Laura La Rocca
SALERNO – Tra parole appassionate, strette di mano, saluti sussurrati e interventi profondi, si è svolta, il 10 gennaio 2014, presso la Provincia di Salerno, la presentazione del libro <<Vincenzo Giordano, da Sitting Bull a Sindaco di Salerno>>. L’autore, il giornalista e scrittore Aldo Bianchini, ha fatto si che venerdì sera ci si ritrovasse tutti nella Sala Bottiglieri e che si andasse con la mente e i ricordi indietro nel tempo, rimembrando non solo un passato importante ed emblematico per la storia della nostra politica, ma soprattutto raccontando un uomo, un politico, un cittadino salernitano, che apparentemente sembrava essere stato lasciato solo tra le mille pagine di articoli e documenti archiviati nel corso del tempo, ma che vive ancora nel ricordo amorevole e ovattato di tutte quelle persone che lo hanno conosciuto, che hanno percorso un tratto di vita al suo fianco, intimamente e lavorativamente parlando. Un uomo che ha fatto tanto, o almeno ha cercato di fare, per la città di Salerno. Noi abbiamo una grande fortuna, quella di poter imparare dal nostro passato. Ma ciò è avversato da uno dei difetti più grandi dell’essere umano (essere di raffinata e superba intelligenza rispetto agli altri esseri viventi), quello di non ricordare. Con questa serata si è avuta l’opportunità di ricordare questo piccolo grande uomo, di cui fino ad allora –personalmente- avevo sentito parlare solo in un contesto travagliato e pungente studiando quel periodo della nostra storia politica altrettanto turbolento e amaro. In queste tre ore di dibattito, intermediato dal prof. Michele Ingenito e seguito da un’intera sala piena di cittadini Salernitani e non solo, si sono susseguiti interventi di cariche politiche come il consigliere Salvatore Memoli e l’assessore E£nzo Maraio, nonché di amici e colleghi dell’ex Sindaco, come l’on. Carmelo Conte e dell’ex consigliere regionale Salvatore Aversano (nomi che spiccano e che ‘’vanno a braccetto’’ sia con il ‘’cursus honorum’’ di Giordano sia, purtroppo, con quelle pagine di storia intorbidite dalla questione della Tangentopoli Salernitana). Piacevole e ricco di commozione anche il commento e i saluti della figlia Rita Giordano, anch’essa presente in prima fila. Tralasciando i commenti amari, non diretti ma trapelati dalle parole quasi vomitate e alimentate da un sentimento di rivincita che è stato dovuto soffocare nel corso degli anni, sulla questione del contesto politico e sociale di allora (ma soprattutto attuale), sono uscite fuori parole di cordiale amicizia e devozione nei confronti di un uomo che forse, la città di Salerno, non ricorda come dovrebbe. Tanti i ricordi che sono affiorati spolverando sulle mensole della storia del partito socialista, e dell’impegno politico e umano che l’ex Sindaco ha mostrato verso una città che tanto amava e verso una politica che forse, allora, poteva essere ancora ‘’pura’’. Non ci resta quindi che leggere questo libro, che l’autore Bianchini, con la sua penna esperta, ci ha voluto regalare, e riflettere sulla figura di quest’uomo, soprannominato dallo scrittore, non a caso, ‘’Sitting Bull’’ (alludendo a Toro Seduto, famoso capo indiano americano) per sottolineare la sua dedizione verso l’attività politica e l’interesse incondizionato per la sua città, ma soprattutto per il suo saper riflettere prima di agire, dote che fa di un uomo un ‘’grande capo’’. A riguardo, oltre al ricordo dell’ex Sindaco Vincenzo Giordano e di tutta la storia prima e dopo di lui, credo che dovremmo aprire una riflessione (al di fuori di ogni tendenza politica) sulla figura che costui rappresentava in quel periodo, di fervide utopie e speranze di benessere comune, la quale potrebbe e forse dovrebbe essere d’esempio a tutte quelle ‘’personcine’’ che lasciano vuote quelle belle poltrone di pelle nera e che dovrebbero rappresentare noi singoli cittadini di una Nazione. Una Nazione dalle radici di un passato illustre che, nel profondo, ancora spera in una legislazione onesta e trasparente, ma soprattutto dedita ai bisogni e ai diritti umani e civili.
A mio avviso questo articolo dimostra che i giovani del nostro tempo, contrariamente all’opinione di molta gente, sono animati da grandi ideali di onestà e sono pieni di speranza per il futuro dell’Italia.