Campania.
Un torrente di acqua e fango sotto l’urto di una pioggia insistente precipitava vertiginosamente dalle montagne che sovrastano queste cittadine travolgendo paesi, trascinando verso la morte intere famiglie, distruggendo l’Ospedale di Sarno nel quale Maurizio Marino prestava la sua opera. Pur avendo terminato il turno di guardia interdivisionale consapevole del pericolo rimaneva volontariamente al suo posto. Su un terreno spoglio di certezze e di vita, dove circostanze e uomini furono vittime della loro generosità e di tante incapacità, Maurizio Marino, rifiutava qualsiasi soluzione di fuga e di salvezza continuando nella sua opera di medico e soccorritore senza mai abbandonare i feriti, maschere tragiche di fango e terrore, affidati a lui dalla sua stessa coscienza morale.
Al sopraggiungere dell’ultima frana con un atto di coraggio e generosità spinto fino al sacrificio totale faceva del proprio corpo scudo e ultimo diaframma di vita stringendo in un abbraccio disperato un bimbo ferito e affidato alle sue cura. Così furono ritrovati dai soccorritori: stretti da un bisogno disperato l’uno dell’altro, dalla speranza di ritrovare la salvezza o la rassegnazione di fronte al dolore e alla morte.
Per quell’ideale che ha ispirato il tempo di Maurizio, la sua presenza tra noi, a chi scrive e a chi offre testimonianza tocca dire, ancora oggi, che Maurizio Marino ha perso la sua esistenza terrena ma non la vita.