Aldo Bianchini
SALERNO – Sto seguendo con un certo interesse due rubriche giornalistiche apparse su due grossi quotidiani provinciali come “Il Mattino” e “Cronache del Salernitano”. La prima, quella de Il Mattino, titolata “Salerno noir”, è firmata da Luciana Mauro ed è già alla quarta-quinta puntata; la seconda, ancora alla prima puntata, è firmata da Simone Di Meo che non ho ancora il piacere di conoscere. In tutta sincerità la rubrica “Salerno noir” mi affascina in modo particolare perché riporta alla luce fatti di cronaca nera accaduti agli inizi del secolo scorso; un bell’impegno per la collega Mauro che già da tempo è nota al grande pubblico di lettori salernitani. Il lavoro della Mauro è frutto di ricerche e di passione particolari; rispolverare i casi di nera della Salerno che fu non è un compito certamente agevole e ci vuole molta conoscenza delle storie che ancora si raccontano nei vicoli del centro storico ed anche precise entrature negli archivi del palazzo di giustizia e degli studi legali. Ho divorato i racconti della Mauro che fino ad ora sono riuscito a trovare su Il Mattino; anche ben studiati i titoli delle varie puntate: <<L’arringa della moglie diciottenne “Assolvete i killer di mio marito”>> un caso di stalking del 1925; <<Tutte le frecce di don Natale, Robin Hood del centro storico>> un caso del 1926; <<Chiarina, “bella ma traditrice” massacrata a colpi di giravite>> una stupenda storia di tradimento del 1920; <<L’eredità del bel cocchiere divisa a colpi di punteruolo>>, un uomo che uccide il cognato il giorno prima del matrimonio con la sorella, del 5 gennaio 1924. Quella di Chiarina, bella e traditrice, ha superato (a mio avviso) tutte le altre perché racchiude in se una vicenda intrigante e peccaminosa uguale a tantissime altre vicende che caratterizzano, ancora oggi, la vita sociale ed il costume della nostra città. Come dire che dagli anni ’20 ad oggi non è cambiato proprio nulla in fatto di rapporti uomo-donna. Fatti, quindi, i doversi complimenti alla collega Luciana Mauro per l’impegno professionale profuso passo ad analizzare la rubrica di Simone Di Meo denominata semplicemente “L’inchiesta”; una rubrica che si prefigge, almeno negli intenti, di far luce sulla complicatissima vicenda dei presunti accordi “stato – mafia” che pose fine, nel 1993, alla stagione stragista della mafia di Corleone. E’ bene subito precisare che se l’impegno della Mauro è complesso e presuppone una grande conoscenza della cronaca nera salernitana degli ultimi cent’anni per riportare alla luce fatti ormai presenti soltanto nelle dicerie metropolitane, quello di Di Meo è ancor più difficoltoso perché deve andare a scavare in un passato molto più recente e prevedibilmente ad alto rischio in quanto tutti i personaggi che mano a mano saranno citati nella rubrica sono tuttora viventi ed ancora attaccati al potere. La prima puntata domenicale (ce ne dovrebbero essere altre tre nelle prossime domeniche !!) ha messo Salerno al centro delle trattative stato-mafia evidenziando <<il ruolo della camorra locale nello scellerato patto: la figura dell’ebolitano Pietro Del Vecchio>>. Vedremo nelle prossime puntate cosa sarà capace di proporci Simone Di Meo che, mi auguro, abbia dalla sua parte un archivio poderoso di notizie di un certo spessore. Sinceramente mi aspetto molto da questa rubrica che riguarda un settore a me molto caro e congeniale come quello della “cronaca giudiziaria” attraversata anche dall’azione sottile ed articolata dei “servizi segreti” e non soltanto da quella della camorra o della delinquenza comune. Il racconto di Di Meo mi appassiona in maniera particolare perché, se è’ vero che la “noir” della Mauro è appassionante e coinvolgente, la cronaca del famigerato patto stato-mafia è di estrema ed inquietante attualità. Nella prima puntata Di Meo fissa anche una data, il 24 novembre 1993, come il momento in cui lo Stato decise di non rinnovare il regime del 41/bis in danno dei grandi mafiosi in carcere da anni. Aspetto con ansia la seconda puntata della storia anche per capire se prima di quella data il collega Di Meo metterà a fuoco la data che secondo me proietta Salerno al centro della vicenda nazionale nello scambio scellerato stato-mafia. Alludo alla data del 6 marzo 1993, proprio oggi ventuno anni fa, momento in cui nella nostra Città accadde qualcosa di apparentemente insignificante e che avrà una valenza storico-politica fuori del comune, una data che si inserisce d’autorità nella vicenda che Di Meo ha cominciato a raccontare. Il fatto passò quasi inosservato a tutti i cronisti dell’epoca distratti, forse ad arte, da altri accadimenti che pervasero la Città in quelle ore frenetiche di quella stranissima giornata di inizio marzo 1993. Ritornerò volentieri sulle due rubriche anche per consigliare alla Mauro di rispolverare alcune storie (almeno due !!) molto belle ed interessanti della Salerno che fu.