Aldo Bianchini
SALERNO – I motivi dell’esclusione di Vincenzo De Luca li avevo descritti ampiamente nella precedente puntata (Caimangate n.30 del 16.02.14); mi fa piacere che, anche se in parte, quei motivi sono stati mutuati pario pari da un collega giornalista “di vaglia !!” che da qualche tempo è editorialista di Cronache del Salernitano. Dunque pur avendo il collega una visione della politica più aulica della mia (io sono rude e molto più pragmatico !!) per la prima volta condivide, anche se non lo dice, il mio punto di vista, cioè la mia visione del quadro politico locale in riferimento a quello nazionale ed al presunto “trombamento” di De Luca da parte di Renzi. Non a caso tutti i giornali, diversamente da me e da questo giornale, hanno inondato le loro pagine nei giorni scorsi dando addirittura (Il Mattino, ndr !!) per sicuro l’arrivo di una telefonata di Renzi sul filo rosso di De Luca per comunicargli la nomina. Insomma tutti dimostrano di non conoscere a fondo Vincenzo De Luca che è e rimane un “lucano doc” nonostante i suoi oltre sessant’anni di permanenza a Salerno. E il lucano doc, lo ripeto per l’ennesima volta, non ha possibilità di scelta: o ama o odia. E in questo passaggio sta tutto il carattere dei lucani doc che difficilmente accettano compromessi di sorta, compromessi che possono alterare la linea di comportamento (giusta o sbagliata che sia !!) di cui i lucani sono portatori sani. E probabilmente lo stesso De Luca, quando ha capito che c’erano troppi compromessi da accettare per ricoprire una carica governativa ovvero che in giro c’è aria di elezioni più o meno ravvicinate, ha mollato la presa ed ha preferito ritornare al suo ovile. Qualcuno nel palazzo sussurra che Vincenzo abbia telefonato egli stesso a Renzi per liberarlo dal peso decisionale. Si perché Vincenzo De Luca è fatto così, prendere o lasciare (ed io per questo ho lasciato moltissimi anni fa); lui crede veramente in quello che fa e sicuramente <<non usa la sua città per strategie personali>> come al contrario dice il collega di Cronache; e continuerà a credere in quello che fa a Salerno anche se spesso non fa bene ed utilizza soltanto il suo potere mediatico per andare avanti, un potere che fa ancora “presa diretta” sui telespettatori che poi altro non sono se non elettori popolari che a Salerno rappresentano la stragrande maggioranza. Non c’è bisogno di fare tanti ragionamenti aulici o ricorrere a citazioni dal vago sapore filosofico per capire che De Luca rimarrà legato alla <<sua Salerno>> (che sua non è affatto !!) ancora per molto tempo perché all’orizzonte non si intravede nessuno in grado di contrastarlo. Molto giustamente De Luca rappresenta il meglio del peggio, come spesso ama dire la consigliera comunale Anna Ferrazzano. Se poi vogliamo fare un’analisi “pragmatica” di quanto accaduto a Roma dobbiamo ricordare a tutti che Vincenzo De Luca può scivolare soltanto sulla classica buccia di banana che nella fattispecie è rappresentata dall’inchiesta dell’antimafia (pm Montemurro) sul “tesseramento 2012” con evidenti infiltrazioni anche in quello del 2013 e, soprattutto, nelle parlamentarie del 2012 e nelle primarie del 2013, quelle vinte proprio da Renzi. E’ tutto qui il passaggio nodale; l’enorme suffragio in Salerno e provincia ha spaventato lo stesso Renzi che mai e poi mai vorrebbe sul suo carro un soggetto che potrebbe essere coinvolto in un’inchiesta, sui tesseramenti e sulle primarie, senza precedenti. Del resto la cronaca di questi giorni la racconta tutta la storia; finanche Vaccaro che già aveva dato segnali di irrequietezza l’anno scorso, è tragicamente esploso con l’occupazione della segreteria provinciale del PD, e non perché è uno “fuori di testa” ma perché ha semplicemente capito che questa potrebbe essere l’occasione buona per liberarsi del cosiddetto “caimano rosso”, nonostante qualcuno tenti di scacciarlo dalla sede del partito infangando anche quel poco di immagine che resta della Città e della provincia intera. E’ qui che De Luca ha toppato clamorosamente, autotrombandosi, non ha saputo controllare la sua stessa orgia di potere ed è andato oltre le righe; impensabile che un futuro primo ministro non si renda conto di quanto accaduto a Salerno dove il consenso De Luca-Renzi ha sfiorato il 90%, cose turche altro che bulgare. A questo punto non resta che aspettare i prossimi movimenti della procura antimafia ed in particolare del pm Vincenzo Montemurro; la strada maestra è già tracciata e le primarie del 2013, come il tesseramento, hanno seguito lo stesso solco di quelle del 2012 nonostante i primi segnali di pericolo fossero già usciti dalle segrete stanze della Procura salernitana. Nessuno, però, ha voluto ascoltare quei segnali inquietanti, da Nicola Landolfi a Nello Mastursi, anzi tutti pur di tenerlo buono hanno rassicurato De Luca che le carte in mano a Montemurro erano acqua fresca. Niente di più sbagliato; ma la storia è piena di questi pesci piccoli che pur di conservare le poltroncine non esitano a nascondere al capo la verità. Così invece di correggere il tiro hanno continuato strafottentemente nella loro inquietante imposizione di schede, tabulati, registri e quant’altro utile a rendere macroscopico un successo che, anche se in tono minore, comunque non sarebbe sfuggito. Ma tutto questo lo hanno capito anche a Napoli e la stessa Tartaglione dopo aver raccolto i voti di De Luca ora sembra volersene sbarazzare perché quella quantità di consensi, invece di esaltare, imbarazza tutti. Napoli, una realtà che purtroppo De Luca potrà vedere soltanto in cartolina; difficile, anzi difficilissimo, scalzare Stefano Caldoro dalla sua poltrona in quanto dopo i primi mesi di apparente incertezza non ne sbaglia uno di colpi politici da mettere a segno contro il suo antagonista alle scorse elezioni regionali. E questo lo sanno benissimo anche a Roma. Alla prossima.