Maria Chiara Rizzo
Il premier turco Erdogan annuncia riforme per la “democratizzazione” del Paese, mentre l’opposizione lo accusa di voler “reislamizzare” la Turchia, stato laico fino ad oggi grazie all’opera di Mustafa Kemal Ataturk .
Le riforme annunciate già da tempo sono state rese ufficiali. Così, cade per prima cosa il divieto alle donne di indossare l’hijab- il velo- negli uffici pubblici e agli impiegati di portare la barba.
La repubblica turca è stata fondata negli anni ’20 da Mustafa Kemal Ataturk che ne aveva fatto uno stato laico, conferendo al Paese un’immagine occidentale. E’ per questo che l’opposizione non vede di buon occhio le riforme che nasconderebbero il mero tentativo di reislamizzare la Turchia.
Insomma, studentesse, professioniste e impiegate varie potranno tranquillamente indossare il velo, mentre le donne dei corpi di polizie e le donne magistrato saranno le uniche a non poterlo portare a causa della loro uniforme.
Un passo avanti, anche se molto timido, è stato fatto nei confronti dei curdi. Alla minoranza che rappresenta il 20% della popolazione locale è stata concessa la possibilità di studiare la lingua curda nelle scuole private. Altri provvedimenti dovranno essere adottati: verrà abrogato il divieto di utilizzare nei documenti pubblici le lettere Q, W e X, non contemplate dall’alfabeto turco, e saranno ripristinati i nomi curdi di località del Kurdistan tradotti in turco. Anche in campo politico ci prevedonono delle novità: le diverse formazioni politiche potranno fare campagne in curdo ed ottenere finanziamenti pubblici. Inoltre, la soglia di sbarramento per entrare in parlamento potrebbe essere abbassata.
La comunità curda non è soddisfatta e chiede maggiori libertà amministrative, la liberazione di molti attivisti e giornalisti arrestati e la possibilità di studiare in curdo nelle scuole pubbliche.