Aldo Bianchini
SALERNO – Ho letto e riletto con molta attenzione il lungo ed esaustivo intervento di Enzo Napoli (della direzione provinciale del PD e componente lo staff del sindaco Vincenzo De Luca) che “Il Mattino” del 16 gennaio ha riportato pregevolmente sotto il titolo di <<Quella svolta epocale del laboratorio Giordano>>. Anche se sono stato chiamato in causa soltanto indirettamente mi corre l’obbligo di alcune precisazioni, soprattutto per quanto attiene le dichiarazioni dell’ex PM di mani pulite di Salerno, dott. Michelangelo Russo, attualmente in servizio presso la Corte di Appello del Tribunale di Roma. Ho sentito il dr. Russo, telefonicamente, nella tarda mattinata del 10 gennaio scorso, per conoscere le sue decisioni circa la presenza nel “salone Bottiglieri” della Provincia per la presentazione del mio libro <<Vincenzo Giordano, da sitting bull a sindaco di Salerno>>. L’ex procuratore aggiunto di Salerno, nel declinare l’invito, ha ritenuto di dover precisare testualmente quanto segue: <<Non vorrei trovarmi nella condizione di poter essere additato come l’unico responsabile di quanto è accaduto a Salerno nel periodo della cosiddetta tangentopoli. Io facevo e faccio il giudice e, dunque, non tocca a me dare risposte che soltanto la storia potrà fornire. Ho sempre pensato che Vincenzo Giordano non avesse mai messo nelle proprie tasche neppure una lira, ha però avallato, forse inconsapevolmente, un sistema di potere ormai sfuggito a qualsiasi controllo. Capisco che i politici devono rispondere al loro elettorato ma il “governo del fare” di allora sicuramente fece troppo in fretta scavalcando procedure e progetti esecutivi. Insomma un po’ come succede oggi nella “Salerno del fare” del sindaco De Luca; la fretta di dover fare a tutti i costi porta sempre a qualche distorsione e nessuno deve meravigliarsi se alla fine arriva la magistratura a rimettere le cose nel solco della legalità>>. Questa pressappoco la dichiarazione del pm Michelangelo Russo che io pedissequamente ho riportato a voce nel salone Bottiglieri dinanzi ad una platea gremita ed attenta. In quel contesto non ho mai pronunciato la parola “malaffare” riferita alla dichiarazione del giudice Russo; probabilmente Enzo Napoli ha male interpretato qualche report giornalistico in quanto non era presente nel salone della Provincia. Sono perfettamente in linea con il pensiero di Enzo Napoli quando afferma che <<A venti anni di distanza da quella stagione sembra non si sia recuperata ancora una prospettiva storica adeguata per un’analisi serena e corretta su di un periodo che, parafrasando Thomas Kuhn, si è prospettato come un salto di paradigma grazie al quale “una visione concettuale del mondo è stata sostituita da un’altra”>>. Ed è proprio su questa diversa visione concettuale del mondo (alludo all’urbanistica !!) che nel salone Bottiglieri si è registrato un duro attacco alla scelte apodittiche del sindaco Vincenzo De Luca da parte dell’ex ministro Carmelo Conte, di Gaetano Amatruda (portavoce del governatore della Campania Stefano Caldoro) e di Gaetano Troisi (autore del libro “La grande muraglia nel porto di Salerno”, ancora non presentato ufficialmente). In pratica si è passato troppo rapidamente da quel famoso “laboratorio laico e di sinistra” (che non era di Giordano o almeno non soltanto di Giordano), in cui lavoravano e dibattevano decine di esponenti politici e centinaia di tecnici, ad un cervello unico pensante (quello del sindaco in carica !!) che non ammette dibattito e concertazione o conferenze di servizio, tutte cose spacciate per chiacchierifici o inutili perdite di tempo. La vicenda attuale di Salerno, che il giudice Russo annovera tra i “governi del fare”, non è assolutamente <<in linea con le intuizioni del recente passato>> (come afferma Enzo Napoli), il rinnovo urbano in corso non trova affatto la sua legittimazione in un innovativo piano urbanistico comunale e non affonda le sue radici nella mitica <<manovra urbanistica>> degli anni ’80; oggi stiamo assistendo (almeno questo è il mio pensiero !!) ad una dissennata cementificazione selvaggia che condizionerà i destini della Città e delle sue generazioni future senza che i cittadini di oggi abbiano avuto la benché minima possibilità di interloquire, e per cittadini intendo anche gli ordini professionali degli architetti, degli ingegneri, dei geologi, ecc. Solo per la cronaca vorrei ricordare all’amico Enzo Napoli che quella manovra urbanistica fu discussa e partorita da ben 230 tecnici di spicco, tra i quali si distinguevano gli Adinolfi, gli Adriani, gli Amatucci, i Barbagallo, i Cuomo, i Dell’Acqua, i Di Filippo, i Gambardella, i La Mura, i Roma, i Venturelli e gli Zambrano, solo per citarne alcuni. E la particolarità di quei tecnici consisteva nella diversità di appartenenza politica di cui erano portatori e che il <<laboratorio>> seppe plasmare nell’interesse della Città. Ora non c’è laboratorio, non ci sono tecnici di aree diverse e non c’è neppure più l’ufficio di piano; c’è soltanto un uomo solo al comando. Ma questo andava bene nel ciclismo del tempi eroici. Su questo, su tutto questo è necessario aprire un dibattito a 360° così come auspicato la sera del 10 gennaio scorso nel salone Bottiglieri.
Su questi temi aspetto il lucido e pacato intervento di Carmelo Conte,per una ricostruzione autentica dei motivi ispiratori di quella stagione politica,non del tutto archiviata.Prima che diventi mosaico di interpretazioni di parte e di comodo.
Gentile Memoli, lei non sa o fa finta di non sapere ma Carmelo Conte probabilmente questo giornale non l’ha mai letto … preso come è dalla lettura delle scemenze che scrivono i “suoi presunti amici giornalisti” che tempo fa non persero occasione per voltargli le spalle e che ora si sono rifatti vivi. Anche perchè un pò di piotere Conte lo ha certamente riconquistato con la presidenza della Fondazione Alario e qualche prebenda può ancora distribuirla alla pletora di giornalisti che lo circonda con false adulazioni. Lei si, caro Memoli, che ha le idee precise e dice quello che pensa, da sempre, comunque e ad a costo di pagare di persona. Complimenti a lei ed al giornale.