Aldo Bianchini
SALERNO – Come era bello prima, quando Nicola Landolfi (segretario PD arciriconfermato) ogni mattina, dalla sua poltrona in Via Manzo, chiamava “almeno una ben individuata cronista in gonnella” (di una nota testata giornalistica locale, non milanese come sussurra Paolo Carbone !!) e dettava l’agenda del giorno, condita di indiscrezioni, punture e linee pseudo politiche. Come era bello quando la mattina successiva il suo ufficio stampa gli confermava l’avvenuta trascrizione del suo dettato sul noto quotidiano. Tutto questo, adesso, non c’è più o quanto meno è stato sospeso, e invece di adeguarsi e cercare di riparare i guasti ecco che il segretario Landolfi insieme al notissimo avvocato penalista e storico difensore di Vincenzo De Luca, Paolo Carbone, vanno giù a testa bassa o meglio a gamba tesa sulla stampa in genere con avvertimento postato sul profilo face book della segreteria: <<Chi scrive, si moderi …>>. Qualcosa è cambiato, ovviamente, prima il segretario avrebbe chiamato la cronista in gonnella per la dettatura del caso, ma la predetta continua a scrivere e proprio sulla vicenda incresciosa della “cap ‘e puorc” e, forse, non risponde più come prima alle chiamate telefoniche mattutine anche a causa dell’inchiesta sul tesseramento. Ha paura di esporsi, e come darle torto. Sono i casi della vita: oggi a te, domani a me. Ma c’è anche il resto e sempre dallo stesso profilo: <<Da una settimana siamo sottoposti a un fuoco di fila vergognoso. Al di là di indagini, che è bene che vadano avanti per la garanzia di tutti e soprattutto la nostra, c’è un tiro al bersaglio che ha come unico obiettivo un gruppo dirigente che ha deciso di votare per Renzi e di dire al governo Letta quello che, oramai, pensa l’Italia, non solo la sinistra>>. Mamma mia che violenza politica !!, ma quante volte la stessa stampa ha eclatato vergognosamente gli strilli dell’uomo solo al comando ? Poi qualcosa viene cancellato e in parte rimesso, è la confusione totale. Mai accaduto !! Dunque qualcosa bolle in pentola, e potrebbe essere qualcosa di sconcertante. Ma se Nicola Landolfi fa politica, ed a chi fa politica tutto è consentito, l’intervento a gamba tesa di Paolo Carbone (un gigante dell’avvocatura ed un signor giornalista) suscita qualche perplessità, almeno per me che da sempre cerco di schierarmi a difesa dello stato di diritto di ognuno e che proprio qualche giorno fa ho scritto che <<non vorrei essere –anche se così sarà- l’unico giornalista salernitano a difendere De Luca nei prossimi mesi>>. Le perplessità nascono dal fatto che Paolo (preferisco chiamarlo per nome come sempre !!) conosce bene il mondo dell’informazione salernitana, probabilmente lo conosce molto meglio di me, e sa benissimo come ci si comporta a Salerno che è <<una città gattoparda … che qualcuno vuole fare finire>> (come giustamente ha scritto Landolfi nel suo post); a Salerno da sempre tutti, o quasi, saltano sul carro dei vincitori e lo accompagnano verso la gloria scaraventando giù dalla torre tutto il resto. Non so, sinceramente, se la Città è gattopardesca, so per certo che la stampa locale lo è. Ovviamente Paolo Carbone parte da lontano, da buon giornalista con il fiuto dell’ottimo penalista, perché sa di poter avere ragione, come ha ragione; e parte dalle gabanellate e dalle vezzose e tardive scopritrici del Kilimangiaro. Credo che voglia cercare di salvare il salvabile, anche ciò che è salvabile nel mondo gattopardesco dell’informazione salernitana, ed io in questo sono perfettamente in linea con il suo pensiero. Forse Paolo non ha letto i miei articoli titolati “”Caimangate/7 – arriva la Rai”” e “”Caimangate/8 – De Luca e la comunicazione” rispettivamente del 26 e 27 novembre scorso, farebbe bene a leggerli per riconsiderare mentalmente il mio modo di fare giornalismo, al di là degli schieramenti e al di là dei pagamenti, sempre alla ricerca della verità possibile, pagando un prezzo durissimo sul piano personale in quanto non supportato da testate o da strutture prestigiose. Per decenni Vincenzo De Luca, da ottimo comunicatore qual è, non ha mai avuto bisogno del supporto della stampa locale perché questa vive da cinque lustri al suo rimorchio, scarrozzando per le vie della città, correndo da una scalinata all’altra o da un sagrato all’altro da inaugurare, salendo sul bus delle luci d’artista, sferragliando su quel triste e corto binario della presunta metropolitana, raccogliendo in silenzio i sermoni del capo, aspettando le sue imposizioni, tacendo sempre di fronte alle sue <<vezzose e sherzose scoperte>> di qualche cronista in gonnella, brindando soltanto al suo ordine e applaudendo sempre e comunque; ma sparlando ovviamente alle spalle. De Luca non lo ha mai saputo e non lo sa, ma per quel poco che ho visto io direttamente era davvero divertente assistere ai commenti salaci fatti dalla pletora dei giornalisti ed anche da qualcuno del suo stesso staff, insomma quasi una barzelletta, ma sempre alle spalle del capo, guai ad esporsi in prima persona. Questa, caro Paolo, è stata ed è la stampa locale di cui comunque De Luca si è servito senza se e senza ma; non c’è stato mai un confronto, una discussione serena e pacifica, i giornalisti sono stati sempre definiti pubblicamente “sfessati” e “venduti per una pizza e una birra”; tanto Lui aveva ed ha la sua Lira Tv. Ma nessuno della stampa locale ha mai reagito anche quando un paio di anni fa dopo l’ennesimo brutale attacco fu costretto ad intervenire sull’argomento addirittura “Il fatto quotidiano”; io stesso in quella occasione scrissi per protesta al presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Campania ma nessuno si degnò di rispondermi. Da sempre, caro Paolo, ho cercato di contribuire al risanamento della specie (i giornalisti, s’intende !!) ma sono stato quasi ostracizzato; non fa niente e continuerò a farlo, semmai con il tuo aiuto. Adesso qualcosa probabilmente è cambiato e i giornali, nell’attesa di un nuovo carro su cui montare, incominciano a raccontare i fatti così come si sviluppano (senza mai approfondirli, per carità !!) sotto gli occhi di tutti e già questa innocua presa di coscienza dà fortemente fastidio; non è possibile, non vorrei crederci, purtroppo è così. Ma in quale Città viviamo, forse ha davvero ragione Nicola Landolfi quando dice che Salerno è “gattopardesca”; ma se Salerno è così, cari Nicola e Paolo, una delle colpe principali non potrebbe ricadere sullo stesso De Luca che l’ha governata in lungo e in largo per un ventennio ? Ora è caccia all’uomo col casco, ha scritto Il Mattino; spero ardentemente che quel casco venga subito rimosso per scoprire il vero volto non solo del vigliacco autore del gesto infame ma anche di tutta la Città, stampa compresa.
Ottimo articolo