di Maria Luisa Perrone
Persona sei tu, persona sono io,
non credere che solo accanto a te sia Dio.
Se su questa terra mi sento abbandonato,
io so che Lui non mi ha dimenticato.
Tu mi giudichi come un essere diverso,
come qualcuno che nella vita ha già perso.
Di essere così, nessuno mi ha costretto,
cerca almeno di portarmi rispetto.
Sono diverso perché non guardo sotto una gonna?
Perché la mia compagnia non è quella di una donna?
Ma io ho trovato tanto calore,
in un uomo che mi riempie d’amore.
Vorrei che la gente si accorgesse della verità,
che noi, ormai, siamo una realtà.
Io non mi sento di commettere errori,
ma non sono stato accettato neanche dai miei genitori
e se anche una madre ti rifiuta e non apprezza la tua sincerità,
come si può pretendere che ti accetti la società?
Spero che qualcosa stia cambiando,
è questo che vorrei soltanto.
Passeggiare con la mano al mio amore,
senza il pensiero di provocare orrore.
Di vivere felici come chi si definisce “normale”,
di far capire che non facciamo niente di male.
Quando uscirò col mio amore in tutta libertà,
ecco, che questo paese avrà trovato la sua civiltà.
Questo è un articolo di giornale? Massimo rispetto per il mondo omosessuale, soprattutto per quello che accetta la diversità e la vive senza problemi, ma la tendenziosità, lo stile partigiano, la scontatezza stucchevole di questa pseudo rima, mette in risalto come il giornalismo, o il sedicente tale, sia caduto in basso.
Saluti.
Ciro
Semplicistico e banale