SALERNO – L’approfondimento di oggi nasce dall’esigenza di riaffermare un percorso di informazione portato avanti da anni con serietà e coscienza, non senza errori. Per farlo, ovviamente, bisogna avere le idee chiare su quello che si va a fare ed a proporre sempre in maniera libera ed autonoma, soprattutto sganciato da qualsiasi tipo di potere forte (banche comprese !!); bisogna anche avere una certa dose di coraggio non disgiunto dalla trasparenza; in caso contrario si rischia di parlare di aria fritta. Non mi allontano troppo dalla realtà se ribadisco, per l’ennesima volta anche a costo di mettermi contro tutti i colleghi direttori di testate giornalistiche, che al di là del rispetto doveroso del “pensiero” di tutti è assolutamente necessario regolare scrupolosamente l’accesso alle testate giornalistiche (regolarmente iscritte nel registro del tribunale) a soggetti ampiamente conosciuti e di certa affidabilità. Non fosse altro che per mantenere il tutto nell’ambito di una “linea editoriale” che va comunque e sempre rispettata, anche se è stretta ed asfissiante, così come va rispettata l’autonomia decisionale di ogni direttore editoriale nella scelta dei pezzi da pubblicare o meno; in caso contrario, lo ripeto, parliamo di aria fritta. Anzi, la mancanza di questi pilastri fondamentali per una buona informazione potrebbe produrre, come sta producendo, una sempre più inarrestabile caduta della professionalità del singolo giornalista a discapito di una professione che è ancora una delle più belle ed affascinanti. E queste pochissime ma fondamentali regole dovrebbero caprile anche, se non soprattutto, tutti coloro i quali si apprestano ad incamminarsi lungo i sentieri impervi del giornalismo, attraverso un praticantato di due anni e una trafila durissima fatta, com’è, di competizione spietata tra i singoli soggetti in campo. Non si tratta, e non lo penso neppure lontanamente, di mettere in discussione la libertà di espressione (quella di stampa non c’entra !!) dei singoli protagonisti dell’avventura giornalistica, tutt’altro. Qui si tratta semplicemente di regole da tenere ben presente e da osservare; in caso contrario niente vieta a chiunque di affacciarsi al balcone di casa per gridare, semmai con l’aiuto di un megafono, ai quattro venti il proprio pensiero stando bene attenti a non fare la fine di quel povero cristo che per circa vent’anni, ogni mattina, gridava le sue ragioni dinanzi l’Enel sul Corso Vittorio Emanuele di Salerno. O, nel migliore dei casi, andare su Face Book (per citare solo uno dei tanti social network) e sfogare tutte le repressioni o le insopprimibili necessità di esprimersi a ruota libera. Inimmaginabile, poi, che una testata giornalistica possa ospitare lo scritto di un soggetto del tutto sconosciuto, è una pratica aberrante e molto pericolosa per la sopravvivenza della stessa testata. Se conosciuto, invece, potrebbero essere sospettati complotti oscuri orditi per chissà quali motivi o una sorta di millantato credito del singolo giornalista o dell’aspirante tale; millantato credito, per essere espliciti., del tipo <<…conosco tizio o caio, scrivo per tizio o caio, vi mando un pezzo e per favore pubblicatelo …>>; se accade questo ci troveranno in piena preistoria del giornalismo e, comunque, entrerebbero in gioco altre regole afferenti la corretta collaborazione tra le varie testate giornalistiche e i loro rispettivi direttori i quali, quantomeno, dovrebbero fare qualche piccolo giro di consultazione prima di dare la stura ad eclatanti e molto censurabili casi di “pessima informazione” procurati da giovani aspiranti giornalisti che, seppure bravi, peccano necessariamente di esperienza. Oltretutto molti di questi aspiranti non riescono a guardare più in là del loro naso pur di soddisfare le loro “lubriche brame di protagonismo”. Ecco, il protagonismo, è in assoluto l’arma letale per chiunque intenda entrare nel grande circo mediatico dell’informazione. Voglio, dunque, credere che abbia peccato soltanto di “voglia di protagonismo” il dottor Renato Messina che dal mese di aprile del 2013 ha chiesto di inviare alcuni suoi scritti da pubblicare sul giornale online da me diretto <www.ilquotidianodisalerno.it>> al fine di ottenere, dopo il necessario praticantato di due anni il tesserino di giornalista; se non ha peccato di protagonismo dovrei pensare ad altro, forse a manovre occulte ordite con