Aldo Bianchini
SALERNO – All’alba del 17 aprile 2014 è andato via in silenzio, così come aveva vissuto gli ultimi vent’anni della sua vita terrena. Il suo nome era Paolo Donatantonio ed aveva rivestito una delle cariche pubbliche più prestigiose: capo cerimoniale del sindaco Vincenzo De Luca. Era salito alla ribalta dall’ombra, appunto, in seguito all’epurazione violenta di Alfredo Grimaldi che occupava quel posto sotto il sindaco Vincenzo Giordano ed ancor prima con altri sindaci. Erano due gli uomini che De Luca aveva promesso di epurare nel corso della campagna elettorale del ’93: Grimaldi fu brutalizzato, Marotta fu portato sugli altari sui quali tuttora è assiso. Una brutta entrata quella di Donatantonio che da quel giorno si incamminò lungo un sentiero glorioso durato quasi vent’anni. Sempre nell’ombra, comunque; perché con De Luca si fa così o si fa così. Punto. Un bell’uomo, non ci sono dubbi, è stato Paolo Donatantonio; corteggiato, vezzeggiato, odiato, amato, contestato, accarezzato, vilipeso. Molti gli aneddoti che si raccontano nel palazzo di città sul suo rapporto con le donne, soprattutto quelle belle ed affascinanti; probabilmente anche queste dicerie avranno inciso nella separazione dalla moglie (fonte La Città). Lascia due adorati figli e la sua grande passione: il calcio. Ho conosciuto pochissimo Paolo Donatantonio, essendo io un giornalista anomalo e non avendo necessità di seguire la cronaca cittadina, non ho mai avuto la necessità di rapportarmi con lui; l’ho incrociato complessivamente poco più di tre-quattro volte in vent’anni. Poco per giudicare il suo operato, sufficiente a giudicare negativamente quello di chi lo assediava continuamente ad ogni manifestazione pubblica per sapere se il sindaco era uscito, se aveva fatto la pipì al mattino, cosa avesse mangiato e bevuto, ecc. ecc.. L’ultima volta incrociai il suo sguardo alcuni anni fa, sempre freddo ed inespressivo (almeno nei miei confronti) ma senza astio, giù nella zona retro portuale (Le Chiancarelle !!) per una delle tante inaugurazioni fantasme ad opera del suo sindaco. Poi non l’ho più visto. Ho solo sentito, un paio di anni fa, della sua brutale quanto inaspettata epurazione dal ruolo di <>; fino al punto che qualcuno mi chiese se sapessi dove era finito e, come spesso accade, io che con lui non avevo alcun tipo di rapporto dovetti interessarmi anche del suo destino. Era finito in un angolo sperduto del Comune, in un ufficio fantasma, di nuovo nell’ombra da dove venti anni prima era emerso a sorpresa. Ovviamente non mi fermai alle prime scarne notizie e cercai di capire quello che poteva essere accaduto. Eravamo verso la fine del 2011 e il bravo e stimato Donatantonio che era stato per ben 17 anni ai vertici di quell’ufficio (da dove sembrava non poter essere mai sradicato) era stato, invece, improvvisamente ed imprevedibilmente rimosso e scaraventato in un ufficio qualunque. Affari interni, mi dissero; affari che riguardavano l’organizzazione apicale dello staff del sindaco in cui non bisognava, e non si poteva, mettere becco. Una notizia suscitò la mia attenzione; la lessi sul quotidiano “Metropolis” qualche tempo dopo, il 30 gennaio 2013 : “Non solo è stato brutalmente trasferito al traffico, ora qualcuno gli squarcia anche le ruote dell’autovettura ?”