Nella riunione dello scorso 2 Ottobre, la Banca Centrale Europea ha deciso di mantenere invariato i tassi allo 0,5%, come ampiamente previsto dagli analisti di mercato e gli investitori finanziari, in un contesto di stabilizzazione dell’economia dell’Euro-zona, ed in linea con le precedenti riunioni di Maggio e Luglio. Più precisamente il tasso di rifinanziamento rimarrà allo 0,50% (quello più comunemente conosciuto come tasso di sconto e solitamente preso a riferimento), il tasso marginale sulle operazioni di rifinanziamento all’1% e quello sui depositi a 0%.
Obiettivo dell’Eurotower è quello di mantenere ancora per il prossimo futuro una politica monetaria accomodante, con tassi di interesse bassi e immissione di liquidità nel sistema, che consenta alle economie del vecchio continente di mantenere la timida ripresa economica in corso.
Nulla di nuovo rispetto a quanto annunciato nella precedente riunione, con i tassi che rimarranno stabili fin quando la situazione lo richiederà.
Sembra che al momento a Francoforte non si abbia intenzione alcuna di seguire le orme del Governatore Bernanke e della Federal Reserve, la banca centrale americana, che si sta interrogando in questi ultimi mesi sulla possibilità di avviare o meno un’azione di tapering, ovvero una politica di rialzo dei tassi di interesse, e la fine del periodo di espansione monetaria che va avanti da circa cinque anni.
Per l’Unione Europea e la Banca Centrale Europea i problemi principali che vanno affontati in questi ultimi mesi, oltre alla crisi dei debiti sovrani e al deficit di bilancio di alcuni paesi membri, sono la crescita economica e l’occupazione, in particolare quella giovanile, e sembra alquanto prematuro pensare di porre un freno alla politica monetaria espansiva: la ripresa che si sta avendo in questo periodo all’interno dell’Eurozona rimane ancora piuttosto debole, disomogenea e fragile da poter giustificare una qualsiasi azione di tapering.
Sul fronte lavoro il nostro paese, ad esempio, ha raggiunto un nuovo record negativo di disoccupazione giovanile che è arrivata a superare il 40%, attestandosi al 40,1%, il livello più alto dal 1977 ad oggi, con punte di oltre il 60% nelle regioni meridionali. Una vera emergenza alle quale l’Europa dovrà sicuramente dare una risposta e trovare delle soluzioni in accordo con i paesi membri per arginare l’emorragia di posti di lavoro che si vive attualmente. Una situazione che ci accomuna a Spagna, Grecia e Portogallo.