Centrale: la proposta di Zitarosa di una falsa “public company”

 

Renato Messina

SALERNO – Alcuni giorni fa il consigliere del Comune di Salerno Giuseppe Zitarosa si è schierato nella discussione sulla privatizzazione della Centrale del Latte con una proposta interessante. Il rappresentante del centro destra salernitano ha lanciato l’idea di trasformare l’azienda in una “public company”, ovvero un’azienda ad azionariato diffuso. Teoricamente questa tipologia di organizzazione della proprietà prevede che non ci sia un azionista di controllo ma, al contrario, la partecipazione al capitale sociale della società sia il più possibile “spezzettata” tra più azionisti, con un limite percentuale prestabilito e uguale per tutti. Il pregio di una soluzione di questo genere nel caso della Centrale del Latte è duplice perché da un lato permetterebbe alla società di poter rimanere ancorata al territorio e, al tempo stesso, di essere privatizzata. Ma è qui che casca l’asino. Come riportato dal sito di Cronache, la proposta di Zitarosa è così articolata: la Centrale dovrebbe prima essere quotata nel “mercato ristretto” (quello delle piccole-medie imprese) per accertarne il valore, poi si dovrebbe fare l’offerta di vendita del solo 49% del capitale (cosa che a dire di Zitarosa dovrebbe portare almeno 10 milioni di euro nelle casse del Comune). A parte la stima davvero azzardata dei 10 milioni per la metà di Centrale del Latte (si pensi che per il 100% il Comune sta chiedendo poco meno di 13 milioni), il punto è un altro. Vendere ad azionariato diffuso il 49% di un’azienda non crea una società ad “azionariato diffuso”. Ciò che rende “public” la proprietà è un limite massimo imposto al singolo azionista sulla quantità di azioni possedute; limite che ovviamente non può arrivare fino al 51% per un azionista e ad un numero diverso per i nuovi investitori (tenete  a mente che la quota massima di partecipazione di solito non arriva neanche alle due cifre). Di conseguenza quello che Zitarosa ha delineato è semplicemente una specie di “prestito”, senza nessuna garanzia per i benintenzionati salernitani, all’azionista principale (il Comune), che comunque manterrebbe il controllo totale sulla gestione dell’azienda. Così i salernitani comprerebbero una partecipazione in una società che gestirebbe qualcun altro, senza nessuna contropartita o certezza. Un altro dei vantaggi di una vera “public company” sta nel fatto che si riesce a garantire professionalità del top managment, perché esso stesso non può essere espressione di nessun azionista in particolare e, quindi, ne deriva anche una più alta probabilità che la società sia gestita efficacemente. Nel caso specifico un reale azionariato diffuso permetterebbe di escludere qualunque possibilità di nomina politica nell’azienda. Con la proposta di Zitarosa si rischierebbe di arrivare addirittura ad avere un azionista di controllo forte al 51% e centinaia di piccoli azionisti, con poco peso contrattuale in sede di consiglio di amministrazione. Evidentemente l’intento di Zitarosa non è né quello di far sì che la Centrale diventi un’azienda libera dalla politica e gestita secondo criteri di mercato, né quello di offrire possibilità di guadagno ai cittadini che volessero partecipare all’operazione di vendita delle azioni

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