Filippo Ispirato
Nella riunione di giovedì scorso la Banca Centrale Europea ha deciso di mantenere invariati i tassi di interesse ufficiali, lasciando il tasso di rifinanziamento sulle operazioni principali a 0.25% e quello sulle operazioni marginali a 0.75%. Il tasso sui depositi custoditi dalle banche presso la BCE resta invariato a zero.
Quello che emerge dalla riunione di Francoforte dell’Eurotower è che la situazione economica generale è rimasta invariata rispetto al mese precedente: continua, seppur lentamente, la ripresa economica dell’area dell’euro, sebbene con livelli disomogenei tra i diversi stati membri, e si prospetta un periodo prolungato di bassa inflazione seguito da un graduale ritorno del tasso d’inflazione verso 2% solo nel medio termine.
Il Consiglio Direttivo, che ha il compito di illustrare le linee guida d’azione della Banca Centrale Europea sulla base di specifici studi e previsioni economiche, ha confermato l’orientamento espansivo della politica monetaria, in quanto ci si attende che i principali tassi BCE resteranno ai livelli attuali o più bassi per un periodo piuttosto prolungato, un periodo che durerà probabilmente ancora diversi mesi.
La banca centrale europea ha inoltre espresso la propria determinazione a intervenire nei prossimi mesi con nuove misure a sostegno dell’area euro, anche non convenzionali, se si dovessero verificare in futuro dei nuovi rallentamenti del tasso di inflazione.
Il principale timore per il Consiglio Direttivo è che si possa entrare in futuro in una fase di deflazione con effetti negativi sull’economia reale dell’Eurozona, come quella che ha colpito duramente il Giappone, ad esempio, durante tutti gli anni ‘90 e la prima metà dei 2000. Quindi, se l’inflazione media dell’area dell’euro non si stabilizzasse nei prossimi mesi, recuperando dai bassi livelli attuali, la BCE non esiterebbe ad intervenire con un nuovo taglio dei tassi ufficiali e/o con altre misure non convenzionali di quantitative easing, ossia di espansione del proprio bilancio con acquisto di titoli di stato.
A Marzo l’inflazione annua è scesa a 0.5%, rispetto allo 0,6% preventivato. Andrà quindi, monitorato attentamente il livello dei prezzi, onde evitare di entrare in un’eventuale fase deflazionistica.