SALERNO – Ho appreso in ritardo della riunione del “Collegio dei Sindaci del Distretto Sanitario 72” tenutasi a Sassano nella sede naturale del presidente Tommaso Pellegrino; non ero stato invitato, come spesso accade, ma forse è meglio così. Siccome gli argomenti trattati meritano alcune serie riflessioni mi sono rifatto al report giornalistico apparso su Ondanews e sottoscritto dall’ottima collega Giovanna Quagliano. La riunione del Collegio riguardava la “discussione e proposte in occasione dell’incontro con il direttore generale dell’ASL di Salerno dott. Antonio Squillante” previsto per il prossimo 10 febbraio 2014. Premesso che il “Collegio dei Sindaci del Distretto” per sua “mission” ha compiti ben diversi da quelli che attengono l’organizzazione ospedaliera, l’uscita del Collegio da un lungo torpore fa comunque piacere perché solo così si parla di “sanità pubblica”. Detto questo è giusto passare all’esame delle cinque proposte che i sindaci vorrebbero portare all’attenzione del dg Squillante. Non ho ben capito cosa significa “il superamento dei medici in ALPI … a favore di una continuità assistenziale”. C’è una contraddizione in termini nell’affermazione fin troppo generica. Che l’ALPI sia una delle cose più assurde ed inaccettabili della sanità pubblica è un fatto acclarato (l’ho scritto tantissime volte !!), che non è stato certamente inventato da Antonio Squillante; si è trattato, invece, di un parto spurio volgarmente voluto dalla politica che ha bloccato le assunzioni e dai sindacati dei medici e dei paramedici. Se la politica non si muove per assicurare le assunzioni del personale necessario, l’ALPI continuerà ad essere indispensabile per assicurare l’emergenza-urgenza e la continuità dell’assistenza. I sindaci dato che per mestiere fanno politica possono cominciare a muovere le prime mosse per superare il problema, anche se stento a credere che lo faranno perché sono in gioco troppi interessi e “cambiali elettorali !!” da pagare. E’ evidente come nessuna “continuità assistenziale” potrà essere assicurata se non si assumeranno i medici necessari. Se non si scioglierà il “blocco delle assunzioni”, determinato dalla stessa politica, non ci sarà nulla da fare. La stessa cosa dicasi per il potenziamento della cardiologia e della neurologia. Impossibile se non si assumono o non si trasferiscono da altri Presidi i medici necessari. Non ne parliamo proprio della “struttura complessa di medicina interna – gastroenterologia”; in questo caso si tratta di aspirazioni ben individuate, ma anche di due unità operative individuate come del tutto diverse dalla normativa regionale in materia, per cui non sarà possibile fare nulla. Illusoria la richiesta dell’inserimento del trattamento terapeutico della “chemioterapia” in assenza di un vero e proprio Reparto di Oncologia che, blocco assunzioni perdurante, è ben lungi dal poter essere realizzato, tanto più che non è neppure previsto dalla normativa regionale nel nostro Presidio ospedaliero. Non è il caso di citare il centro di riabilitazione a Sant’Arsenio, si rischia di ricadere nel ridicolo ricordando sempre con la solita litania un plesso in cui sono giustamente cessate le attività ospedaliere, per evitare maggiori e sicuri disastri al Presidio ospedaliero di Polla, che, senza l’unificazione, perdurando la grave carenza dei medici, rischiava davvero grosso per la sua stessa sopravvivenza. Pietoso è stato il corteo di ragazzi delle scuole, che forse non si sono nemmeno resi conto di cosa facevano, qualche settimana fa dinanzi il plesso di Sant’Arsenio, quasi a perorare la rinascita di “un morto e seppellito” da tempo. Si ignora o si finge di ignorare che ormai la struttura di Sant’Arsenio può essere bene utilizzata solamente per attività territoriali del Distretto sanitario. Gli Ospedali sono tutta un’altra cosa e tra l’altro costano un occhio della testa; bisogna chiudere qualche altro “piccolo ospedaletto di campagna” se davvero vogliamo salvare la sanità pubblica. Non è più possibile mantenere in vita tanti piccoli ospedali che hanno pretese di grandi ospedali con l’attivazione di tutti i reparti tipici di una grossa “azienda ospedaliera”. I politici devono smettere di fare politica politicante sulla sanità, facendo spesso inaccettabile contro politica; la gente è stanca. Gli ospedali locali non sono più e non potranno mai più essere fucine di posti e di bacini elettorali. E’ ora che la politica faccia, veramente e in modo concreto, qualcosa in favore del sistema sanità, finanziandolo in modo adeguato e assicurando le indispensabili risorse umane, economiche e tecnologiche. L’ultima delle proposte, la quinta, che riguarda “la riorganizzazione organizzativa del pronto soccorso” mi ha fatto sorridere. Sembra che nessun medico del pronto soccorso sia stato interpellato e che il Collegio dei Sindaci del Distretto qualche indiscrezione l’ha avuta da qualcuno degli infermieri. Non è il caso di precisare, tanto il Collegio lo sa benissimo, che la riorganizzazione di un servizio o le proposte per la sua riorganizzazione non possono essere fatte soltanto sulla base di confidenze infermieristiche; la concertazione deve essere globale per poter partorire proposte concrete e fattibili; altrimenti non si va da nessuna parte. E’ vero che il P.S. di Polla dovrebbe essere potenziato, ma anche in questo caso mancano i medici, e ritorniamo al punto di partenza: i medici non li assume né il direttore sanitario, né il direttore generale; le assunzioni possono essere sbloccate soltanto se i sindaci riescono a smuovere la politica, di cui essi stessi fanno parte, che le ha bloccate per perseguire l’obiettivo di ridurre la spesa sanitaria. La programmazione regionale in merito continua a perseguire la riduzione della spesa. Del resto è evidente come la programmazione sanitaria non si fa né nell’ospedale di Polla né nella Asl di Salerno, ma la si fa a Napoli. Ma i sindaci questo lo sanno benissimo, in caso contrario non resta loro che la via delle dimissioni. Oltretutto la programmazione sanitaria campana è bloccata da un documento del 2010, il famoso Decreto Regionale n. 49, preparato e voluto da Antonio Bassolino e soltanto adottato da Stefano Caldoro, che non ha avuto alcuna possibilità di modifica. Forse tutti i sindaci di sinistra (e nel Vallo ce ne sono tantissimi !!) tutto questo fanno finta di dimenticarlo, in quanto si sono specializzati nel tiro al bersaglio contro il governatore di destra. Ma almeno si fermassero qui, la politica si fa anche in questo modo, senza bisogno di voler entrare nelle organizzazioni interne che è altra storia ed è competenza di altri.
direttore: Aldo Bianchini