Processo Chernobyl. Rinviata la prima udienza. Fra un anno la prescrizione.

 

 Antonio Citera

SALERNO – Delusione e tanta rabbia per i numerosi rappresentanti del Vallo di Diano presenti il 5 dicembre scorso a Salerno per assistere alla prima udienza del Processo Chernobyl che, dovrebbe far luce su un traffico di rifiuti tossici sversati anche in alcuni terreni del Vallo di Diano. Imputate ci sono 39 persone accusate tra l’altro di disastro ambientale e gestione di rifiuti inquinanti. Tutto sembrava pronto, ma un cavillo burocratico ha improvvisamente gettato un velo di sconforto, “un difetto di notifica”, alcuni imputati non avevano ricevuto l’avviso, questa la scusante    che, ha fatto slittare l’udienza al 30 gennaio 2014. Un chiaro segnale di affossamento del processo che, evidentemente “non s’ha da fare”. Il rischio è la prescrizione che, potrebbe avvenire tra un anno, tesi confermata anche se non esplicitamente dallo stesso Giudice  presente in aula che, ha  definito il processo come “ morente”.  Un processo delicato, che tra gli altri, vede imputate anche due persone del Vallo di Diano, una delle quali deceduta, per loro l’incriminazione è di aver accettato di smaltire illegalmente fanghi di depurazione anche provenienti dall’Ucraina nei propri terreni.  L’inchiesta, condotta dal PM della procura di Santa Maria Donato Ceglie, aveva mostrato che novecentomila tonnellate di rifiuti erano state interrate in maniera fuorilegge tra la provincia di Caserta, Salerno, Benevento (Ceppaloni) e Foggia. Oggi, il rischio che corre questo procedimento e’, la prescrizione, come fu per l’operazione ‘Cassiopea’, che nel 2003 porto’ alla luce traffici di rifiuti pericolosi tra le industrie del Nord e il Casertano, dove i fusti venivano sotterrati, concluso con il non luogo a procedere per i 95 imputati. Stesse accuse, quindi ,stessa sorte?. Le avvisaglie sono arrivate già quando l’iter processuale, venne spostato da Santa Maria Capua Vetere al tribunale di  Salerno, giustificando l’operazione con la banale e scontata scusante  dell’incompetenza territoriale del tribunale di Santa Maria Capua Vetere in quanto, i reati principali contestati agli imputati sarebbero stati commessi nel territorio Salernitano. Però, l’inchiesta dimostrò che anche nel casertano ci furono sversamenti, quindi, secondo il parere di alcuni esperti in materia, l’operazione di trasferimento del processo, ha un chiaro significato di affossamento dello stesso. Forse chi preventivava ciò aveva ragione, i fatti lo stanno dimostrando, la prima udienza preliminare è saltata, bisognerà attendere ancora due mesi, poi salterà di nuovo, fino ad arrivare a novembre del 2014 quando scadranno i tempi e, insieme alla verità che non verrà mai a galla, sarà seppellita per sempre anche la speranza di chi lotta e di chi accusa quotidianamente illeciti e abusi nocivi alla salute. Si apre dunque la famosa porta sul retro per dileguare una presunta illegalità. Forse non sapremo mai se quelle 39 persone incriminate, sono i reali responsabili del misfatto o, sono semplicemente il frutto di una fantasia trasversale di un PM impazzito.

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