Dopo l’accordo formulato a Ginevra il 24 novembre scorso, l’Iran muove i suoi primi passi verso la comunità internazionale, puntando su una politica di alleanze e rinunce, pur di dare ossigeno alla sua economia e conquistare “una posizione” sullo scenario internazionale. Con l’annuncio delle prime mosse tese a preparare il terreno alle grandi azioni previste dai negoziati, il paese islamico ha intrapreso un cammino che lo porterà, tra sei mesi, a un accordo definitivo con i sei paesi negoziatori (Stati Uniti, Cina, Russia, Francia, Regno Unito e Germania).
Il rappresentante iraniano presso l’Agenzia internazionale di energia atomica ha reso pubblica la notizia secondo cui da fine dicembre verranno congelate alcune delle attività del programma nucleare, il cui fermo è stato accettato dall’Iran nel corso delle negoziazioni di Ginevra. Intanto, quest’atteggiamento acconsenziente della Repubblica islamica crea qualche dubbio nella comunità internazionale che si chiede se l’apertura mostrata dall’Iran è solo di facciata oppure è dovuta ad intenzioni serie. Insomma, cosa nasconde il paese del presidente Rohani? Gli Usa e Israele hanno sempre accusato il paese islamico di volersi dotare di armi atomiche, sotto la copertura di un programma nucleare civile, mentre Teheran ha sempre respinto l’accusa. Con l’accordo di Ginevra l’Iran si è impegnato a cessare l’arricchimento di uranio oltre il 5%, a bloccare i lavori per l’attivazione del reattore di Arak e ad aprire le porte agli ispettori internazionali che verificheranno l’operatività dei siti del programma, nonché le intenzioni del paese.
Sembrerebbe che il paese si stia muovendo anche su un altro fronte, indirizzando la sua diplomazia verso una politica di alleanze. Il ministro degli esteri iraniano, JavadZarif, avrebbe manifestato la volontà di avvicinarsi all’Arabia Saudita, il potente regno sunnita alleato degli Stati Uniti, storico e principale rivale regionale della Repubblica islamica sciita.
Le affermazioni del ministro creano un po’ di disorientamento nei sei paesi del Consiglio di Cooperazione del Golfo, i quali temono un’ascesa dell’Iran in Medio Oriente, nonché la fomentazione delle comunità sciite. In particolare l’Arabia Saudita guarda con sospetto le rivolte degli sciiti che hanno caratterizzato la “primavera araba” e si preoccupa di tenere sotto stretto controllo le sue comunità sciite che risiedono in zone in cui si concentra quasi tutto il petrolio del paese. Il baluardo sunnita avrebbe molto da perdere in caso di un’avanzata iraniana che minerebbe tutto l’assetto regionale, d’altra parte l’Iran cerca di guadagnare consensi anche per poter alleggerire il fardello delle sanzioni che strozzano l’economia del paese.