Caimangate/13: l’ultima sfida “Me ne frego !!” … ma la talpa continua a scavare

 

Aldo Bianchini

SALERNO – “Le inchieste? Me ne frego”. Prima di lui era stato così apoditticamente categorico soltanto il Duce e sappiamo tutti come andò a finire: lo appesero a testa in giù a Piazzale Loreto. Una frase certamente ad effetto anche se soltanto populista, tale da scatenare gli applausi della gente di Mugnano (Na); una frase sicuramente in linea con il personaggio ma decisamente pericolosa in un momento così delicato. Ma ha continuato tuonando: <<Facciano quello che vogliono, io continuo lo stesso. Ormai basta che tre scafessi (e giù nuovi applausi idioti !!) facciano un comunicato ed un esposto alla magistratura che partono le inchieste …>>. La fonte è di sicura affidabilità, queste frasi le ho prese pari pari da Il Mattino di domenica 1° dicembre 2013. Il primo commento è che ormai nessuno riesce più a fermarlo, neppure il pacato e professionale Paolo Carbone che in un ultimo tentativo di salvataggio dovrebbe spiegargli che le roboanti e populiste dichiarazioni al massimo portano qualche applauso ma non rendono sul piano squisitamente giudiziario. Anzi quel suo modo di porsi <<facciano quello che vogliono, io continuo lo stesso>> appare come uno schiaffo in peno viso ai magistrati (e sono tanti !!) salernitani che stanno indagando sul suo operato; e Carbone, con una sapiente infiltrazione sottopelle di moderata umiltà, dovrebbe fargli capire che puoi anche dominare e condizionare i magistrati, puoi anche essere loro amico, ma non devi far mai capire che ritieni il tuo potere <<io continuo lo stesso>> superiore a quello che loro gestiscono normalmente. Se vai allo scontro in questo modo sei finito. So che è difficilissimo, anche per il competentissimo Paolo Carbone, dialogare con Vincenzo De Luca (soprattutto quando è infuriato, e in questi giorni è super infuriato !!) ma un ultimo sforzo deve compierlo impegnando tutto se stesso e tutta la sua professionalità. Invece di incazzarmi come una belva ferita e inferocita io, se fossi nei panni di De Luca, cercherei innanzitutto di difendermi con saggia oculatezza e poi cercherei di spiegare pacatamente che la vicenda di presunta corruzione nel caso del “crac Amato” è una boutade trita e ritrita (ha ragione il capo gruppo PD al comune Luca Sorrentino) e che dalla vicenda emergono alcune stranezze. Prima fra tutte l’esistenza di una “talpa” che prende le notiziole che escono dalla Procura e le porta, sempre, al solito giornale: “Il fatto quotidiano”, dove “due Marco” (Lillo e Travaglio) saltano come galletti sulla monnezza. Io la talpa la conosco benissimo ma non ho alcun interesse a rivelarne l’identità, anche perché alle spalle non ho una struttura difensiva in grado di cautelarmi. Ma la talpa, che conosce bene anche De Luca, c’è e si muove come una bomba ad orologeria sempre attraverso quei due giornalisti e sempre nei momenti di maggiore debolezza di quello che sembra essere da anni il loro obiettivo salernitano: Vincenzo De Luca. Il sindaco, però, deve abbassare i toni perché il nervosismo potrebbe arrecare più danni di quelli già esistenti per le varie inchieste giudiziarie in essere. Non è vero che c’è un complotto della stampa salernitana contro De Luca, quella nostrana va (come in precedenti occasioni) al traino de “Il fatto quotidiano”, non aggiunge niente altro e non cerca neppure di studiare e vagliare il fenomeno inquietante che dura da alcuni anni, fin dal 2006 quando il prode Marco Travaglio fu letteralmente portato a Salerno per ben due volte in piena campagna elettorale a tuonare contro l’allora deputato De Luca che stava divincolandosi dalle inchieste della pm Gabriella Nuzzi e si accingeva ad entrare nel pieno della campagna elettorale che lo avrebbe portato a vincere una battaglia difficilissima contro tutti. La seconda stranezza è quella che all’improvviso sembrano essersi svegliati tutti i magistrati inquirenti che di colpo sono partiti all’attacco di un obiettivo che era già nel mirino e che, comunque, sembrava irraggiungibile o forse anche intoccabile, tali e tante erano le protezioni dall’alto. E’ stato sufficiente far partire l’inchiesta sul presunto falso tesseramento 2012 che Massimo D’Alema ha prodotto la frattura più grande scaricando il “suo amico storico” riducendolo alla stregua di “un capobastone”; è stato questo il segnale per l’attacco ? forse. Sta di fatto che storicamente, parlo della nostra circoscrizione giudiziaria, la magistratura ha sempre attaccato l’obiettivo quando quest’ultimo appariva più debole e privo di grosse protezioni. Poi, ovviamente, Vincenzo De Luca ci ha messo e ci sta mettendo il suo alla maniera di Berlusconi, e il gioco è fatto. Un ultimo errore non deve commettere, quello di dimettersi da viceministro o da sindaco; sarebbe come dichiarare la sua resa incondizionata con inimmaginabili conseguenze. La storia si ripete, così fu anche per Vincenzo Giordano; in quel caso l’assistenza legale fu deleteria; nel caso in questione deve essere attenta e meticolosa. Poi tutto il resto potrebbe andare a posto da solo perché, ripeto, ho l’impressione più che corposa che sia la vicenda Crescent che quella del crac Amato siano come “tempeste in un bicchier d’acqua” rispolverate alla bisogna. In pratica di prove conclamate l’accusa non ne ha; e non è che l’accusa non è andata alla ricerca delle stesse. Basta pensare alla lunga detenzione (praticamente immotivata !!) dell’on. Paolo Del Mese per capire che l’allora pm Vincenzo Senatore ha tenacemente sperato che Del Mese parlasse (ammesso che avesse qualcosa da confessare soprattutto su De Luca !!); Del Mese non solo non ha parlato ma è passato al contrattacco minacciando di denunciare addirittura gli inquirenti (Guardia di Finanza in testa !!). Nelle mani degli attuali pm Guglielmo Valenti e Antonio Cantarella c’è soltanto una evanescente “dichiarazione giudiziaria” di Giuseppe Amato junior che in quanto a credibilità lascia tutto il tempo che trova la dichiarazione di un soggetto associato alle patrie galere e sul punto del tracollo psico-fisico; ma c’è soprattutto la quasi certezza che qualcuno (Paolo Del Mese compreso !!) non abbia detto tutto quello che sa tra buste gialle e segreti nascosti (rileggere in proposito gli artt. Titolati “Amato/13 e Amato/40” su questo stesso giornale). Per questo motivo il fascicolo istruttorio è stato stralciato da quello principale ed affidato ad altri pm per la continuazione delle indagini. Questo il quadro complessivo che l’attento penalista Paolo Carbone dovrebbe suggerire al suo assistito per farlo ritornare nelle righe di un’autodifesa accettabile senza atteggiamenti arroganti e provocatori nei confronti di chi può e deve indagare, sempre e comunque. <<Io continuo lo stesso>> non lo disse mai neppure Benito Mussolini che davvero durante il ventennio poteva fare quello che voleva.

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