Aldo Bianchini
SALERNO – Da Fiuggi è arrivata una buona notizia: una ventina di salernitani rappresenteranno le istanze del territorio in seno all’organizzazione nazionale del partito Fratelli d’Italia retto dalla giovanissima Giorgia Meloni e dai suoi più stretti collaboratori. Addirittura l’ex presidente della Provincia, Edmondo Cirielli, è stato eletto nell’Ufficio di Presidenza del partito di cui fanno parte anche Ignazio La Russa, Guido Crosetto, Fabio Rampelli, Antonio Guidi, Gianni Alemanno e Giulio Terzi. Un successo per la provincia di Salerno mai verificatosi in nessun altro partito con ben 18 esponenti territoriali nell’Assemblea Nazionale: Antonio Iannone, Salvatore Arena, Imma Vietri, Giuseppe Inglese, Nunzio Carpentieri, Elvira Morena, Attilio Pierro, Anna Gautiero, Adriano Bellacosa, Pina Esposito, Luigi De Vivo, Gerarda Torino, Francesco Salzano, Mario Miano, Amelia Viterale, Giuseppe Bonino, Antonio Alfano e Vincenzo Morriello, a cui si aggiungono i tre componenti di diritto: Edmondo Cirielli, Giovanni Romano e Fernando Zara. Una squadra di tutto rispetto che dovrà lavorare, senza trasversalità, per il bene del territorio. Una cosa semplice a dirsi ma difficile a farsi; una cosa che storicamente non si è mai verificata in nessun altro partito, men che meno nell’attuale PD. E’ vero che vanno a Roma uomini e donne che sono tutti fedelissimi di Edmondo Cirielli ma è altrettanto vero che a Roma va una squadra molto coesa e senza inciuci trasversali; in pratica siamo di fronte ad un manipolo ben addestrato, ben collaudato e già spurgato da ogni infiltrazione pericolosa per l’unità del gruppo che rappresenta non solo l’agro nocerino-sarnese (come qualcuno tenta di suggerire maliziosamente !!) ma tutto il territorio dell’intera provincia di Salerno. Potrò anche sbagliarmi, ma se la memoria storica mi sorregge credo che questo non si è mai visto prima da nessuna altra parte. E se è così, è segno che stiamo leggendo una bella pagina di democrazia partecipativa. Neppure il partito gigante, Forza Italia, almeno in provincia di Salerno è stato capace di tanto. Certo gli errori li ha commessi anche Edmondo Cirielli nel portare avanti una battaglia, apparentemente senza senso, verso quelli che da alleati sono diventati avversari; ma non si può nascondere che Cirielli pur nella sua egemonica gestione del potere locale (soprattutto dopo la vittoria alle provinciali) aveva riconosciuto la legittima premier-schip di Mara Carfagna in campo nazionale dall’alto del suo scranno di ministro per le pari opportunità. Così come non si può nascondere, e questa è storia conclamata, che la Carfagna ha avuto anche un lungo periodo in cui tendenzialmente ha cercato di sponsorizzare (anche se non apertamente !!) Vincenzo De Luca contro Edmondo Cirielli. Fino al punto di far interrompere un consiglio dei ministri per la vicenda del termovalorizzatore (quel giorno doveva essere deciso a chi affidare la gestione tra Comune e provincia !!) per far riceve De Luca e Bersani dal ministro dell’ambiente; una interruzione che non si era mai verificata prima nel corso di tutta la storia della repubblica, soprattutto perché quella interruzione servì a De Luca e Bersani per sparare a zero contro Cirielli. Capisco che in quella occasione c’erano, forse, anche motivi economico-imprenditoriali legati alla battaglia, ma un errore del genere è grosso come una montagna e pesa per anni sull’equilibrio politico tra due fazioni. Questa guerra fredda della Carfagna contro Cirielli e dello stesso Cirielli contro la Carfagna ha velocemente portato alla evidente frattura interna di quello che fu Il Popolo della Libertà prima ancora che la frattura avvenisse in maniera più traumatica in campo nazionale. Ora si parla e si scrive di un “ripensamento macchinoso” della Carfagna e di una “disponibilità al dialogo” di Cirielli. Io ci credo molto poco, anche se la poltica nella sua assurda iperscrutabilità ci ha abituati a tutto ed al contrario di tutti; oltretutto la rapida e puntigliosa risposta di Antonio Roscia (che potete leggere su questa stessa pagina) non lascia molti spazi di manovra e lo stesso Roscia non è disposto a far tesoro dei consigli offerti spontaneamente e senza secondi fini. Ma ritorniamo alla storia di questi giorni ed a quanto ed in che modo il territorio viene rappresentato negli altri partiti. Di Forza Italia, fuori da Salerno, oltre la Carfagna c’è ben poco o proprio niente. Qualcosa c’è nel Partito Democratico ma è tutta roba che non conta assolutamente niente e che De Luca riesce, o almeno riusciva, a travolgere in poche battute; ora deve confrontarsi anche per la composizione di una segreteria regionale che non serve a niente. Negli altri partiti non c’è nulla al di là di qualche sporadica presenza che ha il sapore soltanto dell’affare personale. Dunque, per chiudere, un corposo gruppo di salernitani a Roma adesso c’è, bisogna solo sperare che la sua azione possa portare a breve termine tutti quei benefici che il territorio attende da troppi decenni.