la complicità di altri; manovre che, comunque, rischiano di creare un danno irreparabile alla testata giornalistica di cui sopra ma anche direttamente alla mia autonomia decisionale di direttore responsabile. Ma cosa è accaduto per indurmi ad una riflessione così lunga sul mestiere di giornalista. È accaduto che Renato Messina il giorno 11 gennaio ha trasmesso in redazione un articolo dal titolo “”Bcc Monte Pruno, una banca in politica””. La direttrice editoriale, addetta tra l’altro al controllo dei contributi in arrivo, non convivendo alcuni passaggi dell’articolo lo ha doverosamente segnalato alla mia attenzione che ho disposto la sospensione dello stesso. Il giorno dopo, 12 gennaio, il Messina ha reiterato la trasmissione ed a quel punto la direttrice editoriale lo ha telefonicamente chiamato per avvertirlo che l’articolo non veniva pubblicato in primo luogo perché non era stato condiviso in alcuni passaggi ed in secondo luogo perché quel settore era di competenza del direttore. Il caso sembrava chiuso, un collaboratore esterno aveva inviato un pezzo e il direttore nella sua autonomia lo aveva fermato. Passa qualche giorno e con grande sorpresa su Cronache del Salernitano, pag. 26 del 16 gennaio 2014, il pezzo viene pubblicato con grande evidenza e titolo a cinque colonne <<Quando la banca scende in politica>> (a commento e critica del sostegno offerto dalla Bcc Mpr al Comitato per il salvataggio del Tribunale di Sala Consilina) e con tanto di firma di Renato Messina in calce, quasi come se quest’ultimo fosse già un navigato giornalista. Senza voler entrare nell’autonomia decisionale del collega direttore di Cronache una domanda, però me la sono posta subito “”Ma il tesserino di giornalista ha un valore o dobbiamo mandare tutto alle ortiche ?””. E pensare che in queste stesse ore io personalmente, giornalista da oltre trent’anni, ho inviato una lettera aperta al direttore de Il Mattino in risposta ad una critica di Enzo Napoli sul mio libro dedicato a Vincenzo Giordano e giustamente e doverosamente sono in attesa che quel direttore decida cosa fare. Per concludere, senza evocare tutto quello che ho detto in apertura di questo approfondimento, la cosa che nella fattispecie mi ha dato sinceramente fastidio (per non dire altro !!) è stata la facilità con cui un giornale possa essere caduto in una evidente trappola tesa, forse, astutamente da uno sconosciuto aspirante giornalista (Renato Messina, ndr !!) che non riusciva proprio a fare a meno di dire la sua su un argomento che poteva procurare dei fastidiosi incidenti alla linea editoriale del giornale per il quale scriveva. E non voglio, almeno per ora, pensare ad altro. Sapendo della collaborazione di Messina con questo giornale il direttore generale della Bcc Mpr, Michele Albanese, mi ha giustamente inviato una nota chiarificatrice su quanto è stato scritto dal dottor Renato Messina e pubblicato da Cronache del Salernitano. Nota che ho doverosamente inviato a chi di competenza e che qui di seguito pubblichiamo integralmente.
<<<Dopo l’articolo apparso su “Le Cronache del Salernitano” il 16 gennaio 2014 a firma di tal Renato Messina, reputiamo che sia indispensabile dover fare dei chiarimenti sulla vicenda, senza in alcun modo polemizzare, soprattutto, perché la notizia della bocciatura del referendum da parte della Corte Costituzionale rappresenta un elemento talmente rilevante sulla vicenda che è riduttivo pensare alle singole vicende connesse.
Il titolo dell’articolo “Quando la Banca scende in politica” esprime, con tanta eloquenza, un principio molto chiaro, che dovrebbe generare esattamente l’effetto opposto tra chi legge rispetto a chi scrive: “Fortunatamente che esistono enti, istituzioni non politiche che si interessano alle problematiche del territorio e portano avanti posizioni che sono a tutela dei cittadini”.
Perché è proprio questo l’obiettivo della nostra battaglia, voler difendere il territorio sperando che, anche con il nostro impegno, si possa evitare un impoverimento che purtroppo, nostro malgrado, si sta verificando.
Le perdite in termini economici, per la perdita del presidio, sono già importanti ed una Banca del territorio, come la nostra Bcc Monte Pruno, non può esimersi da fare valutazioni del genere, in quanto, tutto ciò continuerà ad influenzare gli investimenti, la produzione di reddito, il lavoro del presente e del prossimo futuro.