. Il giornale di Torre Annunziata con un titolo a cinque colonne scrisse “Attentato all’auto di Donatantonio – è giallo sulle quattro ruote squarciate al veicolo dell’ex capo del cerimoniale del Comune di Salerno”; un titolo che lasciava presupporre chissà quali torbidi complotti dietro la bucatura delle quattro gomme, anzi il giornale avanzava l’ipotesi di possibili indizi forniti agli inquirenti dallo stesso Donatantonio sull’ identità dei delinquenti notturni, perché il fatto sarebbe ovviamente avvenuto durante le ore notturne in assenza di testimoni. Fin qui era quasi normalità. Ci fu un passaggio, però, che mi fece riflettere: “”Di certo le indagini continuano per verificare pure i motivi all’origine del gesto che potrebbe essere legato anche all’attività svolta dallo stesso Paolo Donatantonio in seno, per quasi un ventennio, al Comune di Salerno””. Per scrivere questo articolo ho ripreso in mano quel foglio di giornale; se riesco a leggere bene l’italiano capisco che gli inquirenti non scartavano neppure l’ipotesi che l’attentato potesse essere legato alla pregressa attività di responsabilità dell’ufficio cerimoniale del sindaco di Salerno. E perché ? Cosa c’entra il cerimoniale con le ruote squarciate? La risposta non è facile, si potrebbe soltanto azzardare la improbabile ipotesi che nelle sue lunghe frequentazioni dei vari personaggi che hanno affollato il Comune avesse per caso scoperto qualcosa e che qualche altro se ne fosse accorto. Probabilmente, però, la spiegazione più semplice la si potrà trovare nel fatto che Donatantonio è stato vittima casuale e non specifica di un’azione di vero sciacallaggio notturno ad opera di una delle tante bande di delinquenti che scorazzano per la città. L’autore dell’articolo, Al.Bo., però insiste e in chiusura scrive: “”Nessuna pista, quindi, è esclusa dagli inquirenti salernitani che stanno lavorando sul caso che ha coinvolto l’ex capo del cerimoniale di Palazzo di Città””; per buona pace di tutti. Anche, se non soprattutto, su questo aspetto della cacciata di Donatantonio si sono intessute molteplici, ed anche fantasiose, ricostruzioni e supposizioni: forse aveva visto qualcosa ? forse aveva urtato la suscettibilità di qualcuno ? E chi, che cosa e perchè ? Ma ormai era tardi per avere delle risposte, la malattia invincibile lo aveva purtroppo già aggredito e gli inquirenti non hanno mai ritenuto di dover andare oltre, forse anche per rispetto dell’uomo e del suo dolore. Se aveva dei segreti li avrà, forse, portati per sempre con se nella tomba. Ma chi è stato Paolo Donatantonio ? Qualcuno dice che è stato <> per via della sua passione per il calcio e l’associazionismo; qualche altro lo ha salutato semplicemente come il cerimoniere, qualche altro ancora come il mister. Io credo che sia stato, essenzialmente, l’uomo ombra di De Luca verso il quale ha sempre mostrato il massimo rispetto (almeno così dicono in tanti !!); non ha mai messo un piede davanti a quello del capo, mai una parola in più del necessario, sempre sprucido senza mai essere arrogante né antipatico, quasi militaresco nell’atteggiamento e nel portamento sempre elegante e compassato. Come Borman sapeva tutto di Hitler, così Donatantonio sapeva tutto di De Luca; con una doverosa diffenrenza, però. Mentre di Borman si dice che sapesse veramente tutto di Hitler, anche i segreti inconfessabili, di Donatantonio non è dato di capire se davvero sapesse tutto del suo idolo. Ed è proprio in questa differenza che si annida, forse, il suo improvviso e brutale siluramento che aveva avuto anche conseguenze sulle frequentazioni e sulle amicizie di Donatantonio; probabilmente avevano paura di farsi vedere con lui quei personaggi squallidi che avevano da sempre portato il cervello all’ammasso. Qualcuno, però, ha cercato di recuperare in extremis; ma soltanto dopo che il Capo si era mosso in prima persona e si era recato finanche in clinica a visitarlo. Ieri mattina i funerali officiati da padre Luca nella Chiesa di San Gaetano di Via Calenda; De Luca e il figlio Roberto (anche l’ex moglie Rosa Zampetti) in prima fila, meno male. Proprio mentre l’anima di Paolo ricominciava il viaggio verso la città dei tulipani dopo aver lasciato sulla terra l’impronta di un uomo vero, un uomo che ha impegnato parte della sua vita al servizio del suo leader, un uomo che nonostante tutto non l’ha mai tradito, fino alla morte.