Aldo Bianchini
SALERNO – L’altro giorno, 5 dicembre 2013, l’Università “Federico II” di Napoli ha conferito la laurea honoris causa in Scienze politiche al direttore del Tg1 Mario Orfeo. La cerimonia in pompa magna è stata presieduta dal rettore dell’ateneo Massimo Marrelli. «Sono molto orgoglioso -ha dichiarato il direttore del TG1 Orfeo- di ricevere questo riconoscimento che viene da una prestigiosa istituzione della mia città che è anche un’eccellenza fra gli Atenei italiani». Come è noto Orfeo ha fatto finora una carriera fulminante: La Repubblica prima, poi la direzione de Il Mattino dal 2002 al 2009, del Il Messaggero, del Tg2 e ora del Tg1. Guarda caso, nel suo intervento proprio Orfeo ha rivendicato, tra l’altro, «un’energica tutela della stampa» e «l’esigenza di sancire il rapporto strettissimo tra la libertà di stampa e il principio della democrazia rappresentativa». «Nell’informazione -ha anche affermato Orfeo- non ci deve essere il teatrino della politica, ma si deve dare spazio alla politica così come all’economia e al racconto della realtà sociale che tocca i cittadini». Bene, Bravo, Bis!, ci verrebbe spontaneo aggiungere. Peccato che questo signore dalla carriera fulminante si sia beccato proprio pochi mesi fa una bella e definitiva condanna di primo grado (già, di primo grado visto che non ha avuto il coraggio, e bene ha fatto, di impugnarla facendola passare in giudicato tanto è stata dura e inattaccabile – per avere consentito ai propri giornalisti e collaboratori di quando dirigeva Il Mattino di Napoli (Diego De Silva, Antonio Manzo e Giuseppe Napoli) di fare l’esatto contrario di quel che ha dichiarato ieri abbigliato in tanto di toga nero-azzurra dinanzi alle non meno autorevoli toghe dell’Università di Napoli, rettore Marrelli in testa. E, cioè, di non avere tutelato energicamente –lui si– la stampa e la sua sacra libertà di dire e scrivere il vero e non il falso, di averla trasformata, lui sì, nel teatrino della disinformazione, di avere, lui sì, raccontato -nel caso di specie- la realtà sociale ed accademica salernitana con un’inchiesta tutta in F: Falsa, Fasulla, Fallita. Il paradosso sta tutto nel fatto che Orfeo, per omesso controllo, e soci, per diffamazione, hanno offeso violentemente e falsamente la reputazione di un noto e stimato docente universitario. E l’Università italiana che fa? Gli conferisce una bella laurea honoris causa! Così va l’Italia, non solo quella della politica o del teatrino della politica, caro Orfeo, come Lei ha dichiarato spocchiosamente ieri nell’Aula Magna dell’Università “Federico II” di Napoli. Ma, per ‘merito’ anche di certa stampa, la Sua. Le condanne dei tribunali premiano evidentemente i condannati come Lei. La gente si chiederà a questo punto quale sia stata la Sua colpa e l’entità di quella condanna civile che l’ha inchiodata solo pochi mesi fa. Ecco, in parte, i contenuti rilevanti di quella sentenza. Il Tribunale di Napoli, infatti, accogliendo la domanda proposta da un noto e stimato docente dell’Università di Salerno, ha condannato IL MATTINO all’epoca dei fatti diretto proprio da Mario Orfeo, a risarcire i danni materiali arrecati al docente per la pubblicazione di articoli contenenti notizie in forma non continente e diffamatoria. Ordinando la pubblicazione della sentenza stessa per estratto e spese legali. A fondamento della propria decisione il giudicante ha evidenziato, tra l’altro, (ripetiamo a carico di Mario ORFEO, Antonio MANZO, Diego DE SILVA della EINAUDI e Giuseppe NAPOLI, così come della SpA IL MATTINO)in quasi tutti gli articoli giornalistici oggetto della medesima inchiesta” “un taglio puramente scandalistico alla notizia, invero non giustificabile neppure in presenza del diritto di cronaca”. Ad ulteriore fondamento della propria decisione, il giudicante ha rilevato che gli articoli diffamatori in questione descrivono quel docente con modalità tali da rappresentare “un chiaro e gratuito attacco personale sicuramente lesivo della reputazione dell’attore”, “allo scopo di indurre il lettore a ritenere l’attore colpevole, ancora prima della conclusione delle indagini”. In conclusione, il giudicante, “atteso il carattere diffamatorio e offensivo degli articoli comparsi nel mese di dicembre 2004, per diversi giorni consecutivi”, ha condannato i convenuti al risarcimento dei danni lamentati dall’attore.” La gravità di questa sentenza consiste nel fatto di rimarcare tre punti fondamentali di un’informazione che non dovrebbe mai scatenarsi, come accadde purtroppo ai tempi dei fatti denunciati. E, cioè, la non continenza degli articoli; la loro forma diffamatoria e, quel che è ancora più grave, l’attacco gratuito alla persona. Quanto di peggio, insomma, un quotidiano di una certa fama anche nazionale possa fare. Su tutti gli iscritti alla categoria condannati dal Tribunale Civile di Napoli pende ora, e non solo, il giudizio dell’ORDINE NAZIONALE DEI GIORNALISTI per l’eventuale violazione del codice deontologico professionale. La nuova e diversa ‘sentenza’ potrebbe essere pronunciata non prima di gennaio prossimo dal competente ORDINE REGIONALE DEI GIORNALISTI DELLA CAMPANIA. Ciò perché, a seguito delle dimissioni del Presidente del Consiglio di Disciplina dell’Ordine Regionale dei Giornalisti della Campania, sostituito dal nuovo eletto –Mimmo Carratelli– quel Consiglio non ha potuto ancora affrontare la questione. Si profila una interessante kermesse attesa l’importanza indubbia dei protagonisti. Vedremo a distanza se quel Consiglio di Disciplina dei giornalisti napoletani sarà garante della verità e della imparzialità. Per quanto noti e potenti siano i personaggi ‘sotto processo’. Al rettore dell’Università di Napoli, prof. Massimo Marrelli ci riserviamo, intanto, di trasmettere il testo integrale della sentenza di condanna di Mario Orfeo. Per correttezza, onde evitare facili strumentalizzazioni per l’iniziativa probabilmente inopportuna da lui presa, dati i fatti da noi esposti. D’altronde, cosa ne poteva sapere il povero rettore se nessun organo di stampa, tranne noi, ha finora dato la dovuta pubblicità ad una sentenza così grave? Perfino l’estratto o presunto tale pubblicato da IL MATTINO per ordine del Tribunale rappresenta una vera e propria farsa, data l’assoluta insipienza e insussistenza dei particolari perfino minimi resi noti di quella condanna.