SALERNO – “Sono numerosi gli architetti iscritti al nostro ordine provinciale che lavorano oltre confine – scrive nel suo Editoriale del numero 3-2013 di Progetto, il Presidente dell’Ordine degli Architetti Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della provincia di Salerno Maria Gabriella Alfano -… Lavorare all’estero è una scelta obbligata dalla mancanza di lavoro in patria o è la voglia di sperimentare esperienze lavorative in realtà diverse, per arricchirsi e nutrirsi con nuovi stimoli?”. Per rispondere a questa domanda Progetto inaugura una nuova rubrica che si apre con l’intervista di Anna Onesti a Giuseppe Panzella che da Salerno è partito per lavorare prima in Romania, poi in Cina nella mitica città di Shenzhen nata da pochi decenni di fronte a Hong Kong, infine a Oslo in Norvegia, e che dice: “E’ necessario il confronto, l’Italia si guarda allo specchio senza evolversi e a Salerno i progetti restano inattuati e non c’è contatto con le archistar”.
Ancora in questo numero, è di Emanuela D’Auria il focus sul cantiere modello: a Salerno città, uffici, negozi e parcheggi sull’area ex Sita di via Irno, otto piani di attenzione all’ambiente, una ciminiera per ricordare le vecchie officine e la scoperta di una strada sannitica, il tutto in dirittura d’arrivo per riqualificare uno “scarto di spazio”.
Alcune pagine, firmate da Enrico Sicignano e Giovanni Menna, sono dedicate al “preside gentiluomo” Benedetto Gravagnuolo. L’architetto studioso, storico e critico, ha avuto un notevole peso scientifico e culturale nella vita accademica, ma non ha mai rinunciato ad “esserci”. Attenzione sulla sua vita iperattiva e sulle iniziative culturali che sono state a un tempo l’origine e il prodotto della volontà di affermare, oltre la dimensione disciplinare specifica della pura storiografia, le ragioni, la forza e la necessità di una cultura del progetto moderno.
E ancora, di Ilaria Concilio è l’intervista a Gloria Lee sulla mission di SLO, il mitico studio di Los Angeles: fare il massimo con il minimo, meno consumo di materiali senza perdere l’effetto design.
Altre rubriche e articoli, ma anche il riferimento al piccolo capolavoro cui fu dedicata una copertina lo scorso anno, la ex fabbrica Landys&Gyr, nella zona industriale: “Apprendiamo – scrive ancora Maria Gabriella Alfano nel suo Editoriale – che -nel silenzio e nell’indifferenza generale- è in corso la demolizione dell’ex Landys&Gyr di Salerno, fabbrica nata per la produzione di elementi per i controlli elettrici e rimasta in attività fino ai primi anni novanta. Ne abbiamo parlato nel secondo numero del duemiladodici di “Progetto”, dedicandole la copertina. L’edificio fu progettato, nella metà degli anni sessanta, da Luigi Cosenza, uno dei maestri dell’architettura moderna. Era uno splendido esempio di architettura industriale, realizzato secondo i moderni principi della bio-edilizia. Grande attenzione fu dedicata all’inserimento nel sito dell’edificio. L’orientamento assicurava la migliore illuminazione naturale, temperava l’effetto dei raggi solari e garantiva un’idonea ventilazione. L’articolazione dello spazio-inoltre- favoriva un ciclo produttivo rispettoso della dimensione umana, come era già accaduto per la fabbrica Olivetti di Pozzuoli, progettata dallo stesso Cosenza dieci anni prima.
Landis &Gyr rappresenta un importante tassello nella storia dell’architettura del nostro territorio. Eppure –forse perché la sua costruzione è troppo “recente”- non abbiamo sentito alcuna voce levarsi contro la sua demolizione”.