Nove sciiti libanesi, sequestrati in Siria l’anno scorso da un gruppo di ribelli, sono stati liberati e hanno raggiunto sabato scorso le loro famiglie che li hanno accolti nella periferia sud diBeirut. Il gesto dei ribelli mirava a minacciare il partito di Dio, Hezbollah, di cui si ipotizza che i nove libanesi erano membri, che sostiene e appoggia materialmente le truppe di Bashar Al Assad nella violenta repressione in atto da più di due anni. La liberazione è avvenuta in virtù di uno scambio grazie al quale sono stati rilasciati due piloti turchi rapiti nella capitale libanese, quale atto intimidatorio nei confronti della Turchia di Erdogan che sostiene la ribellione contro il regime siriano.
I nove ostaggi erano stati rapiti nella zona di Aleppo, nel nord del Paese, mentre erano di ritorno da un pellegrinaggio in Iran nel maggio 2012. Le famiglie dei nove cittadini libanesi hanno smentito l’appartenenza al partito sciita libanese, di cui erano stati accusati dai ribelli siriani.
Anche i due piloti della Turkish Airlines sono rientrati nel loro paese, dove sono stati accolti dal presidente Erdogan in persona. I due erano stati rapiti il 9 agosto scorso da una banda armata che ha architettato il sequestro per poter negoziare la liberazione dei nove libanesi sciiti prelevati in Siria. Arrivati all’aeroporto di Istanbul, i piloti turchi hanno raccontato che durante i due mesi di prigionia sono stati spostati ben otto volte.
Secondo fonti non ufficiali, l’accordo di scambio prevede anche la liberazione di circa 200 siriani detenuti dal regime di Assad, ma le modalità e la tempistica non sono note.