Le BCC, per chi non lo sapesse, sono banche che vivono di territorio e per il territorio, raccogliendo ed investendo su di esso. Pertanto, le banche territoriali esistono in quanto esiste il territorio ed è proprio per questo che la problematica, influenzando il territorio, scalfisce direttamente sulle sorti della Banca, che vive, come detto, di questo.
Aderire ad un comitato che promuove un referendum abrogativo è una scelta che prescinde dalla politica e su questo ci conforta la posizione di Sua Eccellenza Monsignor Antonio De Luca, Vescovo della Diocesi di Teggiano-Policastro, che ha dimostrato come anche la Chiesa partecipa attivamente, senza immaginare di fare politica, a tutela del presidio di giustizia, così come anche le altre consorelle del credito cooperativo del territorio, le quali hanno dimostrato, in vario modo, vicinanza ed impegno nei confronti della vicenda.
Certo, le polemiche vanno accettate ed affrontate traendo gli elementi più positivi ed una Banca come la nostra, che prima di fare ascolta, non può non essere propositiva, nonostante più che essere un attore politico, ha pensato di dare una scossa ed un contributo per provare ad evitare l’ennesima sconfitta di un territorio che ha, oltre al problema della giustizia, quello della sanità, della viabilità, dei trasporti, del lavoro, ecc.
Questo per ciò che concerne l’aspetto prettamente esterno della vicenda, al fine oltretutto di poter perseguire i principi ispiratori dell’azione cooperativa, dettati dall’articolo 2 dello statuto delle BCC che recita: “il miglioramento delle condizioni morali, culturali ed economiche dei soci e degli appartenenti alle comunità locali” (dove miglioramento è il contrario di peggioramento …) e che i soci dovrebbero ben conoscere.
In riferimento alle dinamiche interne alla nostra azienda, pensiamo che quanto sollevato sia davvero poco rappresentativo della realtà; anzi, nella probabilità che qualche nostro socio, anche se non residente nella circoscrizione del presidio di giustizia e, quindi, non interessato al problema possa essere contrario alla strada intrapresa verso la tutela del Tribunale di Sala Consilina, lo avrebbe sicuramente dimostrato in maniera differente rispetto a lamentele verso un ipotetico giornalista, anche perché siamo convinti che tutti, oggi, viviamo disagi e difficoltà generati da un territorio che si trova dinnanzi ad enormi e complesse emergenze.
Pertanto, con la massima disponibilità possibile, restiamo a disposizione per eventuali confronti con gli stessi.
In aggiunta assicuriamo che la posizione della banca deriva dalla legittima ed opportuna analisi dell’intero Consiglio di Amministrazione, che ha deliberato, all’unanimità, sulla vicenda attraverso una valutazione non certo “sconveniente”, a tutela dell’interesse economico, oltre che sociale, dell’azienda, proprio perché “ente autonomo” ed in considerazione, altresì, di tutte le premesse finora richiamate.
Tutto ciò, quindi, a conferma della piena coerenza e del totale accordo d’intenti e di obiettivi tra i ruoli dirigenziali dell’istituto, che non sarà mai un “attore politico”, e le inesistenti idee personali di questi in merito a questioni di politica partitistica.
Pensiamo sia il caso di ricordare, per completezza, anche l’articolo 1 dello Statuto del Comitato Pro Referendum:” Il Comitato << COMITATO PER IL REFERENDUM SULLA GEOGRAFIA GIUDIZIARIA DEL COORDINAMENTO UNITARIO PER IL TRIBUNALE DI SALA CONSILINA >>- appresso chiamato per brevità COMITATO PER IL REFERENDUM – è un organismo associativo, autonomo, pluralista, apartitico, a carattere volontario, democratico”.
Concludiamo ricordando che il nostro agire rientra anche nel cospicuo investimento fatto, qualche anno fa, per avviare il Processo Telematico presso il Tribunale di Sala Consilina, così da renderlo uno dei presidi più attrezzati d’Italia, spesa che a nostro avviso va, comunque, tutelata con ogni mezzo, come può essere, altresì, l’adesione ad un comitato.
Beh, seppur questa fosse politica, così come la intende il signor Messina (sempre che esso esista davvero, perché se fosse così sarebbe alquanto singolare), siamo soddisfatti di averla fatta, perché per il bene di tutto il territorio, come abbiamo sempre detto, “ognuno deve fare la sua parte” certi che “nessuna ripercussione per questa scelta potrà creare, tra gli eventuali nuovi clienti dell’istituto di credito”, come paventato, nel titolo dell’articolo, dallo stesso Messina>>>.